San Valentino al cinema: le novità dal ‘Seme del fico sacro’ a ‘Follemente’ di Paolo Genovese

Bello che nel giorno di San Valentino arrivino due ottime notizie su una coppia di artisti del nostro cinema. Paola Cortellesi, dopo la felice escalation di successi in casa, in Europa e nel mondo vedrà il suo C’è ancora domani distribuito anche in Usa dal 7 marzo e in Cina dall’8. Mentre suo marito Riccardo Milani, con il suo Un mondo a parte ha appena aperto la distribuzione in Germania, totalizzando per ora 24 paesi e 4 continenti toccati dal suo film abruzzese.
Iniziamo invece questa escursione romantica (e non solo) con We Live In Time di John Crowley, 5° al box office settimanale italiano con la love story tra un fresco divorziato e una talentuosa chef. Il trovarsi, avere una bimba e affrontare insieme una malattia difficile sanno di vita quotidiana con uno stile piacevole e dinamico grazie anche al montaggio che esalta le emozioni dei protagonisti in una treccia temporale che fa pensare al recente Here di Zemeckis. Florence Pugh e Andrew Garfield in stato di grazia. Due attori che nonostante le nomination e tante prove molto convincenti vengono a volte sottovalutati.
Anche su questo set della A24 rapiscono il cuore. La scrittura semina magia su testo e immagini con una levità realistica che evita facili piagnistei. Film un pizzico patinato ma con garbo e commossa intelligenza. Perfetto per San Valentino.
“Alla faccia dell’opera prima” verrebbe da dire alla visione de L’uomo d’argilla, in sala dal 13 febbraio. E la regia di Anaïs Tellenne mantiene più promesse di quelle che farebbe anche grazie ai protagonisti Raphaël Thiéry e Emmanuelle Devos. Siamo in Gallia, dove un giardiniere con la passione per la cornamusa divide il suo tempo tra madre anziana, vita bucolica e una postina sessualmente esuberante. L’arrivo di una scultrice nella grande magione che custodisce da anni lo porterà a diventare musa ispiratrice di lei proprio per il suo corpo massiccio.
Thiéry è un attore profondissimo perché sgretola ogni volta quella sua fisicità da golem con pizzicate interpretative da pianista. Già presente nei tre corti della regista, questa volta con il suo personaggio ci fa sognare la rivalsa di un uomo semplice lasciandoci accarezzare dai suoi sogni e quotidianità, mentre la Devos impersona un’anima borghese e volatile che si poserà sulla nuova, inaspettata roccia della sua ispirazione. Da vedere per chi ama l’arte e le relazioni molto originali.
È in sala anche September 5. Se il Munich di Spielberg esplorava dal punto di vista degli atleti quel tragico sequestro avvenuto a Monaco nel 1972 durante le Olimpiadi, lo sguardo del regista svizzero Tim Fehlbaum fa luce sulle dinamiche interne del team televisivo americano ABC Sports, che dalla diretta sui Giochi si ritrovò a seguire e raccontare quell’atto terroristico rivoluzionando l’informazione. Corda tesa dall’inizio alla fine e una mirabile sintesi appagante nel suo modo di raccontare. In più si pone come anello di congiunzione tra quel cinema su tivù, redazioni e politica alla Quinto Potere, Dentro la notizia e The Post (ma l’elenco è lungo) e quei film che osservano le stesse vicende realmente accadute ma da punti di vista differenti, a partire da Lettere da Iwo Jima e Flags of our fathers di Eastwood.
Per un’anteprima ci spostiamo in una storia iraniana, dove per la sua arte e la dissidenza con il regime del suo paese il regista Mohammad Rasoulof ha già scontato 7 mesi di carcere, 40 giorni d’isolamento ed è stato nello stesso carcere di Cecilia Sala. È un film politico Il seme del Fico Sacro, con una poetica lucida e tragica sull’Iran di oggi attraverso la lente della vita familiare di un neo-giudice istruttore del Tribunale della Guardia Rivoluzionaria. Se da una parte c’è un uomo costretto suo malgrado alle condanne sommarie contro i dissenzienti, dall’altra ci sono gli occhi e le menti libere delle figlie adolescenti che scoprono attraverso i social le bugie raccontate dai tg sulle violenze che insanguinano le strade di Teheran. Il regista utilizza uno stile molto secco che gradualmente evolve in thriller e con un pizzico finale di surrealismo tra lavaggio del cervello e del senso di colpa, dimostrandoci che a volte per capire la realtà si deve anche planare su di essa.
Candidato all’Oscar come Miglior Film internazionale e vincitore del Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes, il suo è un film molto importante che si riallaccia anche al filone tra media e politica di September 5. Sarà in sala dal 20 febbraio.
Stesso giorno d’uscita per Follemente, regia numero 14 per Paolo Genovese. Prodotto da Rai Cinema con lo zampino di Disney+, questa commedia a 5 attrici e 5 attori vede un uomo e una donna al primo appuntamento in casa di lei, per cena, tra indugi, aspettative, tentativi di piacere e di capire, di ascolto, conoscenza ed attrazione reciproci. Sempre con tante voci in testa. Quelle delle nostre caratteristiche emozioni. S’incrociano in questo laboratorio riuscitissimo di comicità gustosa lo schema mentale di Inside Out con 3 balzi in avanti. Uno oceanico dall’America all’Italia, il secondo dall’animazione al cast di attori, il terzo per l’età dei protagonisti dall’infanzia all’età adulta, con tutte le complessità del caso. In più le rispettive menti di Pilar Fogliati e Edoardo Leo sono messe in scena come fossero soggiorni della serie tv Friends, perché i 4 sentimenti “amici” pontificano da un divano su ogni scelta e parola da usare.
Se il successo sarà quello giusto, qualcosina ci suggerisce futuri remake americani. Vulcanici di tormentoni l’Eros di Claudio Santamaria teatrale come un Melcuzio, l’Alfa di Claudia Pandolfi cinica e ansiogena, il Professore compassato e saggio di Marco Giallini e la Trilli senza peli sulla lingua di Emanuela Fanelli. Perfetto per tutte le coppie… e non.
Concludiamo con Noi e loro, in arrivo il 27 febbraio. Benjamin Voisin lo avevamo già apprezzato in Illusioni Perdute, ora fa il figlio sportivo e scapestrato adescato da gruppi neofasciti. Il padre è un potentissimo Vincent Lindon – qui Coppa Volpi a Venezia 81 – mentre il fratello giudizioso è Stefan Crepon, visto nel recente Making Off. Diretto da Muriel e Delphine Coulin rappresenta con realismo la discesa nel baratro di una famiglia toccata dal seme della violenza e la lotta amorevole e instancabile di un genitore vedovo diviso tra figli e duro lavoro. #PEACE