Con Chalamet si batterebbe un record - 3/3
L’effetto Emilia Perez aveva regalato a The Brutalist il ruolo di altisonante competitor. Tramontata Gascon e tutto il carrozzone di Audiard chez Netflix, ecco inspiegabilmente scendere quotazioni e pronostici per tutti i nominati del film di Corbet. Sembra infatti ridotto a pochissime incollature il vantaggio di Brody sia dal Bob Dylan di Timothée Chalamet in A complete unknown che dall’alto prelato interpretato di Ralph Fiennes nel cupo Conclave. Brody ha già vinto l’Oscar come miglior attore protagonista nel 2003 per un ruolo simile nel polanskiano Il pianista. Certo, l’ha vinto a soli 29 anni, e rimane il più giovane della storia ad averlo vinto, ma paradossalmente un personaggio come quello di The brutalist o lo si odia o lo si ama, proprio perché non si tratta di un ruolo completamente vittimario ma soprattutto viene plasmato da Brody con una conclamata recitazione virtuosistica che in fondo qualche mugugno potrebbe pure trascinarlo con sé.
Dicevamo del resto che dietro e a ridosso ci sono altre due personaggi simili: il Dylan già pieno di vezzi che manda a quel paese il folk e il cardinale apparentemente mite ed equilibrato che comunque partecipa al gioco al massacro per l’elezione di un nuovo papa. Insomma, Chalamet e Fiennes offrono due interpretazioni piuttosto speculari (mimetica l’una, tutta in sottrazione l’altra) che ondeggiano attorno ad una certa ambiguità dei loro corrispettivi su grande schermo. Se vincesse Chalamet, peraltro, ruberebbe a Brody la vittoria dell’attore protagonista più giovane agli Oscar (29 anni da compiere a dicembre 2025). A chiudere la cinquina ci sono sia la più che ispirata interpretazione di Donald Trump giovane da parte di Sebastian Stan in The apprentice e l’eterno quinto Colman Domingo per Sing sing (già in cinquina lo scorso anno per Rustin).