Il mondo FQ

Sanremo 2025 – Una seconda serata confusa: calano tono e qualità. Salvo l’omaggio a Lucio Dalla

Commenti

Ricordate cosa diceva quel genio di Troisi, dopo il successo del suo primo film? Ora passo direttamente al terzo, perché il secondo non è mai all’altezza dell’esordio. La cosa, evidentemente, vale anche a Sanremo, anche per uno come Carlo Conti che di queste cose ha una certa esperienza. Dopo una prima serata ben condotta, la seconda è calata vistosamente di tono e di qualità (televisiva si intende, sulla musica non ho titoli né competenze per giudicare). Per spiegare la caduta, è utile partire dai co-conduttori. Martedì Gerry Scotti e Antonella Clerici si erano integrati molto bene, tra loro, con Conti e con le esibizioni dei cantanti. Ieri sera ognuno è andato per conto suo e ha sbandato.

E’ cominciata subito male con la presentazione di Bianca Balti come “guerriera”. Si è detto e ripetuto mille volte che il cancro è una malattia e non una guerra e che i malati sono persone che non si dividono in guerrieri e imbelli. Ma niente da fare: Carlo Conti è ricascato nel terribile luogo comune. Malgioglio non si capisce proprio cosa ci facesse lì: una volta sollevati gli autori dalla responsabilità delle sue battute, le battute sono rimaste e, tra un “dazi tuoi” che voleva fare satira politica e un “me la sto facendo addosso” sussurrato all’orecchio del conduttore, ci hanno riportato a certi momenti della scuola media. Poteva salvare tutto un fuoriclasse come Nino Frassica e infatti certe sue zampate hanno smosso il clima un po’ moscio della serata. In realtà le cose migliori sono state quelle in cui ha seguito lo schema di Novella bella che ogni domenica propone da Fazio. Ma Fazio e i suoi ospiti ridanciani funzionano meglio come spalla; le assurdità, i paradossi e i nonsense se vengono commentati e sottolineati, come ha fatto continuamente Conti, perdono efficacia.

Infine, come simbolo della confusione diffusa in questa seconda serata, c’è stato il momento della promozione del nuovo film di Paolo Genovese che aspira a diventare il nuovo Perfetti sconosciuti. Sul palco tutti/e i/le protagonisti/e si impegnano in uno sketch in cui la voce fuori campo rivela ciò che gli attori vorrebbero ma non possono dire: una roba arzigogolata e stiracchiata, finché Claudio Santamaria, non so se da copione o improvvisata, pone fine alla tortura proponendo di cantare tutti insieme Somebody to love. E lo fanno pure bene, a conferma di quello che sostengo da tempo, che a Sanremo è meglio che tutti cantino invece che perdersi in chiacchiere.

A proposito, se vogliamo trovare qualcosa di buono anche ieri sera, possiamo parlare dell’omaggio a Lucio Dalla. Ma è chiaro: se ci metti un bravo cantante, una regia originale che sfrutta le suggestioni del bianco e nero e soprattutto la musica e le parole di Felicità, allora, come diceva quel tale: ti piace vincere facile…

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione