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Nucleare, il governo vuole ascoltare gli scienziati o fare solo propaganda?

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La scorsa settimana nelle commissioni riunite ambiente e attività produttive a Montecitorio è accaduto un fatto surreale. Il prof Nicola Armaroli aveva appena terminato la sua audizione come esperto sull’indagine conoscitiva sul nucleare ed è stato attaccato da un deputato della maggioranza di Forza Italia, Luca Squeri, che lo ha accusato di “dire fake news”. Qui l’audizione completa (con numeri e dati). Qui le slide.

Il prof Armaroli ha semplicemente spiegato con numeri e dati alla mano che:
1) non c’è alcuna ripresa nel nucleare nel mondo. Si avviano sempre meno reattori, che invecchiano e non vengono sostituiti;
2) non c’è alcuna evidenza che la produzione di energia elettrica da nucleare possa essere meno costosa rispetto a tutte le altre fonti, anzi semmai c’è del contrario;
3) c’è un serio problema geopolitico (dominio del mercato da parte della Russia);
4) il piano italiano, cioè dall’11% al 22% di energia elettrica prodotta da nucleare nel nostro paese entro il 2050, è di fatto irrealizzabile.

Insomma, siamo sempre allo stesso punto: tempi, costi e la spada di Damocle di un eventuale referendum che bloccherebbe tutto.

Il deputato Luca Squeri ha iniziato il suo intervento candidamente ammettendo di non essere un tecnico o uno scienziato (e per fortuna). Però, è curioso che chi dica di non essere uno scienziato possa pensare di essere in grado di giudicare quali sarebbero gli scienziati affidabili e quali invece no. Cioè, per inciso, gli inaffidabili sarebbero tutti quelli che tentano di illustrare alla politica i problemi del piano italiano, me incluso, visto che come scienziato sono stato audito anche io alla Camera in estate.

Le audizioni di esperti in commissione sono uno strumento per i parlamentari e servono a migliorare i progetti di legge in discussione, in questo caso il ddl sul “nucleare sostenibile” che (in teoria) potrebbe portare al ritorno di questa tecnologia in Italia. Le audizioni dovrebbero offrire grande spazio soprattutto alle voci competenti e critiche, perché una legge dello Stato è (quasi) per sempre, ed ha effetti molto pervasivi. Nello specifico, abbracciare il nucleare per pura propaganda politica potrebbe portare a spendere molti soldi su qualcosa che non porta benefici né alle aziende (per costi elevati e tempistiche troppo lunghe) e nemmeno all’ambiente, visto che nei decenni necessari ad avviare una produzione di energia nucleare significativa in Italia si brucerebbero fonti fossili come se non ci fosse un domani; soprattutto, non si investirebbe adeguatamente sulle rinnovabili, che a differenza del nucleare sono in forte crescita, essendo la fonte più economica possibile già oggi.

È molto grave che un parlamentare della maggioranza senza competenze scientifiche possa affermare che uno scienziato e accademico con centinaia di pubblicazioni e trenta anni di carriera alle spalle, già consulente del precedente esecutivo in materia energetica, spesso interpellato da istituzioni e aziende in tutto il mondo, “dica fake news”.

Il prof. Armaroli ha semplicemente illustrato che ci sono tre tecnologie nucleari:
1) Quella dei grandi reattori a fissione, che ha avuto un certo sviluppo negli anni 70-80 ma che oggi è sempre più marginale, vedi disastri economici di Flamanville, Olkiluoto e Hinkley Point.
2) La tecnologia dei piccoli reattori modulari (SMR).
3) La fusione, tecnologia potenzialmente rivoluzionaria che però oggi è solo una bellissima promessa con una serie di problemi da risolvere, a partire dall’approvvigionamento di trizio.

Paradossalmente, il piano italiano prevede di puntare proprio sulle ultime due tecnologie, che sono quelle meno consolidate.
Il prof. Armaroli ha spiegato che ad esempio se volessero realizzare 12 GW di potenza nucleare da SMR da 100 MW, di questi “reattorini” ne servirebbero centoventi sparsi sul territorio nazionale. Certo, alcuni potrebbero essere accorpati nello stesso sito. È credibile che un paese che rischia sanzioni Ue perché non ha ancora trovato dove mettere il deposito per i rifiuti nucleari a bassa e media attività possa individuare decine e decine di siti per i reattorini SMR?

Ricordiamo che la parola “M” nella sigla SMR vuol dire “modular”, cioè “costruiti in serie”. Per “costruire in serie” qualcosa però, serve prima costruire una fabbrica, che si metterebbe su solo se ci fosse una domanda significativa del mercato. Quindi, quelli costruiti oggi a partire dagli anni 50 sono semplicemente “piccoli reattori”, possono essere considerati al più prototipi, ma non certo prodotti o ancora producibili in serie.

Il prof. Armaroli ha anche smentito una fake news che purtroppo gira tanto: “non è un controsenso comprare l’energia da nucleare dalla Francia anziché produrla noi?”.

La realtà è che non siamo noi costretti a comprarla, ma è piuttosto la Francia che deve venderla ai paesi confinanti. Infatti, essendo i costi dei reattori nucleari concentrati nella fase di costruzione e minori in quella di esercizio, per rientrare dagli investimenti conviene usarli alla massima potenza e per più tempo possibile. Questo significa che di notte, quando la domanda interna di energia cala drasticamente, è conveniente alla Francia cederla a prezzo ribassato ai paesi limitrofi e all’Italia acquistarla quindi dalla Francia, così anche da bilanciare la produzione da rinnovabili.

Quello che sta succedendo a Montecitorio con queste audizioni è triste. L’attuale maggioranza politica anziché informare i cittadini attacca gli scienziati, perché gli scienziati semplicemente cercano di spiegargli la realtà. In tutti i campi, gli “amici” veri non sono quelli che ti rafforzano nelle tue convinzioni, ma quelli che ti dicono proprio le cose che non vorresti sentire, così da aiutarti. Passare alla storia per (aver tentato di) riavviato quella che appare oggettivamente una follia economica non conviene né a Squeri o nessun altro dell’attuale maggioranza. Se ne renderanno conto gli attuali inquilini di Montecitorio?

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