Trump revoca le restrizioni per i generali dell’esercito: ora possono attaccare ovunque, anche “oltre campi di battaglia convenzionali”

Cambio di rotta nelle politiche della Difesa americana: Trump ha revocato le restrizioni imposte dalla precedente amministrazione ai comandanti dell’esercito, emanando direttive sugli attacchi aerei e autorizzando operazioni speciali “al di fuori dei campi di battaglia convenzionali” in tutto il mondo. A riferirlo è Cbs, che ha citato fonti ufficiali americane: secondo il report, si tratta di un cambiamento di politica, poiché la rimozione delle restrizioni, imposte durante il mandato Biden, amplia di fatto la “banca di possibili obiettivi” che gli Usa possono attaccare. Gli ordini sono stati firmati dal segretario alla Difesa Pete Hegseth. Inoltre il 27 febbraio il Pentagono ha dichiarato di volere espellere dalle forze armate americane militari transgender. Un provvedimento che risponde a un altro ordine esecutivo che aveva ripristinato il divieto, che lui aveva istituito nel 2017 e poi Joe Biden aveva revocato, ai transgender nell’esercito. Il nuovo memo si spinge oltre una prima direttiva diffusa di Hegseth, con cui si diceva che le persone “con disforia di genere” non sarebbero state ammesse nelle forze armate, ma sarebbero trattate “con dignità e rispetto”. Ma non si faceva riferimento all’espulsione dei militari già arruolati, come fa la nuova direttiva che ordina ai vertici militari di identificare nei prossimi 30 giorni i militari con disforia di genere e “avviare” le procedure per il loro congedo nei seguenti 30 giorni, secondo quanto riporta il Washington Post.
Sin dall’insediamento, la nuova amministrazione ha preso decisioni drastiche sull’organizzazione del Pentagono. La prima testa a cadere è quella del capo di stato maggiore congiunto Charles Q. Brown Jr, seguita da quella della numero uno della Navy americana, Lisa Franchetti. Mosse – ha spiegato il segretario alla Difesa Pete Hegseth – per allineare la leadership militare alla filosofia dell’America First e combattere l’ideologia woke che vede nella diversità uno dei suoi pilastri. Le purghe hanno preceduto lo show di Trump al Cpac, la convention dei conservatori americani che si è svolta a Washington e dove Giorgia Meloni è intervenuta in videocollegamento.
La rivoluzione ai vertici militari è arrivata via social. Con un post su Truth nella tarda serata di venerdì, il presidente ha annunciato la sua rivoluzione. Ringraziando Brown Jr per i suoi “oltre 40 anni di servizio”, Trump ha annunciato che il suo posto sarà preso da Dan ‘Razin’ Caine, “ignorato per la promozione” da Joe Biden che gli aveva preferito Brown Jr. Eppure quello che è ormai l’ex capo di stato maggiore congiunto era stato nominato proprio da Trump durante il suo primo mandato a capo di stato maggiore dell’Air Force Usa, facendone – nel pieno delle proteste per la morte di George Floyd – il primo ufficiale afroamericano a guidare una branca delle forze armate americane. A pochi minuti di distanza dal siluramento di Brown Jr è arrivato quello dell’ammiraglio Lisa Franchetti, la prima donna alla guida della Marina. Ha perso il suo posto anche il generale James Slife, il numero due dell’Air Force. “Sotto la presidenza Trump stiamo creando una nuova leadership che concentrerà le nostre forze armate sulla loro missione principale di scoraggiare, combattere e vincere le guerre”, ha detto Hegseth, con il quale Trump si augura di rilanciare e rafforzare le forze armate americane mandando in pensione i programmi sulla diversità, l’equità e l’inclusione, e promuovendo la meritocrazia. In Hegseth il presidente sembra aver trovato la persona adatta per questo compito: critico acceso della cultura woke, l’ex anchor di Fox non ha risparmiato in passato neanche le critiche alla presenza delle donne nelle forze armate.
Il cambio ai vertici militari si accompagna a quello radicale in atto al Pentagono, finito sotto la scure del Dipartimento per l’Efficienza del governo di Elon Musk. Il ministero della Difesa americano taglierà il 5-8% della propria forza lavoro fra i civili, per un totale di circa 5.400 persone. Una cifra irrisoria rispetto a quello che è – secondo indiscrezioni – il progetto ben più ambizioso di ridurre il personale del Pentagono di 50mila persone. Un piano al momento accantonato per verificare prima quale potrebbe essere l’impatto di una riduzione così pesante sulla prontezza delle forze armate. I tagli al Pentagono agitano le famiglie delle truppe e dei veterani, così come quelli a tutto campo di Musk innervosiscono gli americani. Negli ultimi giorni diversi deputati repubblicani si sono trovati ad affrontare la rabbia e la frustrazione degli elettori contro il Doge e le dichiarazioni di Trump sull’Ucraina. Una donna ha assalito il deputato conservatore Rich McCormick, chiedendogli – fra gli applausi del pubblico presente al town hall – cosa intendesse fare per “frenare il megalomane alla Casa Bianca“. Un’analisi che Trump non condivide: il presidente ha infatti invitato Musk a essere più aggressivo nella sua azione. E il miliardario ha colto subito l’occasione per annunciare una email ai dipendenti pubblici nella quale devono spiegare il lavoro svolto in settimana. “Una mancata risposta – ha messo in evidenza – è come dimettersi”.