La parabola è arrivata all’apice: dalla difesa dei diritti dei contadini fino alla guida della Cisl, il secondo sindacato italiano che tanto piace a Giorgia Meloni. Daniela Fumarola è la nuova segretaria generale, erede – in continuità – di Luigi Sbarra. Cinquantanove anni, tarantina, Fumarola ha costruito tutta la carriera in Puglia prima di decollare verso Roma. La sua esperienza come sindacalista è iniziata nel 1987 nella sezione tarantina della Fisba, il sindacato dei braccianti agricoli. La prima svolta nel 2009 quando viene eletta segretaria generale della Cisl di Taranto e sette anni dopo arriva alla guida del regionale. Adesso sarà la numero uno nazionale grazie al voto favorevole di 188 delegati su 191.

L’investitura è arrivata direttamente da Sbarra, un mese fa, e il sindacato ha seguito il volere dell’ormai ex leader. Fumarola ha subito dato indicazioni precise su diversi temi: il Jobs Act “non è la madre di tutti i mali”, il limite del 2035 alla fine delle auto alimentate a benzina e diesel è “rigido e ideologico”, il governo Meloni ha finora dato “un’importante attenzione al dialogo”. Del resto la presidente del Consiglio era martedì all’assemblea che l’ha poi eletta a dispensare elogi al sindacato cattolico e ad attaccare, insieme a Sbarra, la Cgil.

Per incarnare la volontà di dialogo con il potere che la Cisl ha manifestato negli ultimi due anni, tra l’altro, Daniela Fumarola sembra essere il volto ideale. Ci sono diverse intercettazioni dell’inchiesta Ambiente Svenduto sull’inquinamento dell’Ilva dei Riva a raccontare come la nuova leader sia avvezza al ruolo. L’allora segretaria del sindacato a Taranto e ora numero uno nazionale era piuttosto in confidenza con Girolamo Archinà, la “longa manus” dei Riva a Taranto, colui che intrecciava le trame, sussurrava alla politica, ai media, alla Chiesa, a chiunque. Anche a Fumarola, che a lui si rivolse perfino per scegliere il gruppo dirigente tarantino della Fim, i metalmeccanici della Cisl.

I due civettavano spesso al telefono, senza mai travalicare i limiti della legge ma quelli delle buone relazioni sindacali. “Daniela…”, “Girolamo…”. E così Fumarola arrivò a telefonare ad Archinà per questioni squisitamente sindacali: “Volevo chiederti, sto lavorando sul gruppo dirigente della Fim. Mi fai sapere qualcosa sul nostro Rsu, quello nostro di Avetrana… è giovane”. Non ricorda il nome, ma continua: “Devo fornire indicazioni sulla segreteria nazionale su chi puntare”. Fumarola ha due persone in ballottaggio: “Si chiama Biagio Prisciano, l’altro invece è uno che elabora… Fammi sapere chi è tra i due quello migliore”. Archinà si mette al lavoro e la richiama qualche ora dopo: “Prisciano, indiscutibilmente”. Prisciano farà poi effettivamente carriera nel sindacato ed è oggi segretario generale della Fim-Cisl Taranto-Brindisi.

Sono anni di grande tribolazione per l’uomo dei Riva, impegnato a fare da scudo alla produzione e ai profitti milionari, a discapito dell’ambiente. Indica i sindacalisti agli stessi sindacati e indica ai sindacati anche la postura da tenere nel corso delle elezioni per le rappresentanze dentro l’Ilva: “Devi dargli una mossa a questi”, dice a Fumarola raccontando dell’attivismo di Uilm e Fiom. Un vero e proprio dettare la linea. Che sembra funzionare più d’una volta. Perché, in quei giorni, è previsto anche un tavolo di monitoraggio in Prefettura. Archinà vorrebbe rimandarlo. Fumarola non tergiversa: “Noi potremmo chiederlo, sì. Siamo stati invitati all’università. Ora sento gli altri due”, dice la neo leader della Cisl.

Il manager sottolinea che Ilva non può chiederlo. E Fumarola lo tranquillizza: “No, ma noi sì…”. L’uomo dei Riva insiste ancora. “Ti faccio sapere, sento gli altri due”, ripete la segretaria riferendosi a Uil e Cgil. Detto, fatto. Fumarola si attiva e qualche minuto dopo gli scrive: “Sto per inviare la richiesta unitaria di rinvio”. Il manager dell’Ilva sembra avere nella neo-segretaria nazionale della Cisl quasi una confidente. Un giorno è molto agitato perché l’Arpa Puglia è pronta a chiedere una drastica riduzione della produzione all’acciaieria tarantina a causa delle analisi condotte sull’aria: “O vengono fatti fuori o sarà la fine”, si sfoga dopo un incontro con il direttore Giorgio Assennato. Fumarola sembra sorpresa: “Come mai hanno cambiato atteggiamento?”. E quando il manager dell’Ilva rimarca che l’Arpa ha mandato la relazione anche alla procura, la segretaria si interroga: “Che esigenza c’era?”.

In un’altra occasione fu invece Fumarola a sfogarsi con Archinà riguardo ad Assennato: “Mamma mia questo! Una persecuzione sta diventando, speriamo che se ne va subito! Ti posso dire che la mia federazione del pubblico impiego gli ha dichiarato guerra”. Poi aggiunse: “Mi ha detto il segretario che ovunque lui andrà lo perseguiteranno a non finire, perché pure quella scivolata che ha preso ieri sulla nostra federazione è stata fuori luogo”. E ancora, in un’altra occasione, arrivò a definire il direttore di Arpa un “rimbambito” e un “cretino patentato”.

La nuova leader della Cisl sembrava essere spesso d’accordo con le posizioni dei padroni dell’acciaieria. In una mail intercettata dalla Guardia di Finanza nel corso dell’inchiesta, un dirigente del siderurgico scrisse a Fabio ed Emilio Riva, che il “segretario provinciale della Cisl Daniela Fumarola si sta facendo promotrice di un convegno dal quale emergerà che l’Ilva è molto impegnata a favore dell’ambiente e quindi non è assolutamente responsabile del degrado ambientale dell’area industriale”.

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