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La Commissione Ue fa promesse agli agricoltori per prevenire nuove proteste. Paradosso Green Deal: non è mai citato

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Bruxelles strizza l’occhio all’agricoltura per scongiurare nuove proteste dei trattori che paralizzino ancora l’Europa. La Commissione Ue scrive che i coltivatori sono parte della soluzione nella tutela ambientale, che resta sullo sfondo. Il vicepresidente Raffaele Fitto e il commissario Christophe Hansen presentano la Visione Ue sull’agricoltura e l’alimentazione, il primo passo verso un pacchetto di riforme atteso per il secondo trimestre del 2025 e che orienterà il lavoro sulla futura Politica agricola comune post 2027.

Il Green Deal non viene neppure citato. Un paradosso, dato che la Commissione ricorda come la riserva agricola di 450 milioni di euro all’anno della Pac non sia sufficiente per far fronte a tutti i danni subiti nell’ultimo anno, a causa degli eventi climatici estremi e sottolinea la necessità di schemi assicurativi per gli agricoltori. Agli agricoltori Bruxelles promette poi di tutto, dalla guerra alle pratiche sleali a una distribuzione più equa dei profitti lungo la filiera alimentare. Soprattutto una maggiore semplificazione delle procedure e meno obblighi (burocratici e ambientali) per ricevere i finanziamenti della Pac.

Quella post-2027 dovrebbe sostenere “gli agricoltori che ne hanno maggiormente bisogno”, così come da accordo unanime raggiunto durante le consultazioni tra le parti, ma evidentemente la priorità non è solo quella. La Pac sosterrà anche i giovani (“solo il 12% circa degli agricoltori dell’Ue ha meno di 40 anni”) e le produzioni essenziali per l’autonomia strategica del continente (“non dovremmo mai dare per scontata la nostra sovranità alimentare”). E allora ci si chiede quanto sarà lunga la coperta e quanto tutto ciò cambierà davvero lo status quo di un sistema alimentare che finora ha sottratto ai più piccoli per dare ai più grandi (e potenti).

Le prime reazioni – “La Commissione lavorerà a stretto contatto con il settore agroalimentare per migliorare la sua competitività e resilienza, rafforzando la dimensione locale e ripristinando il legame vitale tra cibo, territorio, stagionalità, culture e tradizioni” dice il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Raffaele Fitto. Soddisfatte Confagricoltura, Cia e Coldiretti, che vuole garanzie sull’autonomia del bilancio della Pac.

Il ministro Francesco Lollobrigida sottolinea che nel documento sono state raccolte molte battaglie del governo Meloni: “Un vero e proprio cambio di rotta, netto e radicale, rispetto alle strategie degli ultimi cinque anni, che rincorrevano visioni ideologiche che appiattivano il Green Deal su una presunta tutela dell’ambiente”. E, di fatto, nonostante i diversi riferimenti, di concreto su questo fronte non c’è quasi nulla. Per l’eurodeputata Cristina Guarda, membro Verdi/ALE della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale il documento è fatto “di retorica accattivante e di numerose promesse”.

Parola d’ordine: semplificare – La Pac post 2027 “sarà più semplice e più mirata”. “L’attuale sistema di condizionalità (per accedere ai fondi, ndr) sarà semplificato” scrive Bruxelles. Nel secondo trimestre di quest’anno la Commissione proporrà un ampio pacchetto per ridurre la burocrazia. Si prenderanno in considerazione “anche i pagamenti forfettari” per ridurre “significativamente gli oneri burocratici per le piccole aziende agricole”.

La visione menziona “una razionalizzazione dei requisiti delle aziende agricole” per riconoscere meglio le varie situazioni e pratiche come “l’agricoltura biologica” e una razionalizzazione del sostegno alle medie e piccole aziende attraverso un maggiore ricorso a pagamenti semplificati. Confermata l’intenzione di sospendere la verifica della performance, un sistema di controllo annuale introdotto con l’attuale Pac per verificare se i pagamenti sono in linea con i piani di spesa nazionali. Secondo Marco Contiero, direttore della politica agricola dell’Ue di Greenpeace, con il documento si propone “un’ ulteriore deregolamentazione degli standard ambientali che le aziende agricole devono rispettare per ricevere i sussidi agricoli dell’Ue, dopo la già importante deregolamentazione dell’aprile 2024, che ha reso volontarie molte di queste norme”.

Il sostegno agli agricoltori e la nuova Pac – In un passaggio del documento, Bruxelles sembra smussare gli angoli della realtà della Pac, che finora ha elargito la stragrande maggioranza dei sussidi alle aziende più grandi, che operano in modo intensivo (e inquinante): “La Commissione riconosce che l’immagine pubblica della Pac è stata compromessa dalla percezione di una mancanza di equità nella distribuzione dei pagamenti in alcuni territori”. E annuncia che, almeno in linea di principio, “il futuro sostegno della Pac sarà più mirato agli agricoltori che si impegnano attivamente nella produzione alimentare, verso la vitalità economica delle aziende agricole e a preservare l’ambiente”.

Diverse richieste dei Verdi europei restano invece insoddisfatte: “Il sostegno al reddito di base deve essere parametrato al numero di posti di lavoro, non agli ettari. E dev’essere fissato un tetto massimo, che serve a porre le piccole e medie aziende agricole al centro della politica agricola dell’Ue”. La Commissione cita gli attuali squilibri nelle filiere alimentari, nella distribuzione di ricavi, rischi e onere dei costi e si impegna a garantire che gli agricoltori non siano costretti a vendere sistematicamente i loro prodotti al di sotto dei costi di produzione. Si prevede la revisione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali e del regolamento sull’Organizzazione comune dei mercati (Ocm) nel contesto delle proposte della Pac post-2027. Si lavorerà per una maggiore trasparenza attraverso il nuovo Osservatorio della filiera agroalimentare dell’Ue, che elaborerà e pubblicherà indicatori sulla formazione dei prezzi. Bisognerà poi capire, però, se e quanto questi saranno vincolanti per gli operatori ai diversi livelli della filiera alimentare.

L’ambiente resta sullo sfondo: dagli obiettivi climatici alla carne – Il documento riconosce la necessità di conciliare l’azione per il clima con la sicurezza alimentare e che “gli agricoltori dovrebbero essere premiati per l’adozione di pratiche rispettose della natura”. Resta che il fatto che “la Commissione si impegna solo a considerare percorsi per il contributo del settore agricolo all’obiettivo climatico del 2040, commenta Contiero, invece di delineare piani per ridurre le emissioni di gas serra del settore, a partire dalla riduzione del numero di animali da allevamento nelle aree ad alta concentrazione di bestiame”.

Certo, Bruxelles svilupperà la ‘bussola della sostenibilità in azienda agricola’, un sistema per aiutare gli agricoltori a misurare e migliorare le loro prestazioni a livello di azienda agricola. Ma sarà volontario. “Non si fa menzione di un fondo per una giusta transizione, che fornirebbe sostegno agli investimenti degli agricoltori che desiderano passare a metodi più sostenibili – aggiunge il direttore della politica agricola dell’Ue di Greenpeace – né di un fondo per il ripristino della natura, per sostenere gli agricoltori che desiderano ripristinare e gestire gli habitat naturali”.

La Commissione Ue ignora le raccomandazioni unanimi del gruppo consultivo di affrontare le diete malsane e ad alto consumo di risorse e di riequilibrare il consumo di proteine di origine animale (carne, latticini e uova) con quelle di origine vegetale. “L’Ue non vuole imporre alle persone cosa devono mangiare: non diremo mai che bisogna mangiare di più di questo o meno di quello. Dobbiamo, ovviamente, lavorare sull’educazione alimentare e su una dieta equilibrata nell’interesse di tutta la società” ha detto il commissario europeo all’Agricoltura, Christophe Hansen. A riguardo, la Commissione avvierà uno studio sull’impatto del consumo degli alimenti ultra-processati. E se alcune innovazioni alimentari sono viste come “una minaccia”, leggi carne coltivata, per altre la strada è spianata.

Il nodo dei pesticidi (e dei biopesticidi) – È il caso dei biopesticidi per cui si vuole semplificare l’accesso nel mercato Ue. Controverse le soluzioni messe sul tavolo per contrastare la vulnerabilità nell’approvvigionamento europeo di fertilizzanti (oggi importati da Russia, Bielorussia e Nord Africa) e mangimi per gli animali, provenienti soprattutto dal Sud e dal Nord America. “La Commissione spiega che l’ambizione è di ridurre l’uso di pesticidi dannosi, spiega a Ilfattoquotidiano.it Federica Ferrario, responsabile delle campagne di Terra! – ma che il ritmo con cui questi vengono ritirati dal mercato è più veloce di quello per l’introduzione di alternative (come i biopesticidi, per esempio) e potrebbe limitare la capacità dell’Ue di produrre alimenti”.

Ergo: la Commissione sarà più rigida nel decidere su nuovi bandi se non sono ancora disponibili alternative, a meno che il pesticida in questione non rappresenti una minaccia per la salute umana o per l’ambiente, da cui dipende la sostenibilità dell’agricoltura. “Ma più andiamo a immettere chimica di sintesi in ambiente – conclude – più indeboliamo il sistema (colture, acqua, suolo e suoi microrganismi). Sono gli impatti dei cambiamenti climatici che stanno creando maggiori problemi alla produzione, non il bando di qualche principio attivo”.

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