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Il fratello di Tortu indagato per lo spionaggio su Jacobs a caccia delle prove di doping

L'ex superpoliziotto Carmine Gallo ha messo a verbale che gli avrebbe chiesto di avere informazioni su analisi del sangue, telefonate e chat con lo staff
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Giacomo Tortu, fratello di Filippo, velocista e oro olimpico a Tokyo 2020 nella 4×100, è indagato in un filone dell’inchiesta milanese, coordinata dal pm della Dda Francesco De Tommasi, sulle presunte cyber-spie di Equalize per concorso in presunte intercettazioni abusive. La vicenda è quella sul presunto spionaggio ai danni di Marcell Jacobs, che in Giappone vinse due ori. A svelare le richieste che l’uomo avrebbe fatto è stato Il Fatto Quotidiano due giorni fa, spiegando che l’ex superpoliziotto Carmine Gallo ha messo a verbale che Giacomo Tortu gli avrebbe chiesto di avere informazioni sugli esiti di analisi del sangue e su contenuti di telefonate e chat tra Jacobs e il suo staff.

La vicenda si svolge tra il 2020 e il 2021 e, a supporto delle parole di Gallo, c’è una nota del Ros di Roma che ha analizzato i dispositivi elettronici del superhacker vicentino Gabriele Pegoraro. In una di queste cartelle, datata 2021, vengono riportati numeri di telefono e chat di Jacobs e di tutto il suo entourage. L’anno è cruciale: nel 2021 che il velocista nato a El Paso si fece conoscere dal mondo demolendo record italiani ed europei e vincendo l’oro olimpico a Tokyo. È in questo periodo che negli uffici di Equalize in via Pattari, a Milano, si presenta Giacomo Tortu. Le sue straordinarie performance solleverebbero sospetti.

Per questo il fratello di Tortu – stando agli atti – avrebbe chiesto di poter accedere ai certificati del sangue di Jacobs (mai nella sua carriera sfiorato da indagini per doping). Secondo il fratello di Tortu i certificati sarebbero positivi e per questo occultati. I presunti spioni procedono. Dopo il pagamento però la chiavetta che Tortu riceve in mano risulterà vuota. A gestirla non sarebbe stato Pegoraro. Se fosse stato lui probabilmente sarebbe stata piena. Una deduzione che deriva dall’analisi del Ros di un’altra chiavetta Usb nella disponibilità di Pegoraro. Quando verrà aperta, come si legge a pagina 32 della nota Ros depositata al tribunale del Riesame di Milano, i carabinieri si rendono conto che il lavoro alla fine Pegoraro lo porta a termine.

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