Stato di emergenza per Santorini, dal 27 gennaio oltre 1000 scosse con magnitudo maggiore di 2

Il ministero della Protezione civile greco ha dichiarato lo stato di emergenza per l’isola greca di Santorini (colpita da un lungo sciame sismico), per “affrontare le esigenze di emergenza e gestire le conseguenze” della continua attività sismica che sta interessando la popolare isola del Mar Egeo e altre vicine isole dell’arcipelago delle Cicladi, come Amorgos, Anafi e Ios. Lo stato di emergenza, come riporta Kathimerini, rimarrà in vigore fino al 1° marzo. Le continue scosse stanno aumentando il rischio delle cadute di massi, per questo gli abitanti sono stati esortati a tenersi lontano dalle località a rischio frane. Mercoledì era si è registrata la scossa più forte, di magnitudo 5,2, con epicentro situato a 16 chilometri a sud-ovest di Amorgos.
Sono oltre 1.000 terremoti con magnitudo maggiore di 2 a partire dal 27 gennaio, di cui 3 superiori a 5, rilevati. Gli aggiornamenti sono stati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e indicano che l’evoluzione dello sciame sismico attuale è incerta, potrebbe esaurirsi così come vedere terremoti più forti. Alle ore 14 del 5 febbraio, “sono stati registrati 1.028 terremoti con magnitudo maggiore di 2, di questi 90 hanno magnitudo compresa tra 4.0 e 4.9 e 3 pari o superiore a 5.0; la profondità massima è 35 km e la minima di 2 km: la maggior parte dei terremoti ha una profondità che si attesta sui 10 km”, si legge nel comunicato dell’Ingv che aggiunge che la scossa maggiore è avvenuta il 4 febbraio quando si è registrato un picco di magnitudo 5.2.
L’area interessata è una delle più attive sismicamente della regione, le attuali scosse avvengono lungo la zona di faglia Santorini-Amorgos, nota per la sua capacità di generare terremoti di magnitudo elevata. Il terremoto più distruttivo registrato nella zona si è verificato il 9 luglio 1956 con magnitudo 7.1, seguito da un forte seconda scossa, aftershock, di Mw 6.9. L’attività sismica in corso si colloca a circa 30 km del vulcano Santorini, protagonista da varie eruzioni storiche, tra cui quella che nel 1610 a.C. circa sconvolse il Mediterraneo. “L’evoluzione dello sciame sismico attuale è comunque incerta: l’aumento progressivo della magnitudo e il numero elevato di eventi sismici suggeriscono infatti la possibilità di un coinvolgimento di fluidi nella crosta, piuttosto che una tipica sequenza mainshock-aftershock (scossa principale-scosse successive)”, spiega l’Ingv. “In passato – prosegue il comunicato – sono stati osservati nella regione sciami simili, alcuni dei quali si sono esauriti senza innescare eventi di maggiore magnitudo, mentre altri hanno preceduto terremoti più forti”.