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Zelensky: “Il piano Usa non c’è”. JD Vance: “Se Putin non tratta in buona fede, soldati a Kiev”. E Macron apre a Trump

Il vicepresidente Usa, parlando al Wall Street Journal, usa toni molto più aspri rispetto al capo del Pentagono. Media ucraini: "Accordo Usa-Ucraina sulle terre rare"

Riuniti a Monaco per discutere di Ucraina, possibilmente per individuare una direttrice e determinare il cessate il fuoco dopo tre anni di conflitto, innescato dall’invasione russa su vasta scala avviata il 24 febbraio del 2022. Nei giorni in cui Usa e Russia avviano il dialogo per la fine della guerra, alla Conferenza sulla sicurezza Zelensky chiarisce che l’Ucraina parlerà con la Russia solo quando Washington, Kiev e gli alleati europei avranno raggiunto una posizione comune. E che il piano di Trump al momento non c’è. “Non vedo che ci sia un piano pronto negli Stati Uniti. Sono pronto a parlare realisticamente in qualsiasi momento. Siamo pronti a parlare di tutto, dal contingente alle garanzie di sicurezza. Siamo pronti a qualsiasi costruzione per fermare Putin“, ha detto Zelensky. A rassicurare l’Europa sul suo coinvolgimento nei negoziati è il vicepresidente americano JD Vance, dal quale arrivano anche dichiarazioni determinate a difendere l’indipendenza di Kiev. Se Mosca non negozia in buona fede, ha spiegato al Wall Street Journal, resta “sul tavolo” per gli Stati Uniti l’opzione di inviare truppe in Ucraina. Nell’intervista, Vance ha anche dichiarato che gli Usa colpiranno Mosca con sanzioni e potenzialmente con azioni militari se Putin non accetterà un accordo di pace che garantisca l’indipendenza a lungo termine di Kiev. Un’indipendenza che deve essere “sovrana”. “Per fare leva sulla Russia, ci sono mezzi di pressione economica, ma ci sono ovviamente mezzi di pressione militare”, ha aggiunto, assicurando che “tutto sarà sul tavolo”. Dichiarazioni sulle quali Mosca si aspetta delucidazioni, controbatte il portavoce del Cremlino Peskov, perché “si tratta di nuovi elementi della posizione. Non abbiamo mai sentito tali formulazioni prima, non sono state espresse. Pertanto, ovviamente, durante i contatti di cui abbiamo parlato, ci aspettiamo di ricevere ulteriori chiarimenti“.

Dall’Europa invece, Macron apre all’iniziativa negoziale di Trump, che dovrebbe sollecitare l’Europa a investire nella difesa e nel rilancio economico e tecnologico. Perché il Vecchio Continente, dice, “non ha scelta. Non ha più spazio da percorrere”. Alla Conferenza però, ha dichiarato la portavoce della diplomazia russa, Maria Zakharova, smentendo notizie uscite in precedenza, non saranno presenti rappresentanti russi, perché non sono stati invitati. Intanto dai media ucraini arriva una notizia che, se confermata ufficialmente, giocherà un ruolo cruciale nella trattativa: il governo di Kiev ha finalizzato una bozza di accordo per garantire agli Stati Uniti l’accesso alle proprie riserve di terre rare e l’ha trasmessa ai funzionari statunitensi. Ora si aspetta la risposta degli Usa. L’accordo è stato discusso mercoledì dai presidenti Volodymyr Zelensky e Donald Trump e, secondo quanto anticipato dal New York Post nei giorni scorsi, l’Ucraina ha accettato di fornire agli Stati Uniti terre rare per un valore di 500 miliardi di dollari come pagamento per l’assistenza militare di Washington.

Hegseth: “Improbabile l’invio di soldati Usa a Kiev” – Anche il titolare del Pentagono Hegseth è in Europa, ma non a Monaco: si trova a Varsavia, per incontrare il capo di stato polacco uscente Duda e visitare i militari americani presenti in Polonia nella base di Powidz. Nella conferenza stampa congiunta con il ministro di difesa polacco Kamysz ha sottolineato che Varsavia è l’alleato strategico di modello degli Stati Uniti in Europa, e che ormai spende quasi il 5% del proprio budget per le spese militari. Secondo il segretario della Difesa Usa il ritorno in Ucraina ai confini di prima dello scoppio della guerra in questo paese è “poco realistico”, come ha ammesso lo stesso Zelensky. Il negoziato su questo tema, ha detto, si svolgerà comunque in presenza di un rappresentante di Ucraina e di Europa. Hegseth, commentando quanto detto da JD Vance, ha ripetuto che secondo lui è poco probabile che nel futuro i militari americani saranno inviati in Ucraina. È probabile invece che saranno presto inviate in Ucraina le società di joint-venture, americane e polacche, è stato precisato da Kamysz. “Per negoziare con Putin non è necessario avere la fiducia in lui” ha detto ancora Hegseth, rispondendo ad una domanda.

L’apertura di Macron e i timori dell’Europa – Il tema del cessate il fuoco tra Stati Uniti ed Europa ha avuto una brusca accelerata dalla vittoria del presidente americano: da lì il dialogo si è articolato con contatti diretti tra Putin e Trump, e il timore dell’Europa di essere emarginata nei negoziati di pace. A interrompere il lungo silenzio seguito alle telefonate con le quali il presidente Usa ha dato di fatto inizio alle trattative di pace, seppur a distanza, tra Russia e Ucraina è intervenuta ’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Kaja Kallas: “Qualsiasi soluzione rapida sull’Ucraina è un affare sporco che abbiamo già visto in passato”, ha detto. Il presidente americano ha parlato prima con Putin, poi con Zelensky. A Bruxelles, invece, non è squillato alcun telefono: l’Europa, almeno per il momento, viene lasciata a guardare. Troppo “debole e inutile” è la motivazione sprezzante data dal falco putiniano Dmitrij Medvedev. La situazione preoccupa l’Europa per molti motivi, dall’investimento sulla Difesa deciso dalla Commissione, fino alle promesse fatte a Kiev. E ora il presidente francese Macron chiede all’Europa di assumersi una maggiore responsabilità per la propria sicurezza, e il ritorno di Trump dovrebbe spingere Bruxelles in questo senso. In un’intervista al Financial Times, spiega che Zelensky dovrebbe negoziare per il suo paese e mette in guardia: una “pace che è una resa” sarebbe una “cattiva notizia per tutti”, inclusi gli Stati Uniti. “La vera domanda, a questo punto, è se il presidente Putin vuole in modo genuino e credibile accordarsi a un cessate il fuoco su questa base. Dopo questo, sta all’Ucraina negoziare con la Russia“, ha messo in evidenza Macron. Per il presidente francese il ritorno di Trump alla Casa Bianca equivale a un “elettroshock” che spinge l’Ue a investire nella propria difesa e nel rilancio economico e tecnologico. Ciò significa abbandonare un quadro fiscale e monetario, concordato per la prima volta dall’Ue nel 1992, che ha definito “obsoleto”. “Questo è il momento per l’Europa di accelerare e attuare”, ha detto, avvertendo del rischio di fallimento per l’Ue. Mentre molti leader europei hanno reagito furiosamente ai colloqui di Trump con Putin sulla fine della guerra in Ucraina, Macron è dunque apparso più ottimista. Ha detto di non essere “sorpreso” dalla mossa del Presidente americano, che – ha affermato – ha creato “una finestra di opportunità” per una soluzione negoziata, in cui “ognuno deve svolgere il proprio ruolo”. Il ruolo degli Stati Uniti è quello di “riavviare il dialogo” e prendere l’iniziativa. Spetterà “solo” a Zelensky discutere “le questioni territoriali e di sovranità“. E “spetta alla comunità internazionale, con un ruolo specifico per gli europei, discutere le garanzie di sicurezza e, più in generale, il quadro di sicurezza per l’intera regione. È qui che abbiamo un ruolo da svolgere“.

Niente incontro tra JD Vance e Scholz – Ne parla Politico, che definisce la decisione “sorprendente” visto che si tratta del Paese che ospita la Conferenza. Un funzionario tedesco, parlando con la testata americana, ha però sottolineato che Vance e Scholz si sono già incontrati lunedì a Parigi durante il vertice sull’intelligenza artificiale. “Considerando quanto gli eventi geopolitici siano cambiati in modo significativo da allora – in particolare con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha completamente messo da parte l’Europa per discutere un piano di pace per l’Ucraina e i suoi termini con il suo omologo russo Vladimir Putin – e considerando che Scholz è il leader del Paese ospitante, la mancanza di un incontro con Vance è sorprendente”, sottolinea tuttavia Politico.

Zelensky e le intenzioni di Mosca di attaccare la Nato – Il presidente ucraino, parlando ai giornalisti a Monaco, ha affermato che, senza garanzie di sicurezza, Vladimir Putin potrebbe attaccare la Nato l’anno prossimo. I russi “possono andare avanti in Ucraina, oppure andranno in Polonia o nei Paesi Baltici, e credo che questa sia la sua idea. E credo che tutto quello che ho dall’intelligence… è che stia preparando la guerra contro i Paesi della Nato l’anno prossimo”, ha detto secondo quanto riporta il Guardian. “Questo è quello che penso, non lo so, non ho il 100%” delle informazioni, ha ammesso. “Ma Dio ci benedica, fermeremo questo pazzo”.

La posizione di Londra e Madrid – Il premier britannico Keir Starmer ribadisce invece che l’Ucraina è in un “percorso irreversibile” verso la Nato, “come concordato dagli alleati al vertice di Washington dello scorso anno”. Esattamente l’opposto rispetto alla posizione sostenuta da Trump, che concorda con Mosca rispetto allo sbarramento di Kiev nell’Alleanza Atlantica. E ribadisce il “sostegno concreto” all’Ucraina“per tutto il tempo necessario”. Anche la Spagna sollecita il coinvolgimento dell’Unione europea nel processo di pace e il lavoro di Madrid, dice il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, “va nella direzione di impedire che il mondo funzioni a colpi di minacce, in primo luogo garantendo che europei e spagnoli si sentano protetti”. In merito alle iniziative di Trump, Albares ritiene che “una pace express, una pace raffazzonata, fatta alle spalle dell’Ucraina e dell’Unione Europea, non garantisce una pace giusta. E, peggio ancora, non garantisce una pace duratura. Pertanto, in questo caso la possibilità che la guerra ritorni in un futuro prossimo rimarrebbe viva”. Dunque l’Ue non può permettersi che dall’epilogo della guerra “ingiusta” in Ucraina la conclusione “per tutti” sia che “le guerre di aggressione pagano” e che con una guerra di aggressione “si può avere successo”. “In quel caso, il mondo sarebbe più instabile, e nessuno si potrebbe sentire al sicuro dalla possibilità che un suo vicino più potente un domani non voglia reclamare una parte del proprio territorio”, ha aggiunto il ministro.