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“Ignazio” e la telefonata sul presunto stupro di La Russa jr, l’hacker: “Due riunioni a maggio e a luglio. La chiamata? A cavallo della notizia”

I virgolettati desecretati del verbale di Samuele Calamucci, indagato nell’indagine sui presunti spioni di via Pattari, ridefiniscono meglio tempi e contenuti della vicenda
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La due telefonate ricevute da Enrico Pazzali sul caso del presunto stupro di Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato. Nella prima Pazzali parla con “Ignazio”, mentre nella seconda l’interlocutore sarebbe un alto ufficiale dei carabinieri che chiede informazioni sulla planimetria della casa di Ignazio La Russa. Se dalle prime ricostruzioni, precedenti alla desecretazione del verbale, risultava che fossero arrivate entro il maggio o a inizio giugno del 2023 a pochi giorni dall’episodio contestato e avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 maggio, ora i virgolettati desecretati del verbale dell’hacker Samuele Calamucci, indagato nell’indagine sui presunti spioni di via Pattari, ridefiniscono meglio tempi e contenuti. E così a pagina sei del verbale riassuntivo, gli inquirenti chiedono: “Con Antonio Rossi e Gallo, avete preso parte a riunioni in fondazione Fiera con Pazzali nel suo ufficio. Quando?”. Calamucci: “Presentai Rossi a Gallo, forse dopo l’estate 2023, ci trovammo nell’ufficio di Pazzali con Rossi e Gallo. Una seconda volta ci trovammo prima dell’estate 2024. Abbiamo fatto almeno due riunioni in Fiera da Pazzali, con Rossi e Gallo. La prima, forse fatta tra maggio e l’altra a luglio 2023”.

Ancora il pm: “Nel corso di una di queste, Pazzali ricevette una telefonata che interruppe la conversazione, se ne ricorda? Una in particolare legata alla cronaca giudiziaria italiana”. Risponde Calamucci: “Se si riferisce a La Russa, ricordo che Pazzali venne chiamato forse da La Russa o qualcun altro. Ricordo che Pazzali chiamava ‘Ignazio’ l’interlocutore. La Russa spiegò la vicenda a Pazzali. Pazzali commentò con noi lo stupro presunto. Pazzali era spaventato perché ciò poteva accadere a chiunque, anche al figlio”. Dopodiché la domanda sul quando: “La notizia di La Russa era già pubblica?”. Calamucci: “Più o meno, erano i giorni in cui ci fu la discovery. Io ero presente alla telefonata”. Successivamente il pm passa alla seconda telefonata: “Ricorda se Pazzali ricevette una telefonata da un Ufficiale dei carabinieri? Saprebbe indicare chi era?”. Calamucci: “Lui parlava con De Donno (Carlo De Donno vice capo dell’Aisi, ndr), un Ufficiale. Ma aveva rapporti con De Donno, non so se è lui che fece la chiamata in questione. Pazzali aveva contatti con La Russa, Fontana, Sala, Santanchè e con un Ufficiale della GdF che si chiamava Cosimo di Gesù di Palermo. Lui spesso andava a Palermo da Di Gesù”. Dopodiché le domande si fanno più specifiche: “In presenza di Rossi, in fondazione Fiera Pazzali ricevette questa telefonata relativa all’abitazione di La Russa?”. Calamucci: “Si, ricordo. Gli chiesero informazioni sulla casa di La Russa. Pazzali non commentò chi era l’interlocutore. La telefonata avvenne prima della discovery della notizia o forse era a cavallo di quei giorni”. Ultima domanda riguardo al tema: “Che fa De Donno, lei lo sa?”. Risposta: “Sì, lavora per i Servizi Segreti”.

Questa la ricostruzione, che come ben si legge data le telefonate a ridosso del 7 luglio (quando per la prima volta la notizia della denuncia rispetto al presunto stupro esce sul Corriere della Sera) senza specificare se siano avvenute prima o dopo. È indubbio, poi, che del figlio di La Russa, il gruppo di via Pattari se ne occupa già nel tardo pomeriggio del 19 maggio e cioè poche ore dopo che la ragazza è andata alla clinica Mangiagalli, dove sono stati refertati gli accadimenti avvenuti nella casa milanese del presidente del Senato: agli atti risulta la ricerca, chiesta da Pazzali, attraverso il database Beyond, sui familiari di Ignazio La Russa, su alcuni dei quali sarà poi chiesto anche lo Sdi. Richiesta non esaudita perché secondo l’ex poliziotto Carmine Gallo, la ricerca in Sdi (dove forse sarebbe potuto saltar fuori il referto della Mangiagalli) e avrebbe fatto scattare un alert. E dunque non fu fatto, nonostante quelle ricerche sarebbero state chieste a Pazzali da una persona cui non si poteva dire di no. Detto questo, al di là della temporalità delle telefonate, nei giorni scorsi è stato spiegato che dai tabulati acquisiti non risultano contatti La Russa-Pazzali il 19 maggio 2023.

Rispetto a questo è intervenuto l’avvocato Stefano Benvenuto che difende la presunta vittima nell’inchiesta sul presunto stupro di La Russa jr spiegando prima di tutto che “intendo a questo punto sentire personalmente Calamucci in indagine difensiva”. Inoltre con una nota al Fatto, il legale ha specificato: “Letti gli articoli di varie testate giornalistiche, in considerazione del fatto che l’indagine è ancora secretata e non ho avuto accesso alle carte processuali, posso solo evidenziare che in tutti i procedimenti penali ove vengono utilizzate le intercettazioni ambientali queste sono inequivocabili quanto all’esatta collocazione spazio/tempo ove vengono effettuate. Non è necessaria alcunainterpretazione. Quanto invece al traffico telefonico coinvolgente qualsiasi parlamentare, ricordo che la Carta Costituzionale ne impone sempre, sia per le intercettazioni dirette che per quelle indirette una specifica autorizzazione preventiva. Non mi sembra che sia stata richiesta, in questa vicenda, alcuna autorizzazione ante attività investigativa, sollecitazioni queste già trasmesse da questa difesa alla Procura competente. Reputo dunque non credibili le anticipazioni espresse su varie testate in ordine ad asseriti traffici telefonici, fatti questi comunque ancora in segreto di indagine”. Non, però, questi stralci del verbale di Samuele Calamucci.

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