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Il talento: storie per dedizione e dissipazione

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di Marco Pozzi

Efimov è un violinista con grande talento, un “sacerdote dell’arte”. Progetta di diventare un grande artista, ma è terribilmente sregolato, privo di disciplina. Alcolizzato, finisce a suonare in orchestrine mediocri di periferie, elemosinando per mantenersi. La sua vicenda è una “tragedia della volontà”. Questa è una delle storie in Netocka Nezvanova, romanzo pubblicato a puntate da Fëdor Dostoevskij nel 1849, rimasto incompiuto per il suo arresto.

Il violino diventa un termometro della dissoluzione di un essere umano; il talento nel suonare è dissipato nell’incapacità di suonare – si sa farlo, ma non lo si fa, non lo si desidera – e nel rancore nel vedere suonare da altri e non riuscire a raggiungere quel livello a cui si poteva arrivare. La consapevolezza di non essere un artista colpisce Efimov “come un fulmine”, “terribile” per lui, “separarsi dalla idea fissa alla quale ha dedicato tutta la sua vita”: quando ascolta il concerto di S…tz, violinista più giovane e di talento, Efimov prende coscienza del suo fallimento: “e il colpo era stato mortale”.

Il talento… il talento…

Si può citare un aneddoto raccontato da Massimo Fini in Storia reazionaria del calcio: “Seduto davanti a un’enorme tazza di caffellatte nel ridotto Bar del Covent Garden di Londra, infagottato in un largo e informe e pigiamone, un Rudy Nureyev tutt’altro che demoniaco mi disse: ‘Si ricordi che il successo dipende per il dieci per cento del talento, per il resto della costanza. Io vengo accusato di fare una vita sregolata. Certo ci sono notti in cui vado a disperdermi, a ubriacarmi, a perdere la coscienza di me stesso. Ma quando viene il momento mi ricordo che sono un atleta, che devo allenarmi e che devo ballare almeno otto ore al giorno’. E detto da uno che aveva un talento immenso, che è stato il più grande ballerino dai tempi moderni, la cosa acquista una particolare rilevanza” (Marsilio, 2019, p. 108).

Sport e arte si mescolano, con equivalente importanza alla dedizione. Per gli atleti non basta avere i muscoli più forti per diventare un campione, né per agli artisti basta fumarsi canne, ubriacarsi e vestirsi da ribelle per produrre capolavori; né saper fare calcoli o dimostrare teoremi nel modo più impressionante necessariamente porta a scoperte scientifiche rivoluzionarie. Esiste un flusso nella trasmissione della conoscenza e delle idee che allontano della visione eroica dell’invenzione, incarnata visivamente dell’aneddoto della mela caduta sulla testa di Newton da cui l’intuizione che porta a concepire la forza di gravità. Al contrario, spesso le scoperte sono frutto di un lavoro lungo e paziente: i piselli di Mendel e le anatre di Lorenz, i cirripedi di Darwin e le specie di Linneo. Le rivoluzioni nascono dal tempo a raccogliere dati e ordinare evidenze, ad annotare, confrontare, interpretare.

Mi è capitato di leggere una poesia ultimamente.

Avrò tenacia, e follia, e concentrazione
che voi mascherate dietro a un colpo di fortuna,
ciò che invece l’impegno e un’immensa fatica
ha sublimato lungo anni di pazienza e furore.

Voi che incolperete le costellazioni per il nulla
accontentatevi di ripetere i più dolci ritornelli
senza neppur ipotizzare che per ognuno la felicità
si può raggiungere se solo vi si credesse.

Ognuno ha sogni, pochissimi lo sanno
che il destino è una statistica oltre la pigrizia
che ogni successo è soltanto lavoro e lavoro
ossessione di farcela, disciplina e allenamento.

Laggiù dissolverò il mio senso di colpa
dove l’identità sorgerà a me stesso
e si tramuterà in gioia vera e vero delirio
d’essere giusto, d’essere ciò che voglio.

Parla un artista? uno sportivo? o uno scienziato? Lo stesso sentimento possiede chi vuole eccellere in una competizione sportiva – in un palasport, una pista d’atletica, una piscina – o creare un capolavoro che verrà ricordato – nel teatro, nel cinema, o col suono di un violino – o raggiungere la scoperta scientifica che cambierà ogni paradigma – nella fisica, nella chimica, nell’ingegneria – o in qualunque altro ambito lavorativo o personale, nella vita d’ogni giorno, in cui ognuno di noi si trova ad esistere e agire.

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