Cinema

“Terrificante”, “Inquietante”, “Impossibile da concludere”: pubblico in rivolta contro la serie Netflix “Rompere il silenzio”. Ecco perché

Tre puntate ideate e dirette da Katherine Kubler che altri non è che una delle “vittime” di una scuola disciplinare per adolescenti problematici, strutture spesso utilizzate negli Stati Uniti per depositare i propri figli ribelli e difficili da gestire

di Davide Turrini
“Terrificante”, “Inquietante”, “Impossibile da concludere”: pubblico in rivolta contro la serie Netflix “Rompere il silenzio”. Ecco perché

“Terrificante”. “Inquietante”. “Impossibile da concludere”. Queste sono solo alcune delle impressioni tratte dai social riguardo la docuserie Netflix intitolata The Program: Cons, Cults and kidnapping (che in italiano è diventata Rompere il silenzio). Tre puntate ideate e dirette da Katherine Kubler che altri non è che una delle “vittime” di una scuola disciplinare per adolescenti problematici, strutture spesso utilizzate negli Stati Uniti per depositare i propri figli ribelli e difficili da gestire.

Queste “scuole” risultano però un settore per nulla regolamentato basato su un’educazione simile a un campo di concentramento come manipolazione psicologica, soprusi, torture e violenze, metodi di una gravità inaudita che non sono mai venuti troppo alla luce. Kubler ha voluto raccontare la sua esperienza di bambina ribelle deportata con la forza in piena notte nell’Ivy Ridge Academy, una scuola disciplinare situata a Ogdensburg, New York. La Ivy Ridge operò per anni prima di chiudere nel 2009.

Di quel luogo si racconta, anche attraverso i ricordi della protagonista, le punizioni orribili come la privazione del sonno, l’isolamento e l’obbligo di rimanere sdraiati a terra per ore. “Era come essere in una prigione senza sbarre. Eravamo costantemente sorvegliati, privati di ogni libertà e costretti a sottostare a regole che non avevano alcun senso. Se provavi a ribellarti, la punizione era immediata e crudele”, ha spiegato la ragazza che è quindi tornata a Ivy Ridge e, tra le altre cose, è riuscita a confrontarsi con una ex dipendente della scuola che, oltre ad ammettere la gravità delle violenze spacciate per educazione e riabilitazione, ha anche aggiunto come nei peggiori totalitarismi del lontano e appena passato, che stava semplicemente eseguendo ordini”.

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