La chance di Demi Moore - 2/3
E dire che per motivi differenti, tra le cinque attrici in lizza la prova della Madison è chiaramente quella con meno appeal di tutte. Pensate solo a cosa ha fatto Demi Moore in The substance, sottoponendosi a quegli antichi lavori di trucco ed effettistica sul proprio corpo per trasformare, piegare, ammaestrare il suo personaggio e il racconto verso una deriva mostrificata ed eccessiva, tutta tesa a portare visione e riflessione sull’eternità impossibile della “bellezza” femminile.
Fernanda Torres, invece, dalla sezione parallela cinema non statunitense, come protagonista del film brasiliano I’m still there, propone il tradizionale ruolo “tratto da una storia vera” della donna coriacea e combattiva, alla ricerca della verità per la scomparsa e la sicura morte del marito, un ex deputato laburista, sotto la polizia segreta della dittatura brasiliana dei primi anni ottanta. Per altri motivi ancora, qui prettamente di popolarità altamente “fluida”, c’è una Cynthia Erivo colorata di verde che mescola il Mago di Oz, Fantasilandia e la Befana vien di notte, impossibile da non notare in una cinquina dove improvvisamente viene a mancare la favorita.
Discorso curioso e molto simile nella categoria del miglior attore. L’architetto ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento, che tenta una nuova vita negli Stati Uniti, scontrandosi con la miseria nera, il conflitto di classe e l’ambizione personale, interpretato da Adrien Brody in The Brutalist, rischia di perdere quota proprio come sta perdendo quota (e pare incredibile) in generale la quotazione del film di Brad Corbet per l’Oscar.