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Quarticciolo: altro che modello Caivano, qui va ridato al quartiere ciò che gli è stato tolto

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di Sandro Pierini, nato e cresciuto nel Quarticciolo

Cercare l’origine del male nel tossico barcollante che si aggira tra le vie del quartiere o nel pigro poliziotto che non fa quello che dovrebbe fare, oppure nello sconcio travestito che ha trovato rifugio e riparo nei vecchi scantinati abbandonati, o anche nel centro sociale nato dalle ceneri della vecchia questura, considerato ormai un “covo di ribelli”; cercare il male nella fragilità, nella mollezza, nell’indifferenza e nella paura della gente significa non conoscere i veri problemi, le dinamiche relazionali degli aspetti storico-sociali, culturali, psicologici ed economici di questo luogo e della sua popolazione, precludendosi la possibilità di agire con interventi mirati e idonei a migliorarlo, ad arricchirlo e a risanarlo. In questo modo si raggiungerà il solo obiettivo di spesa. Fare per fare, per spendere il denaro pubblico e non per migliorare la vita delle persone. L’obiettivo sarà raggiunto nel momento in cui si sarà riusciti a spendere tutto il budget disponibile.

L’erbaccia del quartiere da estirpare, la gramigna, è ben altra. Lo spaccio organizzato e sistematico lungo le strade, agli incroci e nei cortili, le case occupate dove si avvicendano trans, poveri stranieri e spacciatori, gli abitanti omertosi, impauriti, schivi, indifferenti e chiusi nei loro appartamenti, le giovanissime prostitute, sorvegliate dai “magnaccia”, lungo i marciapiedi della Palmiro Togliatti, non sono le cause di questa agonia del quartiere ma le conseguenze. Per dare dignità e speranza a tutta questa gente e riportare la vita nel quartiere bisogna ridare al quartiere ciò che impunemente e colpevolmente gli è stato tolto.

È importante che tutto questo venga fatto prima che la gramigna abbia invaso le strade e ricoperto i palazzoni e i cortili. Non serve a nulla il modello Caivano, serve ben altro. È necessaria una riflessione vera sull’idea di città, su come dovrebbe essere un quartiere, su cosa serve per dare vitalità e umanità ad un luogo urbanizzato. Serve un progetto vero, serio, che possa ridare vita a questa borgata. Bisogna ridare al quartiere un mercato. Bisogna ridare al quartiere i negozi, le botteghe che stimolano il passeggio e danno luce e colore alle strade. Bisogna ridare al quartiere una piazza centrale vera.

Ridiamo al quartiere un mercato
In molti altri quartieri i mercati rionali sono rimasti là dov’erano e sono stati anche restaurati, valorizzati e in alcuni casi del tutto ricostruiti, come è successo per esempio al Trullo, oppure al mercato Trionfale che è considerato il primo mercato rionale romano, sicuramente il più grande con i suoi 273 banchi ed è tra i maggiori d’Italia e persino d’Europa. Ma l’importanza dei mercati è ormai condivisa da tutti, tanto che anche sul sito web della città eterna, “Roma Capitale”, noi oggi troviamo scritto: “I mercati rionali sono importantissime realtà di vendita diretta. Deputati originariamente come punto di scambio delle merci, i mercati rionali sono oggi da considerare anche luoghi di coesione e aggregazione cittadina, che svolgono, quindi, anche funzioni socioculturali oltre che economiche. Proprio per la loro forza attrattiva e capacità di adattarsi ai cambiamenti della domanda, la presenza dei mercati è un fattore qualificante per il commercio della città. Roma Capitale, tra le linee programmatiche stabilite per il Governo della Città nel quinquennio 2016-2021, approvate con la Deliberazione di A.C. n. 9 del 3 agosto 2016, ha inserito l’obiettivo volto alla riqualificazione dei mercati rionali, buona parte dei quali versa attualmente in condizioni di grave degrado e abbandono. Gli interventi di riqualificazione puntano, oltre ad interventi strutturali e di adeguamento delle realtà esistenti, all’inserimento di attività e servizi integrativi e sussidiari a quelle commerciali, quali attività sociali, culturali, sportive, laboratori artigianali, centri informativi, somministrazioni di alimenti e bevande e servizi ai cittadini. I mercati rionali, coperti e plateatici attualmente esistenti sul territorio capitolino sono 70 di cui 30 coperti e 40 plateatici attrezzati.”

In questo bellissimo discorsetto, Quarticciolo è assente. Ecco in questa tabella i mercati esistenti nel V municipio di Roma:

Fa male agli occhi vedere l’assenza di un quartiere importante come Quarticciolo, che già nel 1981 contava 33.000 abitanti e che sicuramente oggi conta una popolazione di almeno 40.000 abitanti.

I mercati rionali sono oggi da considerare anche “luoghi di coesione e aggregazione cittadina, che svolgono, quindi, anche funzioni socioculturali oltre che economiche”. Questo è pacifico, ora si restituisca il maltolto proprio lì dove era una volta, e il teatro venga spostato altrove. In una posizione migliore per il teatro, più defilata. A teatro ci si va raramente, a dir tanto 5 o 6 volte l’anno. La gente del quartiere non ci va mai. È un servizio non per il quartiere ma per la città. In una nuova posizione defilata, il teatro avrebbe anche più visibilità e spazio. Al centro del quartiere invece torni il mercato rionale, con tutta la sua forza di coesione e aggregazione, con la sua caciara e con i suoi profumi e colori, porti nuovamente la vita.

Ridiamo quindi al quartiere i negozi, le bancarelle, il passeggio, le luci e i colori. Riportare la luce, i colori, i rumori naturali della vita quotidiana, i suoni e le armonie di una realtà semplice ma conosciuta, concreta, non più astratta, artefatta, costruita, disumana, significa restituire al quartiere la socialità perduta, la conoscenza, la condivisione, l’inclusione. Significa riempire il vuoto degli iperconnessi, degli iperdiffidenti, degli impauriti, degli intossicati. Venga quindi favorita la riapertura dei negozi, anche con interventi di finanziamento pubblici per la riqualificazione delle periferie, intorno al mercato e nella piazza centrale del quartiere e lungo le sue vie principali.

Ridiamo al quartiere una piazza centrale vera
La piazza è il luogo dove si comunica, si parla, dove a volte si canta e si balla, dove si gioca o si gareggia, dove si sussurra e si cospira, dove si ama o si odia, dove si fa la guerra e la pace. Quando si pensa ad una piazza è a questa sua funzione che si deve pensare e deve essere strutturata per favorire tutto questa attività umana.

Venga quindi ripensata la piazza togliendo barriere, muretti, scalini, grandi alberi, per creare semplici spazi liberi e aperti al passeggio e all’incontro tra le persone. Spazi pedonali, preclusi alle macchine, dove trovino posto i tavolini dei bar, i marciapiedi, le panchine. La vita sarà così più serena e soddisfacente, senza più quell’assurdo continuo consumarsi nel consumare cibo, oggetti, sesso, droga, nella costante e inutile ricerca di un soldo di felicità.

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