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Acerra, bimba di 9 mesi uccisa dal pitbull di famiglia. Le due versioni del padre: ai sanitari ha detto che era stato un randagio

Le due versioni del 25enne che poi ha spiegato agli agenti cosa era accaduto. Intanto monta la polemica sulla pericolosità dei pit bull
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Subito dopo essere arrivato in ospedale ha raccontato, in stato di choc, ai sanitari che sua figlia, di soli 9 mesi, era stata aggredita da un cane randagio. Un tentativo, probabilmente, per difendere il pitbull di famiglia che poco prima aveva azzannato alla testa e al volto la piccola Giulia nel letto di casa. Un racconto reso ai sanitari della clinica Villa dei Fiori di Acerra, in provincia di Napoli, dove il 25enne ha portato sua figlia dopo essersi accorto della tragedia avvenuta in casa. La versione però cambia, poco dopo, davanti agli agenti della polizia del locale commissariato, ai quali ha spiegato di essersi addormentato intorno alle 22.30 in attesa del rientro della moglie (di 23 anni), impegnata nella pizzeria dove lavora: poco prima aveva adagiato Giulia sul lettone.

Al risveglio, intorno a mezzanotte, ha trovato la piccola in una pozza di sangue. Inutile la corsa al vicino ospedale: la bimba era ormai incosciente e i sanitari hanno subito capito la gravità delle ferite al volto ed alla testa. Giulia, in arresto cardiocircolatorio, è morta nel pronto soccorso della clinica poco dopo il suo arrivo. “Quel cane era pericoloso“, continuano a ripete i vicini di casa raccontando che il pit bull la scorsa estate aveva aggredito e ucciso un altro cane che passeggiava nel rione in compagnia di una dog sitter.

Mentre sono in corso le indagini della polizia (sulla vicenda la Procura di Nola ha aperto un fascicolo e disposto l’esame autoptico), monta la polemica sui pit bull: Giulia non è l’unica vittima di aggressioni da parte di cani della razza ritenuta pericolosa. Lo scorso anno ad aprile, a Campolongo (Salerno), un altro bambino, di soli 13 mesi, perse la vita sbranato nel cortile dai due pitbull appartenenti alla vicina di casa di una zia. A Palazzolo Vercellese (Vercelli), a maggio, un bambino di cinque mesi è stato aggredito ed ucciso dal pitbull di famiglia, mentre si trovava in braccio alla nonna.

“È ora di vietare il commercio di questi animali, inadatti strutturalmente alla convivenza con l’uomo e con i bambini”, ha commentato Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia viva, annunciando una battaglia in Parlamento “per raggiungere questo obiettivo”. “Basta morti innocenti ed evitabili”, ha aggiunto. Sulla stessa linea l’ex ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, di Popolo e Libertà: “È soltanto l’ennesimo episodio di morte di persone aggredite dai cani”, ha dichiarato, sottolineando di avere da poco “illustrato al ministro dell’Ambiente i dati ufficiali che vedono ogni anno in Italia circa 10 persone, la metà bambini, perdere la vita perché sbranati dai cani, e migliaia finire in ospedale perché azzannati”, ha dichiarato. Sulla vicenda è intervenuto anche il deputato di Alleanza Verdi di Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, il quale ha sottolineato che “servirebbe un patentino rilasciato dalle autorità veterinarie con l’obbligo di controlli periodici comportamentali per chi detiene questi cani”.

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