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Ultimo aggiornamento: 9:16 del 27 Febbraio

Fratelli di chat, Travaglio: “Meloni arrivata a Chigi tradendo le radici della destra”. Ranucci: “Libro boccata d’ossigeno contro l’oblio di Stato”

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Giacomo Salvini ha presentato il libro a Roma insieme al direttore Marco Travaglio e al giornalista e conduttore di Report Sigfrido Ranucci
"Fratelli di Chat", la presentazione con Travaglio e Ranucci: "Meloni ha tradito tutte le radici della destra storica". "Messaggi sono boccata d'ossigeno contro l'oblio di Stato"
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Giorgia Meloni è arrivata al potere con Fratelli d’Italia grazie a tanti voltafaccia, dal rapporto con gli alleati fino alla politica estera. Ora dovrà fare professione di equilibrismo, perché non può mollare il presidente ucraino Zelensky e l’Ue, ma si vorrà rivendere il suo rapporto privilegiato con Donald Trump. Non sarà facile, ma si riallineerà al tycoon”. A rivendicarlo Giacomo Salvini, autore di “Fratelli di chat” – Storia segreta del partito di Giorgia Meloni” e giornalista de Il Fatto Quotidiano, presentando il libro a Roma, alla Mondadori di Cola di Rienzo, insieme al direttore Marco Travaglio, che ne ha curato la prefazione, e al giornalista e conduttore di Report Sigfrido Ranucci.

Il libro, grazie a documenti esclusivi top secret, ripercorre la storia mai raccontata del partito di Giorgia Meloni attraverso le chat dei parlamentari, ministri e dirigenti. Dalla guerra a Matteo Salvini al parricidio nei confronti di Silvio Berlusconi, fino ai litigi tra compagni di partito a colpi di insulti, tradimenti e “infami” che passano le notizie ai giornali. Ma anche i retroscena inediti sulla caduta di Mario Draghi e la formazione del governo di destra nel 2022. E le stesse giravolte sulla guerra in Ucraina e il rapporto con Ursula von Der Leyen e con gli Stati Uniti di Donald Trump.

Com’è stato possibile che il partito di Giorgia Meloni in pochi anni sia passato dal 4% al potere, issandosi sulla bandiera più alta, quella di Palazzo Chigi? “Ha tradito e segato tutte le radici della destra storica, diventando prima di vincere le elezioni una destra pro establishment, spalmata e schiacciata sugli Stati Uniti, al di là della presidenza di Biden o Trump, anti legalitaria e antisociale“, ha spiegato Marco Travaglio. E ancora: “L’esperienza dei due governi Conte le era servita per capire quanto è corto il guinzaglio che ha un presidente del Consiglio italiano in una temperie come quella, che non è quella di oggi. Sarebbe interessante leggere le chat per capire come sta modulando la politica estera per avvicinarsi un millimetro al giorno a Trump, allontanandosi dalle proprie posizioni, fino a ieri filo-Biden. E quindi, come fai a scaricare Zelensky da un giorno all’altro, non sei mica Trump che lo può maltrattare. Ma per quanto lenta, sarà la più veloce. Perché ambisce a diventare la testa di ponte del trumpismo in Europa, ammesso e non concesso che al presidente degli Stati Uniti servano teste di ponte e che continui a calcolare l’Ue, cosa che escluderei”.

“Queste chat sono una boccata d’ossigeno in un contesto in cui si vuole invece andare verso l’oblio di Stato. Quello che si percepisce non è null’altro che l’insofferenza verso i controlli, verso diversi punti di opinione e l’ansia di gestione del potere. In questo contesto anche maggiore, dato che Fdi non l’aveva forse mai gestito e ha una parte famelica più pronunciata rispetto ad altri”, spiega Ranucci. E vengono ricordati anche gli attacchi ai giornalisti: “Sia quelli che li criticano, come il Fatto Quotidiano e Report, sia quelli che li appoggiano, ma che si permettono qualche increspatura poco gradita. Ma non è un’esclusiva di Fratelli d’Italia“, ha continuato Travaglio.

“Nelle chat emerge un’allergia verso gli altri poteri dello Stato e verso chi critica, così ci sono attacchi contro intellettuali come Roberto Saviano, attacchi contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E contro i magistrati. Questo si vede in chat e oggi anche in pubblico da quando sono arrivati al governo, soltanto che alcune cose non le possono dire, quindi le scrivono”. E allo stesso modo emerge anche la scarsa fiducia di Giorgia Meloni rispetto alla sua classe dirigente: “La presidente del Consiglio in alcuni momenti minaccia pure di non ricandidarsi perché non si sente sostenuta dal suo partito, in altri casi si scaglia contro di loro. A Federico Mollicone dice ‘non capisci nulla di politica, non è una novità’, però poi lo mette come presidente della commissione Cultura della Camera. Non si fida, ma è costretta a fare i conti con la sua classe dirigente”.

“Giorgia Meloni è arrivata al potere con Fratelli d’Italia grazie a tanti voltafaccia, dal rapporto con gli alleati fino alla politica estera. Ora dovrà fare professione di equilibrismo, perché non può mollare il presidente ucraino Zelensky e l’Ue, ma si vorrà rivendere il suo rapporto privilegiato con Donald Trump. Non sarà facile, ma si riallineerà […]

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