
Ci sarebbero almeno dieci – anzi, dodici – argomenti validi per scendere in piazza per l’Europa (che non c’è). E invece, la chiamata alla piazza di Michele Serra vuole manifestare il 15 marzo per quella rotta che c’è; per il blu sbiadito e il milione di contraddizioni che la rendono la più grande burocrazia del mondo e il più inconcludente progetto politico del dopoguerra.
Se ad una chiamata senza aggettivi (per cosa si manifesta, esattamente, nessuno lo ha capito) rispondono partiti, sindacati e una indefinibile piazza che va da destra a sinistra, senza distinguo, mi perdonerete, ma la faccenda puzza di qualcosa che non va da 1 km di distanza.
I cortei e le manifestazioni pubbliche, e Serra dovrebbe saperlo, non sono improvvisate: c’è una cultura del dissenso, dietro. C’è una voglia di contarsi e soprattutto di fare antagonismo costruttivo (o distruttivo, perché no. Se le cose non vanno devono essere cambiate); ci sono tematiche precise e richieste dirette. E soprattutto c’è qualcuno, di solito il governo, al quale si manda un messaggio chiaro.
Alla piazza per l’Europa hanno risposto tutti con entusiasmo da evento Vodafone, ossia da entusiasmo per il grande evento: si va per il mezzo (l’evento), non si va per il fine (un obiettivo concreto).
Giusto per chiarire: sono europeista convinto e ho vissuto in diversi paesi dell’Ue sperimentando direttamente la privilegiata utopia di vivere in un paese straniero quasi da local. Ma a maggior ragione posso testimoniare, e come me centinaia di migliaia di italiani espatriati, come il progetto Ue sia rotto. Bello ma guasto. Non da buttare ma da riparare e la piazza per l’Europa, che rischia di trasformarsi in un’insipida passeggiata del sabato pomeriggio a piazza del Popolo prima dello shopping a Via del Corso, non ha neanche un punto di problematizzazione.
Eppure, nonostante vi siano ragioni concrete che stanno portando l’Unione al collasso, nella “piazza-spot” organizzata da Serra (un’operazione che appare più come la volontà di gruppi economici, che l’hanno assecondata per mostrare qualcosa a chi è contro l’Europa di guerra e dei miliardi, piuttosto che una vera chiamata alla società civile) non c’è nemmeno l’ombra di queste istanze. Se si tenesse davvero al progetto europeo, ci sarebbero almeno dodici “bad practice” contro cui protestare: dall’Europa contro l’Europa, senza bisogno di cercare agenti sabotatori (esterni o interni).
L’Unione sta implodendo a causa dei suoi nodi irrisolti e si dovrebbe certamente manifestare:
Bastava anche uno solo di questi motivi per passare dal marketing della passeggiata a una manifestazione autentica. E invece, niente. Oggi la forma è la sostanza.