L’Accordo Quadro ANCI-CONAI (Associazione Nazionale dei Comuni e Consorzio Nazionale Imballaggi) è già dai tempi del Decreto Ronchi (’97) lo strumento previsto attraverso il quale il sistema consortile garantisce ai comuni italiani la copertura degli oneri sostenuti per le raccolte differenziate degli imballaggi. Finora, questo sistema ha trasferito ai comuni solo il 40% dei costi, scaricando il resto sulle bollette dei cittadini e compromettendo la qualità dei materiali raccolti. Tuttavia, alla luce delle nuove normative europee (Direttiva UE 851/2018, recepita con il DLGS 116/2020), è necessario un cambiamento radicale. E la partita è di quelle rilevanti visto che i provvedimenti Ue recepiti dal nostro Paese prevedono una copertura non inferiore all’80% da versare ai comuni per quanto concerne la raccolta degli imballaggi in nome della Responsabilità Estesa dei Produttori.
Nel recente passato, addirittura (a sancirlo è stata l’Agenzia ARERA) in Italia si è arrivato a corrispondere ai comuni non più del 20% dei costi di raccolta graziando ancora una volta le lobby a partire da quelle della plastica rappresentate da COREPLA, il Consorzio che si occupa degli imballaggi plastici. Ma adesso, il giochino – avallato incredibilmente ed in modo masochistico dall’ANCI che ha sempre firmato i passati Accordi Quadro di durata pluriennale secondo i desiderata dei Produttori – è finito.
Infatti, è la stessa ARERA ad affermare in un proprio documento 214/2023 che l’Accordo Quadro del 2020-2024 non consente la copertura prevista delle nuove e chiarissime normative UE e che non solo queste dovranno essere applicate nel nuovo Accordo Quadro scaduto (ma guarda caso prorogato al 30 giugno 2025) ma che tale applicazione dovrà essere retroattiva partendo dai mancati rimborsi ai comuni a partire dal 2023.
E in proposito, visto che il CONAI ha rimborsato i comuni con quote oscillanti annualmente tra i 650 milioni e i 700 milioni, corrispondenti ad una copertura dei costi del solo 40%, i comuni dovrebbero ricevere corrispettivi doppi sia a partire dal 2025 ma anche a partire dal 2023. Trattasi di circa un miliardo e mezzo che dev’essere in qualche modo spalmato sulla finanza locale peraltro già penalizzata da tagli vari.
È chiaro che in questo scenario sempre declinato in assenza di trasparenza a favore delle lobby dei produttori i comuni non possono fare, come nel passato, finta di nulla per poi a “piè di lista” aumentare le bollette dei cittadini comprese quelle dei cittadini protagonisti di alti livelli di Raccolta Differenziata. Per questo l’associazione Zero Waste Italy chiede che in vista della stesura del nuovo Accordo Quadro (che dovrà includere anche ARERA e ANEA, l’associazione degli Enti d’Ambito) ci sia un confronto vero che coinvolga attivamente i comuni ma anche i cittadini consumatori e utenti affinché vengano massimizzate le buone pratiche di differenziazione in modo tale da garantire l’intercettazione di materiali più puliti e quindi effettivamente inviati al riciclo e a servizio dell’Economia Circolare.
Infatti, a fronte di materiali più puliti i corrispettivi provenienti da CONAI dovranno essere tendenzialmente raddoppiati consentendo un effetto benefico anche sul contenimento delle tariffe. Gli stessi produttori, se verranno aumentate le coperture investite dai comuni potranno ricevere vantaggi economici potendo disporre di “materie prime” di qualità più facilmente collocabili sul mercato e inseribili automaticamente nei cicli produttivi. L’obiettivo deve essere quello di investire maggiormente nelle “raccolte selettive”, colmando l’attuale divario: infatti, nonostante le alte percentuali di raccolta differenziata, i tassi di riciclo restano bassi a causa della “raccolta congiunta” (soprattutto nei cassonetti, inclusi quelli con calotta). Questo sistema, infatti, comporta un’elevata presenza di impurità, con il risultato che i comuni spesso non ricevono alcun corrispettivo economico.
L’esempio più critico riguarda le plastiche. È ora di abbandonare l’idea, ormai superata, che l’Italia sia già “brava” nel riciclo e che non abbia bisogno di miglioramenti. In realtà, è fondamentale introdurre sistemi più efficaci, come il Deposit Return System (DRS), che permettono di recuperare materiali di alto valore, come il PET (bottiglie) e metalli come ferro, acciaio e alluminio, molto richiesti sul mercato. Non a caso, la RD delle plastiche rimane la più carente, attestandosi al 48%, mentre entro il 2025 dovrà obbligatoriamente raggiungere il 50% e arrivare al 55% nel 2030. Infatti i dati ci dicono che le plastiche differenziate non solo non vengono remunerate a causa delle impurità contenute ma addirittura gravano come un macigno nel ridurre i tassi effettivi di riciclo che da ora in avanti saranno considerati dalla Ue.
Zero Waste Italy ha già avviato il confronto con sindaci e rappresentanti di 340 comuni aderenti al protocollo Rifiuti Zero attraverso un incontro nazionale online. L’obiettivo è chiaro: garantire che, nella nuova regolazione Quadro, il punto di vista dei cittadini abbia finalmente il peso che merita, partendo proprio da quelle comunità, spesso piccole o medie, che con le loro buone pratiche stanno guidando la Transizione Ecologica.