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Napoli, anche la droga aveva il suo “delivery”: 10 arresti. “Cotto si può?”: il linguaggio dei pusher e gli “orari” delle consegne

Il traffico sgomitato dai carabinieri di Nola e dalla Dda di Napoli guidata da Nicola Gratteri, al termine di indagini che hanno fotografato il cambio radicale delle tecniche di vendita
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Tra le dieci persone arrestate stamane per narcotraffico tra Napoli, Avellino e Palermo c’è anche la signora che sapeva quali rischi correva e si preoccupava coi suoi sodali per i figli in caso di arresto: “L’importante che se vado carcerata mantienimi i figli miei, a me non mi pensare proprio”. Per il Gip di Napoli quelle parole sono una prova del “vincolo di solidarietà tra gli associati” di una banda che riforniva i mercati della droga in Campania e oltre.

Un giro di affari da oltre centomila euro al mese, quello del sodalizio sgomitato dai carabinieri di Nola e dalla Dda di Napoli guidata da Nicola Gratteri, al termine di indagini che hanno fotografato il cambio radicale delle tecniche di vendita introdotto con gli anni del covid. La droga ormai si vende come le pizze a domicilio. Ordini su whatsapp, consegne in luoghi e orari concordati. “Cotto si può?… E pur o compleanno mij”, scrive un cliente. Il ‘cotto’ non è il prosciutto, ma è il crack, cocaina cotta con l’aggiunta di additivi. E per la festa la consegna arriva puntuale, preceduta da un video promozionale del prodotto: “(…) vedi… shhhh…. squaglia”, con la ripresa della cocaina in bollitura.

Il delivery dello stupefacente aveva orari diversi da quelli serali delle pizzerie e dei burger. Il pusher tipo dell’associazione ha quotidianamente “spacciato sostanze stupefacenti, prevalentemente in orari prestabiliti della giornata, dalle ore 09.00 circa del mattino fino alle ore 14.00 circa e dalle ore 16.00 circa fino alle ore 21.00, al più tardi”, si legge nell’ordinanza. Perché? “Gli orari venivano dettati dallo spacciatore ai suoi clienti, in quanto da lui ritenuti più idonei per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine e per destare meno sospetti”.

L’inconveniente era sempre in agguato. Anche in quegli orari, il posto di blocco poteva capitare. Ed allora meglio buttare via tutto. “Fratello se ne parla domani – dice il pusher al telefono per spiegare la mancata consegna – perché mentre stavo venendo da te ho incontrato un altro posto di fuori da stasera ed ho fatto un’altra buttata dal finestrino ed io preferisco ritirami proprio a casa”. In un’altra occasione la consegna era stata stabilita nel locale di un informatore delle forze dell’ordine. Bisogna essere prudenti, forse scegliere un altro luogo. “Fratello ma non puoi farmi andare avanti e indietro all’interno del (…), mi fai andare carcerato perché questo è un cantante dei carabinieri (…) questo è pericoloso, questo è cantante!”. Meglio vedersi altrove.

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