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Caso Cospito, Andrea Delmastro condannato a 8 mesi: “Vado avanti”. Opposizioni: “Meloni lo faccia dimettere”. Ma la premier lo blinda

La decisione scatena la bagarre politica. Il sottosegretario: "Spero ci sia un giudice a Berlino". La premier mette in dubbio che il giudizio sia sul "merito"
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Rivelazione di segreto d’ufficio: con questa accusa il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro è stato condannato a 8 mesi dal tribunale di Roma per la vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito. “Spero ci sia un giudice a Berlino, ma non mi dimetto”, ha detto Delmastro dopo aver appreso la notizia della condanna e scatenando il putiferio politico. Immediatamente dalle opposizioni è stato chiesto al componente del governo di fare un passo indietro, con il suo partito (Fdi) che invece ha deciso di difenderlo a spada tratta, parlando di “sentenza politica” e accusando i giudici. A iniziare dalla presidente del Consiglio: “Sono sconcertata. Mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione. Rimane al suo posto”, ha detto Giorgia Meloni. Espressioni che unite a quelle di Galeazzo Bignami (“Chi tocca il Pd, per certi magistrati, va punito”) e l’espressione “sentenza politica” utilizzata da Delmastro hanno provocato le proteste della segretaria del Pd Elly Schlein: “Ma questa destra che governa dimenticando chi non riesce a curarsi e chi non riesce a pagare le bollette non si rende conto che in uno Stato di diritto queste dichiarazioni sono tecnicamente eversive?”. Mentre il leader del M5s Giuseppe Conte punta il dito contro le mancate dimissioni accusando il centrodestra di avere le “poltrone piene di colla”.

La decisione e l’opinione dei pubblici ministeri
La sentenza è arrivata a poco meno di tre mesi dal rinvio a giudizio, con la procura capitolina che aveva chiesto l’assoluzione per il politico. Per il procuratore aggiunto Paolo Ielo e la pm Rosalia Affinito mancava l’elemento soggettivo del reato, ovvero la mancherebbe la cosciente e consapevole volontà di compiere un fatto che costituisce reato. I giudici, però, hanno deciso diversamente, condannando il componente del governo Meloni. L’indagine su Delmastro era partita dopo che aveva rivelato al coinquilino, oltre che compagno di partito, Giovanni Donzelli diversi dettagli sulla detenzione di Cospito. Particolari e dettagli – sui dialoghi di Cospito con alcuni boss mafiosi suoi compagni di reparto nel penitenziario di Sassari – che sarebbero arrivate dal Nic, il Nucleo investigativo centrale della polizia Penitenziaria.

Il caso
Il 31 gennaio, durante una seduta della Camera, Donzelli aveva usato quelle informazioni per attaccare quattro parlamentari del Pd, Debora Serracchiani, Walter Verini, Andrea Orlando e Silvio Lai, accusandoli di vicinanza alla mafia per aver fatto visita all’anarchico qualche settimana prima (video). L’indagine era stata aperta dopo un esposto presentato in Procura dal parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli. La sentenza dovrebbe arrivare in giornata. Il politico ha già anticipato nei giorni scorsi che, in caso di condanna, non si sarebbe dimesso dal suo incarico nel governo.

La vicenda giudiziaria
Nell’udienza preliminare la Procura di Roma, rappresentata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo aveva chiesto il non luogo a procedere. Lo scorso luglio però il gip Emanuela Attura aveva disposto l’imputazione coatta per il sottosegretario, non accogliendo la richiesta dei pm, che avevano invece sollecitato l’archiviazione ritenendo non ci fosse appunto la prova dell’elemento soggettivo del reato (cioè della consapevolezza di Delmastro di stare violando un segreto amministrativo). Il sottosegretario aveva dichiarato di essere “straordinariamente fiero di non aver tenuto sotto segreto un fatto di gravità inaudita, cioè che terroristi anarchici in combutta con criminali mafiosi tentassero di fare un attacco concentrico al 41-bis. Lo rifarei domani mattina”.

Il diretto interessato
Subito dopo la condanna, Andrea Delmastro ha affidato alla sua pagina Facebook le proprie conclusioni sulla vicenda: “Una sentenza politica! Le sentenze non si commentano, ma quelle politiche si commentano da sole!” ha scritto, con evidente eccesso di punti esclamativi. E ancora: “E questa sentenza si commenta da sola! Dopo che l’accusa ha chiesto per tre volte l’assoluzione, arriva una sentenza di condanna fondata sul nulla!” Poi le accuse, senza fare i nomi degli accusati: “Vogliono dire che le riforme si devono fermare? Hanno sbagliato indirizzo! Vogliono dire che il Pd non si tocca? Hanno sbagliato indirizzo” ha scritto il sottosegretario. Che poi ha provato a difendersi: “Io non ho tradito i miei ideali: ho difeso il carcere duro verso terroristi e mafiosi. Io non ho tradito! – ha aggiunto – E gli italiani lo sanno!”. In conclusione, l’annuncio delle prossime mosse: “Attendo trepidante le motivazioni per fare appello e cercare un Giudice a Berlino – ha detto – E da domani avanti con le riforme per consegnare ai nostri figli una giustizia diversa”.

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