Donald Trump ha annunciato dazi del 25% sulle importazioni statunitensi di acciaio e alluminio. Nel 2024 le importazioni dei due metalli hanno raggiunto un valore di 50 miliardi di dollari. Gli Usa comprano alluminio soprattutto dal Canada (9,5 miliardi di dollari), dagli Emirati Arabi (1,1 miliardi) e dal Messico (690 milioni) mentre l’acciaio proviene prevalentemente da Canada (11 miliardi), Messico (6,5 miliardi), Brasile e Cina (5 miliardi). I produttori europei rappresentano, nel complesso, circa il 15% delle importazioni negli Stati Uniti. Canada e

Lo scopo dei dazi è quello di rafforzare la produzione nazionale, tuttavia questo ha ricadute sui prezzi e sul costo di tutti i prodotti per la cui costruzione si impiegano acciaio ed alluminio. Gli Stati Uniti fanno molto affidamento sulle importazioni per soddisfare una larga parte della domanda di settori come l’edilizia, la produzione di automobili, il confezionamento di bevande e l’ equipaggiamento militare. A differenze delle tariffe specifiche per Canada, Messico e Cina, quelle sui metalli si applicano, pare, a tutti i paesi. Ma non è chiaro come le tariffe su acciaio e alluminio si relazioneranno alle misure commerciali già in atto. Ad esempio, non si sa se le nuove tariffe sui metalli verrebbero aggiunte ad altre imposte, ad esempio, la nuova tariffa generale del 10% su tutti i beni cinesi e una vecchia tariffa del 25% in atto sull’acciaio cinese.

La tariffa del 10% sulle importazioni cinesi, in aggiunta alle tariffe precedenti, è entrata in vigore la scorsa settimana. Pechino ha per ora risposto in modo relativamente blando, colpendo importazioni dagli Usa per un valore di 14 miliardi, mentre i dazi statunitensi interessano prodotti cinesi per 525 miliardi di dollari di beni cinesi.

Già nel 2018, durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, Trump aveva imposto tariffe del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% su quelle di alluminio. Il suo obiettivo era quello di riavviare la produzione statunitense rendendo il materiale straniero più costoso per gli acquirenti americani. Tuttavia, diversi importanti fornitori, tra cui Canada, Messico e Unione Europea, sono stati alla fine esentati. L’Ue aveva all’epoca risposto prendendo di mira marchi simbolo del made in usa come le moto Harley Davidson, il whisky del Tennessee e i jeans Levi’s.

Oggi il governo tedesco ha messo in guardia Washington dall’aumento dei dazi che danneggerebbe “tutte le parti”. “Ci opponiamo a barriere ingiustificate al commercio libero ed equo. Restiamo pienamente impegnati a garantire parità di condizioni. Metteremo in atto sempre le misure necessarie per proteggere i nostri interessi economici”, ha detto il portavoce della Commissione Ue Olof Gill. “La Ue è preparata per ogni eventualità per difendere gli interessi degli europei e il mercato unico. Un mercato unico sul quale, naturalmente, vogliamo avanzare”, sottolinea il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares.

“Non ho preoccupazioni” sull’ex Ilva di Taranto, dice invece il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso che risponde a chi chiedeva se non temesse che i dazi potessero rendere più difficile la cessione dello stabilimento pugliese. Il 14 febbraio scadranno i termini della gara per l’aggiudicazione dell’impianto ex Ilva. Sono tre le società a concorrere per il gruppo: Jindal Steel International dall’India, Baku Steel dall’Azerbajian e Bedrock dagli Stati Uniti.

Dal 2018 l’export italiano di acciaio verso gli Stati Uniti ha subito un drastico calo, passando dalle 596.828 tonnellate del 2018 alle sole 194.364 tonnellate nel 2024, segnala però il presidente di Federacciai Antonio Gozzi. Alla luce di questi dati, non “comprendiamo se i recenti proclami di Trump rappresentino un rinnovo di una normativa già esistente o se siano il preludio a nuove misure restrittive”, afferma Gozzi. Le imprese siderurgiche tedesche chiedono all’Europa di agire “in modo unito, con un obiettivo e rapidamente”. “Continuiamo a chiedere all’Ue di proseguire i colloqui con gli Stati Uniti per un accordo di settore. Un simile accordo globale sull’acciaio e l’alluminio potrebbe rafforzare noi europei a vari livelli”, chiedono le acciaierie della Germania.

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