Le peggiori previsioni sulla produzione industriale, che in Italia continua ininterrottamente a scendere, si stanno avverando. Previsioni fatte lo scorso dicembre, non dalle opposizioni, ma dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Quei “segnali in picchiata” sono oggi stati certificati. Ma nel partito guidato dalla presidente Meloni, sia Giovanni Donzelli sia Manlio Messina non ci si scompongono. Entrambi citano i dati occupazionali da contrapporre ai 23 mesi consecutivi di crollo della produzione industriali. Entrambi citano fattori esterni per giustificare la preoccupante situazione della manifattura italiana. “L’Italia e il governo stanno riuscendo a contenere le difficoltà internazionali, e grazie al governo, che ha una politica industriale, non stiamo avendo i danni che hanno le altre nazioni” è la tesi di Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia. Messina, invece confida nell’effetto positivo degli “investimenti” e dunque “vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi”. “Trovo singolare che ogni volta che c’è un dato positivo è merito della Meloni, quando c’è qualcosa che non va è colpa delle opposizioni, non si può governare in questo modo. Sono totalmente inadeguati e questo è un modo cialtronesco nel procedere nel governo del Paese” afferma Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra, secondo cui invece “di raccontare il paese come Alice nel paese delle Meraviglie” il governo dovrebbe “effettuare una seria tassazione degli extraprofitti delle aziende energetiche”. Anche Alessandro Cattaneo preferisce soffermarsi sui dati positivi. “Il dato record della Borsa da quando si è insediato questo vuol dire che non si assegna all’Italia il problema strutturale”, problema “che deriva da altre valutazioni, detto questo invertire la rotta è doveroso”. Pesa sull’industria italiana il costo dell’energia. “Paghiamo trent’anni di scelte scellerate” afferma l’esponente azzurro, a cui però facciamo notare quanti sono stati gli anni, degli ultimi 30, Forza Italia ha fatto parte o guidato i governi italiani. “Il dato” sulla produzione industriale “nel 2025 si aggraverà perché la competitività delle nostre imprese perde terreno e perché questo governo non ha un piano industriale per il Paese” afferma Matteo Richetti. Il deputato di Azione critica ‘Transizione 5.0’ “che ad oggi è richiesta per 300 milioni su 6, 3 miliardi” e cita le proposte dell’opposizione. Il rilancio di ‘Industria 4.0’ e la misura del governo Draghi del disaccoppiamento del costo dell’energia elettrica dal gas. “Abbatterebbe della metà il costo del MegaWatt/ora, non si fa perché sono più comodi un po’ di dividendi delle grandi aziende partecipate dallo Stato, rispetto al rischio desertificazione dell’economia italiana – e conclude Richetti – è chiaro che ci sono fattori esterni sul dato dell’industria italiana, ma si deve intervenire. Quando dovessero andarsene aziende italiane io non mi accontenterei di dire ‘non è colpa mia, sono fattori esterni’ perché governare non è questa attività”.
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