Più che un principe destinato a vivere tra castelli e residenze reali, il destino di Harry pare averlo condannato a passare il suo tempo tra avvocati, incartamenti e aule di tribunali. Mentre lui, probabilmente, vorrebbe solo giocare a polo. L’ultimo fronte aperto dopo quelli ingaggiati contro i tabloid britannici, è sicuramente il più delicato perchè in gioco c’è il suo permesso per restare negli Stati Uniti. Il visto non è un documento scontato per Harry, nonostante il suo lignaggio ed i suoi soldi.
Il suo passato ha giocato a suo sfavore e l’aver candidamente ammesso di aver fatto uso di droghe, scrivendolo anche a chiare lettere nel suo libro biografico Il Minore, ha generato non pochi problemi all’iter di richiesta per il visto, indipendentemente dal fatto di avere una moglie americana e due bambini con la doppia cittadinanza, perché in possesso anche del passaporto inglese. Da tempo un Think Tank, dall’orientamento politico conservatore, ha preso di mira il duca del Sussex e l’iter per la sua naturalizzazione americana proprio appellandosi alla rigidità del sistema nei confronti di chi abbia fatto uso di sostanze stupefacenti.
Quando la questione venne sollevata un anno fa, il presidente democratico Joe Biden venne accusato di aver favorito la secretazione dei documenti e delle procedure negando al Think Tank, The Heritage Foundation, l’accesso alle carte. Ora il vento sembra essere cambiato e a dare la sferzata più significativa potrebbe esserci la mai celata antipatia di Donald Trump per i Sussex.
Oggi è lui il comandante in capo e forte di questo, la fondazione vuole vederci chiaro e capire come Harry abbia potuto fare ingresso negli Stati Uniti quando successivamente aveva confessato apertamente l’uso di marijuana, funghi allucinogeni e cocaina. La questione posta è: o Harry ha mentito compilando i moduli per l’ingresso nel 2020 e negando l’uso di droghe, oppure ha ricevuto un trattamento di favore da parte dell’amministrazione Biden che gli avrebbe concesso l’ingresso, giudicato “illegittimo”, nel paese.
Il prossimo passo in questa disputa per andare a vedere le carte e svelare quanto accaduto è una udienza fissata per il 5 febbraio alla corte federale di Washington. Lì sono chiamati a rispondere sia il Dipartimento per la Sicurezza (Department for Homeland Security) che gli avvocati del Think Tank. Lo scorso settembre il giudice negò la pubblicazione degli atti legati ad Harry ritenendolo un atto non necessario e confermando che “dovevano restare privati”.
Ma la posta in gioco è alta e la Heritage Foundation non si è arresa. Harry corre un grave rischio perché chi viene sorpreso a mentire viene immediatemente “deportato”. Trump, che su questo aspetto ha sempre avuto la mano piuttosto pesante, non ha mai parlato in termini di clemenza nei confronti della coppia fuggita dall’Inghilterra e dalla casa reale nel 2020. Meghan, nelle precedenti elezioni aveva anche sostenuto la campagna dei democratici e di Joe Biden, esponendo il principe ad un rischio peggiore e contravvenendo alle regole (non scritte) della famiglia reale che si è sempre mantenuta super partes sulle questioni politiche.
Trump non lo ha mai dimenticato, ma sopratutto non ha mai perdonato ad Harry il “tradimento nei confronti della regina Elisabetta II” verso la quale ha sempre avuto aperta e dichiarata ammirazione. Proprio lo scorso anno, parlando insieme al leader di Reform UK, Nigel Farage, a GB News, Donald Trump spiegò che il reale “non godrà di privilegi speciali se verrà dimostrato che ha mentito sull’uso di droghe”. Forse il Portogallo e la nuova casa comprata dai Sussex sulle sue coste soleggiate è sempre più vicino.