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Cassintegrati Alitalia appesi alla Corte Costituzionale e ai tempi del Garante della Privacy

A 18 mesi dalla denuncia sul passaggio dei dati sensibili dei dipendenti da Sai a Ita, l'istruttoria è ancora in corso ma le cause vanno avanti
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Tra gli osservatori più attenti e meno disinteressati della partita per la ricostituzione del plenum della Consulta che si è chiusa giovedì 13 febbraio dopo uno stallo di oltre un anno, ci sono anche i 2000 dipendenti della ex Alitalia Sai che nel 2021 non sono stati assorbiti in Ita e saranno in cassa integrazione fino a ottobre 2025, per poi venire licenziati.
L’interesse è dovuto al fatto che a fine marzo è atteso il pronunciamento della Corte sulla questione di legittimità del decreto interpretativo con il quale il governo, nell’autunno 2023, aveva blindato l’esclusione dei dipendenti di Alitalia Sai in amministrazione straordinaria dal passaggio della compagnia in Ita che, va ricordato, era di proprietà dello Stato.
Quasi 1500 lavoratori esclusi dal perimetro della compravendita non erano d’accordo: il loro posto di lavoro andava conservato, sostengono, poiché ritengono che ci sia stata un passaggio di mano non di un solo ramo d’azienda, ma dell’intera compagnia, in un contesto quindi di continuità aziendale. Di conseguenza fin dal 2021 hanno promosso dei giudizi per farsi renitegrare in diversi tribunali della Penisola.
Nel corso di uno di questi, quasi un anno fa, è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale del provvedimento governativo che nei desiderata dell’esecutivo Meloni avrebbe dovuto sbarrare la strada alle cause, sgravando Ita in vista delle nozze con Lufthansa.
Il fatto però che tra i quattro nuovi giudici della Consulta ci sia anche Massimo Luciani, che è ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all’Università La Sapienza di Roma ed è sostenuto dal Pd, ma è anche uno dei legali di Ita Airways nei procedimenti contro i lavoratori, ha smorzato gli entusiasmi di chi, pur non mettendo in discussione la correttezza del giurista, dà per scontato che il professore sia d’accordo con la linea del suo cliente, come rilevava tra gli altri una ex dipendente di Alitalia in una lettera aperta pubblicata dal Fatto Quotidiano nei giorni scorsi. In tutto questo sarebbe a maggior ragione utile ai lavoratori in causa una pronuncia del Garante della Privacy rispetto alla denuncia inoltrata a luglio 2023 dalla Cub Trasporti sulla cessione dei dati sensibili dei lavoratori di Alitalia a Ita. “Che il passaggio dei dati sensibili dei lavoratori nel 2021 sia avvenuto è certo, visto che è dichiarato nel contratto di cessione delle attività dalla ex-Compagnia di Bandiera a Ita. Non mi sembra che serva chissà quale altra prova per verificare che si sia compiuto tale passaggio di informazioni tra le due società, nonostante ciò sia in aperto contrasto con la dichiarata discontinuità tra Alitalia e Ita”, spiega il segretario della Cub Trasporti, Antonio Amoroso, ricordando come ci siano voluti oltre 6 mesi al Garante della Privacy per riscontrare l’avvio di un’istruttoria che è ancora in corso e, a distanza di quasi 18 mesi dalla denuncia, non è dato di saperne molto, se non che nella fase attuale le due imprese hanno ricevuto le osservazioni del Garante e hanno tempo fino a fine mese per rispondere. Difficile quindi che con queste tempistiche l’istruttoria si chiuda prima del pronunciamento della Consulta.

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