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Nuova istruttoria Antitrust su Poltronesofà: “Continue campagne su sconti ‘a termine’ rispetto a prezzi pieni mai davvero applicati”

L'autorità ipotizza una pratica commerciale scorretta. L'azienda era già stata sanzionata nel 2014 e 2021 per messaggi ingannevoli
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Ennesima istruttoria dell’Antitrust su Poltronesofà per pratica commerciale scorretta, dopo quelle culminate nel 2014 e nel 2021 in due multe all’azienda per messaggi ingannevoli ai consumatori. Secondo l’authority la società non indicherebbe in modo corretto i prezzi e gli sconti pubblicizzati durante le campagne promozionali diffuse attraverso TV, radio, social media e internet.

In particolare Poltronesofà nell’ambito delle sue continue campagne enfatizzerebbe l’esistenza e la convenienza di prezzi ribassati e di percentuali di sconto – tra l’altro “a termine” (ad esempio con lo slogan “termina domenica“) – calcolati rispetto a ben più elevati prezzi pieni che non verrebbero mai o quasi mai applicati. “La società – si legge nella nota dell’Antitrust – non indicherebbe correttamente i prezzi e gli sconti pubblicizzati. Questo per indurre il consumatore “ad acquistare i divani in promozione e ad assumere una decisione commerciale che altrimenti non avrebbe preso”. I funzionari dell’Autorità hanno svolto un’ispezione presso la sede di Poltronesofà S.p.A. con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

“Si faccia definitivamente chiarezza”, chiede Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Ci siamo stufati! Non è la prima volta che Poltronesofà finisce nel mirino dell’Antitrust. Anche la nostra associazione l’ha già denunciata in passato, ad esempio in occasione dello scorso Festival di Sanremo, ma nulla è cambiato. Occorre una pronuncia definitiva sulle modalità di fare campagne promozionali. In passato se l’è sempre cavata perché i divani i cui sconti terminavano in una determinata domenica, erano poi diversi da quelli che venivano promossi e scontati in una domenica successiva. Ora speriamo si arrivi a una conclusione, per dei messaggi che, se non sono aggressivi o ingannevoli, sono perlomeno forzati”.

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