Dopo l’esposto contro il procuratore di Roma Lo Voi, è il turno dell’Unità e del Foglio: il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza ha diffuso una nota in cui annuncia “azioni legali in sede civile” contro le due testate giornalistiche perché avrebbero rivelato con troppi particolari un presunto viaggio del direttore dell’Aise Giovani Caravelli a Tripoli per un incontro segreto coi vertici del governo libico al fine di rassicurarli sugli 86 mandati d’arresto emessi dalla Corte penale internazionale.
Ospite de L’aria che tira (La7), il direttore dell’Unità Piero Sansonetti, che ieri in prima pagina ha titolato “L’informatore di Almasri è il capo degli 007”, spiega la vicenda e attacca Caravelli: “Abbiamo ripreso una notizia del Foglio e abbiamo raccontato che il 28 gennaio, mentre Giorgia Meloni appariva in tv per annunciare indignata “l’avviso di garanzia”, in Libia il capo dei servizi segreti, suppongo mandato dal governo, trattava coi capi di Almastri. Ma è una cosa decente questa? Sono stato denunciato, benissimo. Io voglio andare a processo, però non fare il vigliacchetto intentandomi una causa civile, in modo che io non possa portare le carte”.
E aggiunge con toni veementi: “Come mai hai querelato penalmente Lo Voi? Querela penalmente anche me, andiamo a processo e vediamo le carte. Qual era l’interesse nazionale? L’interesse nazionale era che si continuassero a tenere nei lager libici gli immigrati? Questo era l’interesse che abbiamo difeso? – rincara – La ragione di Stato è dire ai torturatori libici di continuare a stuprare i bambini? E allora andiamo a processo, ma che sia un processo penale. Non ti nascondere dietro a una causa civile, perché se lo fai sei un vigliacco. Se invece andiamo a processo penale, sono felice”.
Il giornalista spiega che con una causa civile non ci saranno interrogatori, né potranno essere sentiti i ministri o testimoni, aggiungendo: “In un processo penale invece loro sarebbero obbligati a mostrare le prove, a dirci cosa c’è in quelle carte, a spiegarci qual è questo interesse nazionale che il governo ha difeso liberando Almasri”.
Nonostante i colleghi Laura Tecce e Roberto Arditti dissentano, il direttore dell’Unità ribadisce: “Ogni volta sento parlare di questa ragione di Stato, ma qui c’è una sola ragione: siamo in presenza di un regime che non tortura i criminali, ma i migranti”.
“Non possiamo redimere il mondo”, commenta Arditti.
Ma Sansonetti non ci sta: “La ragione di Stato di un paese come l’Italia, nato dalla caduta del fascismo e guidato da De Gasperi, da Moro, da Togliatti, non può essere una trattativa con dei criminali. Siamo ridotti all’infamia“.
Il conduttore David Parenzo menziona poi alcune dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio e Autorità delegata ai Servizi, Alfredo Mantovano, che ieri sulla causa civile annunciata dal Dis nei confronti del Foglio e dell’Unità ha affermato: “È un’anomalia che la libertà di informazione possa trasformarsi in calunnia in libertà. Se si accusa un uomo dell’Intelligence, come il prefetto Caravelli, di fare spionaggio in favore della Libia su attività della Corte penale internazionale, lo si accusa di un reato, perché la legge124 proibisce di svolgere attività di intelligence non solo nei confronti dei giornalisti – ha proseguito – ma anche nei confronti delle autorità giudiziarie, non soltanto italiane. Questo spiega perché proprio in virtù delle asimmetrie, quindi dei limiti di esposizione pubblica che ha l’Intelligence, l’unica difesa è quella di rivolgersi al giudice e di verificare se vi è stato un illecito che è fonte di danno”.
“Il reato di calunnia è perseguibile solo penalmente e non civilmente – commenta Sansonetti – E allora mi querelino penalmente. Anzi, mi quereli Mantovano al posto dei servizi segreti. Che poi nei paesi normali manco si sa chi è il capo dei servizi segreti. E questi sarebbero servizi segreti? Con Paragon che hanno fatto? Ma lo sanno fare il controspionaggio o no?”.