La politica ed in particolare questo governo e la maggioranza che lo sostiene non tollerano minimamente il controllo di legalità. Si considerano legibus solutus, al di sopra della legge. E la violenza con cui attaccano la magistratura supera, il che non è facile, le stagioni delle invettive di Craxi, Cossiga, Berlusconi, tanto per fare qualche nome non a caso. Quello che però è oltremodo grave che questa classe politica che ricopre anche incarichi di assoluto rilievo istituzionale non si limita ad invettive verbali e a violente campagne di propaganda mediatica, con la grancassa di editori e giornalisti servili di cui dispone, ma abusa del potere per perseguire interessi di parte e opera per distruggere l’autonomia e l’indipendenza della magistratura.
Gli ultimi casi accaduti mostrano bene la deriva in cui ci hanno portato. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro di Fratelli d’Italia, condannato in primo grado dal Tribunale di Roma, per rivelazioni di segreto d’ufficio, che al di là di quello che sarà l’esito penale del processo, ha candidamente utilizzato notizie riservate di ufficio, in una materia delicatissima come il regime penitenziario del 41 bis, per finalità di lotta politica, per sostenere la propria parte ed attaccare l’opposizione. E questo signore continua a ricoprire il delicatissimo incarico di governo, in un settore in cui si richiederebbe ben altro profilo morale ed istituzionale. In mano a chi stanno notizie determinanti per la sicurezza del nostro Paese, quella sicurezza che questo governo non garantisce, perseguendo invece solo la sicurezza della sua impunità.
Nella vicenda, poi, del favoreggiamento alla latitanza del presunto assassino e torturatore generale libico Almasri, su cui pende una mandato di cattura internazionale, il governo intero ha calpestato il diritto interno ed internazionale ed ha dato un pugno istituzionale in faccia alla Corte penale internazionale che sta scoprendo bugie, inganni ed omissioni dell’esecutivo italiano. Presidente del Consiglio, ministri, parlamentari attaccano senza ritegno e pudore chiunque all’interno dell’ordine giudiziario osi esercitare il controllo di legalità, siano essi pubblici ministeri, gip o gup, giudici del dibattimento o magistrati del settore civile.
Con invettive di una violenza verbale ed istituzionale che hanno l’obiettivo di screditare ed indebolire un fondamentale pilastro dello stato di diritto, la magistratura. Per loro il bravo magistrato è quello che non indaga sul potere e che si limita a fare solo quello che la politica desidera.
Questa classe politica non vuole che si eserciti nei loro confronti alcun controllo di legalità, se qualcuno osa indagare il potere deve essere ostacolato, diffamato, fermato, massacrato. Ed attaccano abusando del loro potere e nascondendosi dietro il loro potere. Dal momento che l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge non possono formalmente abolirla, invece quindi di distruggere l’autonomia e e l’indipendenza della magistratura che sono non solo la loro ossessione ma soprattutto una garanzia per tutte le persone senza potere, che abbiano allora il coraggio di introdurre nuovamente, senza vergogna, l’immunità parlamentare così sarà chiaro a tutto il popolo e alla comunità internazionale che in Italia non si può investigare e processare la politica.
La nostra democrazia del resto è profondamente debole e malata perché è stata attraversata da stragi, attentati, omicidi, depistaggi, delitti istituzionali, sui quali ancora non sappiamo e forse mai sapremo la verità. Una democrazia fragile, che si fonda anche su ricatti, condizionamenti, compromessi morali, corruzioni, è una democrazia che sta crollando proprio sulla questione morale con evidenti complicità di chi avrebbe invece il compito di difendere ed attuare la Costituzione.