I ‘pianti’ di Antonio Conte sono lezioni di management per il Napoli

Antonio Conte non è un “piagnone”, come spesso si sente dire da tifosi e addetti ai lavori poco avvezzi alla cultura d’impresa. Questa narrativa superficiale sminuisce il suo vero valore: quello di essere un manager eccellente. La sua carriera, lo dico sin dai tempi in cui era allenatore dell’Inter, dimostra come abbia sviluppato una abilità manageriale fondamentale per il successo: la capacità di gestire gli imprevisti. La sua ossessione per il dettaglio (che significa capacità di immaginare ogni scenario possibile) e la sua abilità nel problem solving lo distinguono da chi si limita a reagire agli eventi. La gestione degli imprevisti, lungi dall’essere una scusa, è per lui una leva per migliorare le prestazioni della sua squadra, massimizzare l’efficienza delle risorse a disposizione e aumentare il valore della azienda per cui lavora.
Tuttavia, la mancata applicazione di questi principi da parte della dirigenza azzurra (Manna), in occasione del mercato invernale, ha evidenziato gravi carenze nella capacità di pianificazione e adattamento del club. Il “percorso”, il mantra di Conte da quando è arrivato a Napoli, è appena iniziato.
In qualsiasi organizzazione, sia essa un’azienda o una squadra di calcio, la pianificazione è cruciale. Tuttavia, la realtà operativa è sempre soggetta a eventi inattesi che possono compromettere gli obiettivi. La vera abilità di un manager non sta solo nella capacità di pianificare, ma nella flessibilità di adattarsi agli imprevisti senza usarli come alibi per giustificare il mancato raggiungimento degli obiettivi. Sembra esagerato ma un ottimo manager tende a ridurre al minimo gli errori cercando di essere in anticipo sull’imprevisto.
Ma tutti gli imprevisti sono davvero imprevedibili? Oppure alcuni di essi possono (e devono) essere previsti e gestiti con maggiore consapevolezza? La letteratura manageriale individua tre categorie di imprevisti evitabili:
1. Imprevisti già verificatisi e dimenticati
Un manager esperto non rimuove gli errori del passato, ma li utilizza come lezione per il futuro. Nel mondo del calcio, ci sono situazioni ricorrenti che devono essere gestite con memoria storica. Ad esempio, Conte sicuramente ricorda le operazioni di mercato fallimentari della sessione invernale del Napoli degli ultimi anni (Datolo, Gabbiadini, Tuanzebè, Regini, ecc) quando era in lotta per lo scudetto.
Quando ha compreso che anche Giovanni Manna, pur giovane e promettente (“anche lui deve fare un percorso”, le sue testuali parole nell’ultima conferenza stampa), poteva trovarsi in difficoltà nella gestione delle trattative, probabilmente – ed è un esercizio di immaginazione dettato dalla mia deformazione professionale – gli avrà chiesto: “Giovanni ci ricordiamo degli errori del passato commessi qui a Napoli? Siamo pronti a gestire diversamente situazioni simili se si ripresenteranno?”.
2. Imprevisti Ripetitivi e/o Ciclici
Un imprevisto che si ripete con una certa sistematicità non è un vero imprevisto. Un buon manager impara a riconoscerli e a integrarli nella propria pianificazione.
Pensiamo agli infortuni dei calciatori. Si può considerare un “imprevisto” il fatto che David Neres abbia saltato in media 11 partite a stagione negli ultimi cinque anni? Oppure che Leonardo Spinazzola, negli ultimi 4 anni, sia stato assente per circa 22 partite a stagione, anche a causa del grave infortunio del 2021? Sicuramente Conte, continuando nell’esercizio di immaginazione, avrà chiesto a Manna: “Caro Giovanni, abbiamo preso in considerazione la storicità degli infortuni di questi calciatori? Abbiamo previsto delle alternative nel nostro piano stagionale?”.
3. Imprevisti dettati da cambiamenti di priorità
Non sempre un cambiamento di strategia è dovuto al fato. Spesso, le priorità cambiano per fattori oggettivi (“è successo qualcosa”) e non per semplici variazioni di opinione (fatti soggettivi).
Un esempio pratico è la cessione di Khvicha Kvaratskhelia. Se la trattativa con il PSG diventa inevitabile a causa delle regole FIFA sull’articolo 17, questo non è un evento gestito male perché il giocatore “ha cambiato idea rispetto alle promesse fatte a Luglio a Conte”, ma perché il club non ha previsto alternative adeguate in anticipo. Conte, probabilmente, sempre simulando, avrà chiesto a Manna: “Hai considerato il rischio che Kvaratskhelia possa fare leva su una clausola per liberarsi? Hai già un piano C nel caso in cui Garnacho o Adeyemi rifiutassero di venire?”.
Vi starete chiedendo: ma allora, quando ci troviamo davvero di fronte a un vero imprevisto? Nel management aziendale e sportivo, gli unici eventi che non possono essere previsti o mitigati sono quelli cosiddetti catastrofici: eventi esterni e incontrollabili che stravolgono completamente la strategia. Ad esempio, l’assenza di calciatori determinanti a causa del Covid nella stagione 2020-2021 rappresenta un evento realmente imprevedibile e non mitigabile.
Tutto il resto rientra nella capacità di gestione e adattamento. E, al riguardo, il management del Napoli, ha dimostrato una grave inefficienza, ignorando i ripetuti allarmi lanciati da Antonio Conte, che aveva segnalato criticità evidenti senza trovare ascolto.