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In Germania i terroristi solitari sono radicalizzati sui social: la politica è davanti a un bivio

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Giovedì 13 febbraio, a Monaco di Baviera, un richiedente asilo afgano ha investito con un’auto un corteo di manifestanti del sindacato dei servizi Verdi. È stato il sesto attacco apparentemente motivato dall’estremismo in poco più di dieci mesi in Germania. Il bilancio è pesante: due morti e più di trenta feriti.

L’attentatore ha 24 anni e non apparteneva a reti estremiste. Sembrava un modello di integrazione: lavorava in un negozio, aveva 100.000 follower sui social e non aveva mai destato sospetti. Del suo passato, oltre alla sua origine, sappiamo che era stato in trattamento psichiatrico per allucinazioni e sindrome post-traumatica, forse legata al suo passato. Arrivato con un barcone in Calabria nel 2016, si era poi spostato a Brescia, e infine in Germania.

Com’è possibile che un ragazzo apparentemente normale abbia compiuto un atto simile? Ciò che colpisce particolarmente è il modo in cui è avvenuto il fatto. Con mezzi semplici, ha cercato di ferire quante più persone possibile. Come è successo ad Aschaffenburg, in Baviera, dove il 22 gennaio scorso un afgano ha aggredito un gruppo di bambini con un coltello. O a Mannheim, dove il 31 maggio 2024, armato di un semplice coltello, un cittadino afgano residente in Germania ha ferito mortalmente un poliziotto e ferito in modo grave altre cinque persone.

Un’interessante chiave di lettura la fornisce Hans Jakob Schindler, esperto dell’International Centre for Counter-Terrorism (ICCT, Centro Internazionale per l’Anti-Terrorismo). “Sei attacchi in circa dieci mesi, non ho mai visto nulla di simile in tutta la mia carriera”, ha dichiarato al quotidiano berlinese Tagesspiegel. “Attacchi all’arma bianca, con automobili o con fucili da caccia. Si tratta, di fatto, della metodologia di attacco che l’Isis promuove online dal 2017”.

Il terrorismo contemporaneo punta sempre più sulla radicalizzazione individuale, sfruttando persone vulnerabili che, esposte alla propaganda online, decidono autonomamente di colpire. Un fenomeno difficile da prevenire, perché gli autori non hanno legami diretti con gruppi terroristici. “La strategia degli attacchi ispirati funziona perché l’Isis non deve fare molto per convincere le persone a compierli. Inoltre, non solo è più economica, ma anche molto più sicura per l’organizzazione. Diffondendo propaganda e materiale didattico ottimizzato per gli algoritmi, riescono a radicalizzare individui e spingerli all’azione”, continua Schindler.

La colpa sarebbe anche dei social network più usati, che, negli ultimi tempi hanno ulteriormente limitato la censura. “Il fatto che X e ora anche Meta, cioè Facebook, Instagram e Whatsapp, non moderino più i loro contenuti rende molto più facile per gli islamisti diffondere la loro propaganda”, spiega Schindler.

L’obiettivo sembra essere chiaro: colpire costantemente l’Occidente per indebolirlo finanziariamente, politicamente e socialmente. La risposta dei governi, con misure di sicurezza più severe, finisce per alimentare la propaganda jihadista, rafforzando la narrazione secondo cui i musulmani non possono vivere in Occidente e spingendo altri individui verso la radicalizzazione. È un circolo vizioso che, però, “sta avendo successo”.

Di fronte a questa escalation, la politica tedesca si trova davanti a un bivio. Da un lato, rafforzare la sicurezza senza cadere nell’allarmismo o in misure che alimentino ulteriormente la narrativa jihadista. Dall’altro, affrontare il tema dell’integrazione e del supporto psicologico per persone vulnerabili, spesso lasciate sole con i propri traumi. La sfida è evitare che la risposta agli attacchi diventi essa stessa parte del problema, inasprendo il clima sociale e polarizzando l’opinione pubblica.

L’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Bundesamt für Verfassungsschutz) stima che attualmente ci siano circa 27.200 persone che possono essere ricondotte all’islamismo o al terrorismo islamista in Germania. Riuscire a fermare singoli terroristi, che non pianificano grandi attentati a lungo termine e, ogni volta, sembrano uscire dal nulla, è molto complicato.

Intanto, questi solisti del terrorismo che si radicalizzano online seminano paura nella campagna elettorale, aumentando i consensi – almeno nei sondaggi – per il partito di estrema destra AfD. Nelle ultime rilevazioni è dato tra il 20% e il 22%, il doppio rispetto alle politiche del 2021.

Anche se le forze di polizia sono in stato di massima allerta, non si possono escludere nuovi attacchi di questo tipo. Almeno fino al voto e alla formazione del nuovo governo. Poi, forse, l’attenzione si sposterà nel prossimo Paese europeo sotto elezioni. Con le stesse dinamiche. E, probabilmente, lo stesso circolo vizioso violenza-repressione-nuova violenza.

Vuoi saperne di più sulla campagna elettorale tedesca? Segui il Podcast ‘Alexanderplatz’ di Mauro Meggiolaro e Alessandro Ricci su Spotify.

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