Televisione

“Fuggii da uno psicologo perché per 10 minuti di seduta, chiedeva 100 euro. Milly Carlucci mi voleva a Ballando con le stelle. Michael Jackson fu un colpo di fulmine”: lo rivela Maccio Capatonda

L'attore e comico presenta a FqMagazine la nuova serie Prime Video "Sconfort Zone"

di Andrea Conti
"Fuggii da una psicologa perché per 10 minuti di seduta, chiedeva 100 euro” Maccio Capatonda sbarca su Prime con “Sconfort zone”
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Una analisi della società, ma soprattutto di se stessi. C’è la malinconia, l’ironia, un pizzico di cinismo, e anche la paura di rimanere soli. L’attore e comico si sa ha i suoi alti e bassi, spesso momenti di grande vuoti che vengono poi riempiti dalle maschere. Questo e tanto altro è Maccio Capatonda in “Sconfort zone”, serie in sei episodi su Prime Video dal 20 marzo. La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Maccio, che ne è anche regista con Alessio Dogana, e da Alessandro Bosi, Mary Stella Brugiati e Valerio Desirò.

In “Sconfort zone”, prodotta da Banijay Italia in collaborazione con Prime Video, Maccio affronta un periodo di profonda crisi, personale e professionale, che lo blocca da mesi e mette a rischio la scrittura della sua prossima serie tv. Il comico crede di aver perso l’ispirazione fino a che, sulla sua strada, incrocia il Professor Braggadocio, un luminare della psicologia che lo obbligherà a uscire dalla sua comfort zone, sottoponendolo a una serie di prove in grado di capovolgere radicalmente la sua esistenza

Perché hai deciso di metterti a nudo con “Sconfort Zone”?
C’è molto di me almeno un 60%. Dopo anni di video, comici, personaggi, caratterizzazioni, ho sentito l’esigenza di comunicare al pubblico qualcosa di più intimo perché un comico spesso non lo vedi mai bene com’è realmente perché è sempre una maschera.

Chi c’è dietro la maschera?
In questo caso ho voluto far capire cosa c’è dietro Maccio Capatonda e anche quali sono stati i motivi che l’hanno spinto a fare questo lavoro. Nella serie si indaga anche su questo. Moltissimi fatti sono reali. Scrivendo questa serie ho esplorato questa parte di me, cioè sono dovuto andare a capire perché faccio questo lavoro, da cosa nasce la voglia di fare il comico, la voglia di evadere, di fare l’artista e un poi è diventata anche la ‘sconfort zone’.

E cosa rappresenta?
La spinta che mi ha portato a voler fare questo lavoro per poterlo cambiare e renderlo comfort però…

Però?
Nel momento in cui questo lavoro diventa comfort, è tutto finito. Non hai più quella spinta per farlo ancora. Quindi devi ritornare alla ‘sconfort zone’ per poterlo rifare.

Come sei uscito dai momenti di crisi?
Ho sempre un po’ la sindrome dell’impostore. Ho avuto un po’ di crisi quando dovevo scrivere il mio primo film 10 anni fa (‘Italiano Medio’ del 2015, ndr). Non sapevo dove sbattere la testa, così ho provato ad andare anche da un psicologo. Ma ho fatto due sedute, dopo mi sono scocciato.

Perché?
Perché era ‘Lacaniano’, faceva sedute troppo brevi e ogni volta gli davo 100 euro. Una seduta durava 10 minuti. Così tra me e me dicevo: ‘ma io sto dando a questo 100 euro per 10 minuti e mi dice ok fermiamoci qui’. Diciamo che il tempo ha risolto un po’ la situazione, sono riuscito poi a trovare altre idee… Ma anche per questa serie ho avuto una crisi.

E da dove nasceva questa nuova crisi?
Dal dover scrivere una serie di una persona che non ha più idee e quindi non avevo più idee per scriverla e pensavo che questa fosse una condizione necessaria per poterla scrivere… Immedesimarmi nel personaggio della serie non mi permetteva di scriverla. Quindi era un loop infernale questa cosa.

In questo caso qual è stata la soluzione?
Mi sono fatto aiutare da una psicologa affinché mi aiutasse a scrivere. Soprattutto per il personaggio del terapista, il Professor Braggadocio. Soprattutto volevo capire gli ingranaggi della terapia cognitivo comportamentale che sono pure presenti nella serie.

Nella serie c’è un chiaro riferimento a Ballando con le stelle con tanto di giuria…
Ho chiesto a Selvaggia Lucarelli di partecipare in giuria per la mia serie, ma non poteva.

Però dimostri di saper ballare, citi anche Michael Jackson con i tuoi passi, ballerino mancato?
Ho sempre voluto ballare, mi è sempre piaciuto il ballo proprio partendo da Michael Jackson, che mi ha colpito quando avevo 11 anni. Ho sempre amato il suo stile, ma anche la break dance, il tango e sto facendo un corso su YouTube di popping (movimento speciale della break dance, dove i movimenti sono eseguiti meccanicamente con contrazioni e rilassamenti muscolari, ndr). La danza è come la magia, un illusionismo.

Perché?
Fa sembrare che il corpo possa fare delle cose che non sono possibili da sostenere fisicamente.

Milly Carlucci ti ha mai chiamato per “Ballando con le stelle”?
Ho avuto una richiesta per fare un’ospitata, come ospite lo scorso ottobre, però non potevo andare perché ero proprio immerso nel montaggio della serie. Adesso chissà cosa succederà dopo…

Perché no, magari anche come concorrente?
Non lo so perché non è il mio lavoro. Cioè io voglio fare il mio lavoro che è un altro: scrivere storie, inventare persone, recitare… Piuttosto farei una performance di ballo per una serata.

Nella serie si parla anche della solitudine. Hai mai avuto paura di rimanere solo?
Da un lato penso che la solitudine sia una mia condizione proprio ancestrale e necessaria forse anche perché ‘l’uomo in fondo è sempre solo, chiunque è sempre solo’. Dall’altro, invece, ho una pulsione a non voler rimanere da solo. La giusta relazione con un partner si trova quando non hai più paura a stare da solo.

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