La scommessa è che l'avvio di una trattativa di pace apra anche degli spiragli per una ripresa, almeno parziale, dei flussi di gas russo verso l'Europa
L’avvio di un interlocuzione tra Stati Uniti e Russia su possibili intese per far cessare la guerra in Ucraina, ha avuto immediate ripercussioni sul prezzo del gas che, ad inizio settimana, aveva toccato i valori più alti da due anni, avvicinandosi ai 60 euro al megawattora. Nelle ultime 48 ore, la quotazione sul mercato europeo di Amsterdam, è scesa a 53 euro, una flessione di oltre il 10%.
La scommessa è che l’avvio di una trattativa di pace apra anche degli spiragli per una ripresa, almeno parziale, dei flussi di gas russo verso l’Europa. In questi oltre due anni le forniture da Mosca sono state sensibilmente ridotte da molti paesi europei e rimpiazzate principalmente dal, molto più costoso, gas liquefatto che arriva via nave da Stati Uniti, Qatar e dalla stessa Russia. Mosca, per contro, è riuscita a reindirizzare parte della sua produzione verso altri paesi, a cominciare dalla Cina.
La Russia è il primo paese al mondo per dimensioni di riserve di gas (47mila miliardi di metri cubi) davanti ad Iran e Qatar. Ed è il secondo produttore, dopo gli Stati Uniti, con (624 miliardi di metri cubi nel 2023). Tra i paesi europei più legati al gas russo ci sono anche la Germania e l’Italia che hanno drasticamente ridotto gli acquisti dopo l’invasione dell’Ucraina, seppur non azzerandoli completamente.