Con Trump il neoliberismo degli oligarchi è al potere. E gli appelli al riarmo non servono

Concordo con Massimo Giannini, il quale, nel suo articolo “In Germania test per l’Europa”, apparso su La Repubblica del 22 febbraio 2025, ha affermato che dobbiamo toglierci dalla testa che Trump agisce come Charlot degli anni 40 e “la spari sempre più grossa solo per poi raggiungere un accordo più conveniente”. Non è così. Donald Trump fa sul serio. Il suo obiettivo è “salvare l’America”, fondandosi su “rapporti di forza”, che disconoscono, sia il “diritto internazionale”, sia il “diritto interno”: in sostanza, il concetto stesso di “Giustizia”.
La “direttiva che guida la sua azione” è solo la “sopraffazione” dei deboli, unitamente all’esercizio continuo della “menzogna”, e lo strumento cui egli fa riferimento è in ogni caso “il saccheggio”. Tutti elementi che sono ben presenti negli accordi in corso tra Usa e Russia per realizzare, così si dice, la pace in Ucraina. Un “accordo” che, a dire il vero, ha tutta l’aria della spartizione di un “bottino”.
Giannini non si chiede la causa di questa tragica conclusione. Ma ritengo che egli sappia bene che si tratta dell’effetto, voluto, studiato e attuato in vari modi, e sempre con estremo tempismo, da circa 40 anni, dai cosiddetti “potentati economici”, che dapprima si sono tenuti nascosti, mentre oggi si esibiscono, sbandierando le loro insane teorie, come forti e vincenti “oligarchi”. Ed è da ricordare che la loro prima conquista ha riguardato, come è indispensabile che accada, l’aspetto, per così dire, ideologico.
Si tratta, in sostanza, la rivalutazione e l’aggiornamento del “neoliberismo”, tanto ben sintetizzato da Milton Friedman nel suo famoso libro La storia della moneta americana dal 1867 al 1960. Una teoria secondo la quale l’economia deve essere nelle mani di pochi, tra questi deve esistere una forte concorrenza, lo Stato (e cioè il Popolo) non deve intervenire nell’economia. Esattamente l’opposto di quanto aveva molto saggiamente sostenuto il Keynes, ponendo in evidenza che, per il benessere economico dei singoli e dei Popoli, la ricchezza deve essere “distribuita” alla base della piramide sociale e lo Stato (cioè il Popolo) ha il diritto e insieme il dovere di “intervenire nell’economia”, con solidarietà e permanente dialogo.
La novità odierna è il fatto che, con la elezione di Trump, ha avuto pratica attuazione proprio detta teoria “neoliberista” e che, di conseguenza, il “potere reale”, è passato nelle mani degli “oligarchi”, i quali, come diceva il Machiavelli, trattano il Popolo con “l’insolenzia” che i ricchi usano contro i poveri. Ed è da sottolineare che artefici di tanto disastro sono stati, sia in America, e sia in Europa e in Italia, compiacenti governanti di destra e di sinistra, i quali, agendo da “neoliberisti”, hanno impoverito il Popolo defraudandolo di molti diritti e poteri, con le “liberalizzazioni”, le “privatizzazioni”, la “finanziarizzazione” dei mercati, la creazione, addirittura, di quel mostro economico giuridico chiamato “economia creativa”, costituita da “derivati”, “cartolarizzazioni”, e simili.
In una così drammatica situazione è, peraltro, di certo fuori luogo ritenere che la soluzione del problema possa consistere in un riarmo dell’Europa, come si è affermato in sede di Unione Europea e come vorrebbero il governo Meloni e lo stesso Mario Draghi (il principale responsabile delle “disastrose privatizzazioni” del 1992), dimenticando che ciò produrrebbe l’effetto di incrementare un ulteriore impoverimento del Popolo e un ulteriore potenziamento delle oligarchie. Insomma c’è ben altro di più urgente e indilazionabile da fare: è riportare sui binari giusti la nostra economia, in modo che si “sviluppi”, e si “rafforzi” secondo gli schemi keynesiani, fino a liberarci dallo strapotere degli “oligarchi”. A questo punto, infatti, non si dovrà più parlare di riarmi e di guerre.