Altro che Make America great again: così Trump rende gli Usa una nazione piccola e meschina

Donald Trump è stato eletto Presidente degli Stati Uniti con lo slogan di “fare nuovamente grande l’America”, ma le sue prime mosse vanno nella direzione di rendere gli Stati Uniti una nazione piccola e meschina, e confermano che i cittadini che lo hanno votato hanno commesso un errore gravissimo che peserà su di loro e sul mondo per i prossimi quattro anni, con effetti che si ripercuoteranno a grande distanza.
La grandezza degli Usa negli ultimi 70 anni non è stata dovuta soltanto alla sua forza militare esuberante, ma anche alla sua capacità di attrazione nei confronti della maggioranza degli altri paesi. Anche quando criticavamo aspramente le avventure belliche degli Usa, sapevamo che mediamente il resto del mondo era peggiore: come diceva Enrico Berlinguer, ci sentivamo più sicuri di qua che di là.
Donald Trump sta rompendo le alleanze storiche degli Usa col Canada e con l’Europa, e minaccia la politica estera di una dittatura novecentesca nei confronti della Palestina, di Panama o della Groenlandia. Una tra le caratteristiche delle dittature è infatti il peso assegnato ai “diritti dello stato” che possono prevaricare quelli dei cittadini, un concetto espresso in modo esplicito da Benito Mussolini che voleva “qualche migliaio di morti” per sedere al tavolo delle trattative di pace, dal quale sperava acquisizioni territoriali per l’Italia.
Allo stesso modo Hitler era disposto a pagare lo “spazio vitale” per la Germania con la morte di milioni di soldati tedeschi (per non parlare dei soldati e delle popolazioni nemiche), e Putin non esita a sacrificare decine di migliaia di russi (e di ucraini) per acquisire l’Ucraina. Nelle democrazie i diritti sono dei cittadini: lo stato ha diritti soltanto nella misura in cui questi servono a proteggere i cittadini. La Russia di Putin è a tutti gli effetti una dittatura, incapace di cambiare il suo leader al quale tributa nelle elezioni un consenso che non si vedrebbe in nessuna democrazia, complice il fatto che gli oppositori muoiono tutti di morte violenta prima di qualunque votazione.
Gli Usa da una parte, e l’Europa col Canada dall’altra sono stati finora democrazie, sebbene culturalmente differenti: i governanti si alternano e ottengono maggioranze in genere risicate, che testimoniano della libertà di scelta degli elettori. Gli Usa però hanno sempre covato una frattura culturale, tra tendenze retrive e tendenze progressiste; ad esempio sono uno dei pochissimi paesi avanzati a non prevedere il diritto dei cittadini ad una sanità pubblica estesa a tutti. Con Trump la parte retriva è salita al potere e si sta verificando il tradimento della storia precedente. Per Trump è più facile trovare un accordo col dittatore Putin che con le democrazie occidentali.
Oggi l’Europa è sola e deve trovare una nuova strada: non c’è più un di qua e un di là, ci sono due di là e un di qua da costruire, e non possiamo dimenticare che sono Europa anche le repubbliche baltiche, la Norvegia, la Finlandia e la Polonia che confinano direttamente con l’aggressiva dittatura di Putin.
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