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Chiesti 2 anni di carcere per Mario Cipollini: l’ex ciclista accusato di calunnia. Ma ad agosto scatterà la prescrizione

Il campione è accusato di aver incolpato il suo mentore Fanini di tentata estorsione, pur sapendolo innocente
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Chiesti due anni di carcere per Mario Cipollini. Uno dei ciclisti più vincenti della storia rischia una condanna nel processo a suo carico per calunnia. Ma il 57enne ex campione del mondo non finirà mai in prigione: il reato infatti andrà in prescrizione il prossimo agosto. La vicenda parte da una querela del marzo 2017 in procura a Verona: Cipollini è accusato dalla pm Eugenia Bertini di aver incolpato Ivano Fanini di tentata estorsione ai suoi danni, pur sapendolo innocente. Fanini, che fu mentore di Cipollini, era presidente della squadra “Amore e Vita”, per cui ha corso anche il “Re Leone”.

Mario Cipollini ha accusato Ivano Fanini di tentata estorsione, sostenendo che l’imprenditore lo avesse minacciato di diffondere notizie sul suo presunto uso di sostanze dopanti per ottenere un pagamento. La richiesta di denaro era legata a una sentenza civile del tribunale di Lucca del 2009, che aveva condannato l’ex ciclista a versare 36mila euro a Fanini per contratti di sponsorizzazione non rispettati. Tuttavia, la denuncia di Cipollini è stata archiviata nel 2018, portando Fanini a contrattaccare con una querela per calunnia.

Durante l’udienza, il pubblico ministero Bertini ha evidenziato omissioni nella denuncia di Cipollini, tra cui il mancato riferimento alla sentenza civile. Secondo l’accusa, la querela lasciava intendere che Fanini avesse avanzato richieste infondate, mentre il tribunale aveva già riconosciuto la validità del suo credito. Il legale di Fanini ha chiesto un risarcimento di 70mila euro, con una provvisionale di 30mila.

La difesa di Cipollini, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Napoleone, ha respinto le accuse, sostenendo che il suo assistito non aveva intenzione di accusare Fanini di estorsione, ma si era limitato a riportare i fatti. Il legale ha chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Il 28 aprile si terranno le repliche delle parti, prima della sentenza prevista per lo stesso giorno.

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