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Soldato italiano internato in un lager dopo l’8 settembre, il ministero dell’Economia dovrà risarcire 300mila euro alla famiglia

Il Tar ha ordinato di dare esecuzione a una sentenza civile del 2019. Il versamento spetta all'Italia in base all'accordo di Bonn del 1961
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Il ministero dell’Economia è stato condannato dopo ottant’anni a risarcire oltre trecentomila euro ai familiari di un soldato italiano della Seconda guerra mondiale, internato in un lager dopo la resa dell’8 settembre. La notizia è riportata dal Gazzettino. Il militare era stato catturato dall’esercito tedesco il 9 settembre del 1943, poche ore dopo la fuga del re Vittorio Emanuele III e del maresciallo Pietro Badoglio. I suoi eredi avevano aperto un contenzioso davanti al Tribunale civile, concluso nel 2019 con una sentenza che condannava la Repubblica federale di Germania a versare loro 139.369,62 euro più spese legali e interessi. A erogare il risarcimento però doveva essere l’Italia, in base all’accordo di Bonn del 1961 che sollevava il governo tedesco da ogni richieste future di danni in cambio del versamento di ottanta milioni di marchi.

A questo scopo, nel 2022, il governo Draghi aveva istituito in capo al ministero dell’Economia un apposito fondo “per il ristoro dei danni subiti dalle vittime dei crimini di guerra e contro l’umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona, compiuti nel territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich tra l’1 settembre 1939 e l’8 maggio 1945”. Nel 2023 i familiari del soldato hanno presentato l’istanza di accesso al fondo, ricevendo l’ok un anno dopo: viste le lungaggini, però, si sono rivoti al Tar, che ha ordinato al ministero di dare esecuzione alla sentenza civile, versando un totale di 307.028,04 euro.

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