Cani killer o padroni incapaci? Ho la mia idea sulla storia che ha sconvolto tutti

La vicenda della piccola Giulia mi ha colpito profondamente. La sua scomparsa è una tragedia che lascia dolore e domande senza risposta, ma c’è un dettaglio che non riesco a mandare giù: la fretta con cui si è puntato il dito contro un cane. Un pitbull, per essere precisi. Perché quando c’è di mezzo una razza considerata “pericolosa”, la colpa è sempre sua, senza bisogno di prove.
Eppure, la verità è sotto gli occhi di tutti: la colpa non è mai del cane, ma di chi lo possiede. Un animale non è un’arma né un giocattolo. È un essere vivente che va educato, gestito e rispettato. Se un proprietario non è in grado di farlo, il problema è lui, non il cane. Nel caso specifico, il pitbull non aveva nemmeno il microchip. Perché? Perché le leggi ci sono, ma nessuno le applica.
Esistono regolamenti ben precisi per chi possiede razze considerate a rischio. Il D.M. 26 novembre 2009, ad esempio, prevede l’obbligo di un patentino per proprietari di cani impegnativi, rilasciato dopo un corso di formazione. Il microchip è obbligatorio per tutti i cani dal 2005, eppure ancora oggi si trovano animali non registrati. Ma il problema non è la legge: è l’assenza di controlli.
E mentre tutto colpevolizzavano il pitbull di questa storia, c’è chi propone soluzioni ridicole, come Raffaella Paita che invoca il divieto di commercio dei pitbull. Perché, ovviamente, vietare la vendita di una razza risolverà magicamente il problema, giusto? A questo punto, per coerenza, vietiamo la vendita tutti gli animali. Oppure – idea rivoluzionaria – iniziamo ad applicare le leggi che già esistono.
Il problema non sono i cani. Il problema sono i proprietari irresponsabili e uno Stato che non sa (o non vuole) far rispettare le regole. Se adottare un cane è una scelta, prendersene cura nel modo giusto deve essere un dovere. Non basta un patentino simbolico, servono controlli, multe, responsabilità. E serve un cambio di mentalità.
Perché i cani diventano “oggetti” solo quando fa comodo. Quando sono accusati di aggressioni, quando diventano un problema, allora sono bestie pericolose da abbattere. Ma quando salvano vite sotto le macerie, assistono ciechi e disabili, aiutano i bambini autistici, trovano persone scomparse? Allora sono eroi.
No, il colpevole non è il cane. Il colpevole è chi lo abbandona, chi lo maltratta, chi lo educa alla violenza o, peggio ancora, chi lo usa come capro espiatorio per nascondere qualcosa di ben più grave. Il colpevole è un sistema che si indigna per due giorni e poi dimentica. Il colpevole è chi parla a caso senza conoscere i fatti.
Ma questa volta la verità dovrà venire fuori. Perché non è solo la vita di un cane ad essere in gioco. È la nostra capacità di distinguere la realtà dalla paura. E di prenderci, finalmente, le nostre responsabilità.