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Omicidio Fiorenza Rancilio, assolto il figlio per infermità mentale. Misura di sicurezza in una Rems per 10 anni

I giudici popolari, presieduti dalla giudice Alessandra Bertoja, hanno accolto la richiesta della pm Ilaria Perinu che aveva chiesto di assolvere l’uomo
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Il corpo disteso nel salotto della sua casa di via Crocefisso, in pieno centro a Milano. Una lesione al cranio. E il figlio ritrovato in stato confusionale all’interno dell’abitazione. Questa la scena che si trovarono di fronte coloro che entrarono nell’appartamento di Fiorenza Rancilio, 73enne della storica dinastia immobiliare del Gruppo Palladium, il 13 dicembre 2023. Oggi la Corte d’assise di Milano ha assolto per vizio totale di mente Guido Pozzolini Gobbi Rancilio, il 37enne figlio della vittima. L’uomo, affetto da patologia psichiatrica e con diversi ricoveri alle spalle, era imputato di omicidio volontario aggravato.

I giudici popolari, presieduti dalla giudice Alessandra Bertoja, hanno accolto la richiesta della pm Ilaria Perinu che aveva chiesto di assolvere l’uomo per infermità mentale. La Corte ha ordinato l’applicazione della misura di sicurezza del ricovero in una Rems per 10 anni. Novanta giorni il termine per il deposito delle motivazioni.

Nel processo Procura e difesa, con l’avvocato Francesco Isolabella e i consulenti psichiatrici Raniero Rossetti e Pietro Pietrini, si erano trovate d’accordo nel sostenere che Rancilio, già oggi affidato a una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, sia affetto da schizofrenia paranoide con pensieri deliranti e persecutori che si sono rivolti nei confronti “della madre” e di “altre persone”. Di opinione diversa erano invece i consulenti di alcuni familiari, rappresentati dagli avvocati Salvatore Pino e Federico Cecconi. Oggi hanno revocato la costituzione di parte civile, in quanto ritengono non vi sia “alcuna forma di conflittualità” e “tantomeno di ragioni di natura economica”. L’atto di costituzione era “esclusivamente teso ad approfondire le tematiche sottese all’evento omicidiario”.

Rancilio, che ha assistito all’udienza in videocollegamento dalla Rems in cui si trova, è “la vera vittima”, secondo il difensore, perché “ha soppresso l’unica persona che gli voleva bene, l’unica persona che rappresentava per lui un punto di riferimento”. L’uomo è affetto da un “male incurabile, grave e cronico” e “la grande rabbia” dei suoi deliri paranoidei avevano “la mamma come bersaglio”. Per la difesa, in sostanza, “quello che è successo è figlio di questa patologia”. Sulla pericolosità sociale, il legale Isolabella aveva detto che “Guido non è in sé una persona pericolosa, non ha il carattere aggressivo. È pericoloso in quanto i deliri che lo accompagnano possono manifestarsi e non c’è dubbio che debba essere mantenuto in situazione di alto contenimento“. Al tempo stesso, le sue “caratteristiche di dolcezza” richiedono una riflessione sulla “possibilità di cure alternative“. Alla scorsa udienza, dopo un confronto in aula tra i consulenti, che vedeva sostanzialmente d’accordo quelli di accusa e difesa, la Corte non aveva ritenuto di disporre una perizia psichiatrica.

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