Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato su un punto cruciale della storia del conflitto russo-ucraino: i negoziati di pace di Istanbul falliti nel 2022, che erano arrivati vicini al punto di fermare la guerra solo un mese dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
In un lunga intervista video al quotidiano britannico The Guardian, il presidente ucraino ha smentito che l’ex premier del Regno Unito Boris Johnson (che chiama “caro amico”) avrebbe fatto naufragare un possibile accordo di pace tra Ucraina e Russia nella primavera del 2022, cioè durante i negoziati convocati a marzo 2022 a Istanbul, gli unici finora mai tenuti tra direttamente tra una delegazione russa e ucraina.
“Ci sono stati diversi approcci con ultimatum e non ho mai dato la mia approvazione”, racconta Zelensky al Guardian. Johnson, aggiunge, non ha avuto nulla a che fare con la sua decisione: “Non è logico; da cosa avrebbe dovuto dissuaderci?”. L’allora primo ministro britannico fece una visita a sorpresa a Kiev il 9 aprile 2022, sei settimane dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala della Russia e poco dopo la scoperta del massacro di Bucha denunciato su tutti i media internazionali.
Dopo un rocambolesco viaggio, il 9 aprile 2022 Johnson camminò con Zelensky per le strade di Kiev e da lì affermò pubblicamente il sostegno britannico all’Ucraina, concretizzato poi con un invio di milioni di sterline di armi. Poco dopo, i negoziati di fatto si interruppero e la guerra è proseguita finora.
L’idea che Johnson abbia utilizzato la visita anche per assicurarsi che l’Ucraina non firmasse un accordo di pace con la Russia è emersa per la prima volta in un articolo apparso sulla testata Ukrainska Pravda nel maggio 2022, in cui si affermava che i negoziatori ucraini e russi avevano concordato un possibile accordo di massima dopo un incontro a Istanbul a fine marzo. Successivamente, è stata ripresa da testate internazionali come il Financial Times e Foreign Affairs e citata anche da Vladimir Putin nella sua intervista con Tucker Carlson al Cremlino nel 2024. Lo stesso Boris Johnson ne parla in un’autobiografia, smentendo di aver inteso sabotare i negoziati di pace.
“A Putin piace molto questa storia sulla Turchia”, ha detto Zelensky al Guardian, precisando poi che la vera pressione per firmare un accordo si era già dissipata quando Johnson è arrivato ad aprile: “Quando è arrivato Johnson, stavamo camminando insieme per Kiev. Li avevamo già cacciati via dalla zona. Quindi non c’è alcuna logica nell’idea che lui potesse avermi fatto pressione. Mi ha fatto pressione per cosa?”.
L’articolo di Foreign Affairs del 2024, firmato dallo storico russo Sergey Radchenko e dal politologo Samuel Charap e intitolato Il negoziato che aveva sfiorato la pace, ricostruisce nel dettaglio quel cruciale passaggio nel conflitto ucraino, le cinque settimane di negoziato di Istanbul tra il 10 marzo e il 15 aprile.
A quello stadio, accordo vero e proprio di pace non era stato finalizzato, scrivono gli autori, perché le due parti non si erano accordate sulle questioni territoriali o sui livelli di armamenti militari consentiti dopo la guerra. La posizione dell’Ucraina durante i negoziati richiedeva garanzie di sicurezza che gli Stati occidentali esitavano a fornire. Inoltre, l’Ucraina non intendeva accondiscendere alle richieste russe di di vietare per legge “il fascismo, il neonazismo, il nazionalismo aggressivo” e le delle formazioni ucraine che combatterono contro l’Armata Rossa.
Ma, allo stesso tempo, Mosca e Kiev avevano trovato un accordo su questioni territoriali importanti, sulla Crimea e parte del Donbass, sulla neutralità strategica del Paese ma anche sulla sua adesione all’Ue, che la Russia si era impegnata a sostenere. Rachenko e Charap scrivono chiaramente che la promessa di aiuti militari da parte dell’occidente ha giocato un ruolo importante nel convincere Zelensky a rifiutare le condizioni chieste dai russi, mandare all’aria i negoziati e proseguire con la guerra con l’obiettivo di ricacciare indietro l’esercito di Mosca.
Mondo
Ucraina, “Johnson non ha sabotato gli accordi con la Russia”. Zelensky torna sui negoziati di Istanbul del 2022
Ma diverse testate internazionali, da ultimo Foreign Affairs, hanno appurato che Mosca e Kiev non sono mai state così vicine alla pace come in quel momento
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato su un punto cruciale della storia del conflitto russo-ucraino: i negoziati di pace di Istanbul falliti nel 2022, che erano arrivati vicini al punto di fermare la guerra solo un mese dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
In un lunga intervista video al quotidiano britannico The Guardian, il presidente ucraino ha smentito che l’ex premier del Regno Unito Boris Johnson (che chiama “caro amico”) avrebbe fatto naufragare un possibile accordo di pace tra Ucraina e Russia nella primavera del 2022, cioè durante i negoziati convocati a marzo 2022 a Istanbul, gli unici finora mai tenuti tra direttamente tra una delegazione russa e ucraina.
“Ci sono stati diversi approcci con ultimatum e non ho mai dato la mia approvazione”, racconta Zelensky al Guardian. Johnson, aggiunge, non ha avuto nulla a che fare con la sua decisione: “Non è logico; da cosa avrebbe dovuto dissuaderci?”. L’allora primo ministro britannico fece una visita a sorpresa a Kiev il 9 aprile 2022, sei settimane dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala della Russia e poco dopo la scoperta del massacro di Bucha denunciato su tutti i media internazionali.
Dopo un rocambolesco viaggio, il 9 aprile 2022 Johnson camminò con Zelensky per le strade di Kiev e da lì affermò pubblicamente il sostegno britannico all’Ucraina, concretizzato poi con un invio di milioni di sterline di armi. Poco dopo, i negoziati di fatto si interruppero e la guerra è proseguita finora.
L’idea che Johnson abbia utilizzato la visita anche per assicurarsi che l’Ucraina non firmasse un accordo di pace con la Russia è emersa per la prima volta in un articolo apparso sulla testata Ukrainska Pravda nel maggio 2022, in cui si affermava che i negoziatori ucraini e russi avevano concordato un possibile accordo di massima dopo un incontro a Istanbul a fine marzo. Successivamente, è stata ripresa da testate internazionali come il Financial Times e Foreign Affairs e citata anche da Vladimir Putin nella sua intervista con Tucker Carlson al Cremlino nel 2024. Lo stesso Boris Johnson ne parla in un’autobiografia, smentendo di aver inteso sabotare i negoziati di pace.
“A Putin piace molto questa storia sulla Turchia”, ha detto Zelensky al Guardian, precisando poi che la vera pressione per firmare un accordo si era già dissipata quando Johnson è arrivato ad aprile: “Quando è arrivato Johnson, stavamo camminando insieme per Kiev. Li avevamo già cacciati via dalla zona. Quindi non c’è alcuna logica nell’idea che lui potesse avermi fatto pressione. Mi ha fatto pressione per cosa?”.
L’articolo di Foreign Affairs del 2024, firmato dallo storico russo Sergey Radchenko e dal politologo Samuel Charap e intitolato Il negoziato che aveva sfiorato la pace, ricostruisce nel dettaglio quel cruciale passaggio nel conflitto ucraino, le cinque settimane di negoziato di Istanbul tra il 10 marzo e il 15 aprile.
A quello stadio, accordo vero e proprio di pace non era stato finalizzato, scrivono gli autori, perché le due parti non si erano accordate sulle questioni territoriali o sui livelli di armamenti militari consentiti dopo la guerra. La posizione dell’Ucraina durante i negoziati richiedeva garanzie di sicurezza che gli Stati occidentali esitavano a fornire. Inoltre, l’Ucraina non intendeva accondiscendere alle richieste russe di di vietare per legge “il fascismo, il neonazismo, il nazionalismo aggressivo” e le delle formazioni ucraine che combatterono contro l’Armata Rossa.
Ma, allo stesso tempo, Mosca e Kiev avevano trovato un accordo su questioni territoriali importanti, sulla Crimea e parte del Donbass, sulla neutralità strategica del Paese ma anche sulla sua adesione all’Ue, che la Russia si era impegnata a sostenere. Rachenko e Charap scrivono chiaramente che la promessa di aiuti militari da parte dell’occidente ha giocato un ruolo importante nel convincere Zelensky a rifiutare le condizioni chieste dai russi, mandare all’aria i negoziati e proseguire con la guerra con l’obiettivo di ricacciare indietro l’esercito di Mosca.
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Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".