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Ultimo aggiornamento: 13:17 del 8 Marzo

Referendum cittadinanza, parte la campagna per il Sì: “Un primo passo, non il punto di arrivo”. Schlein: “Dobbiamo informare le persone”

Al via la campagna per il Sì al referendum sulla cittadinanza, con Pd, Avs e +Europa a fianco delle tante associazioni e realtà che hanno animato la raccolta firme
Referendum cittadinanza, parte la campagna per il Sì: “Un primo passo, la Rai ci dia spazio”. Schlein: “Impegniamoci per informare le persone”
di Alberto Sofia
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Nella cornice di ExtraLibera a Roma, un ex cinema confiscato alla criminalità organizzata ora affidato all’associazione che si batte contro le mafie, è stata lanciata la campagna per il Sì al referendum sulla cittadinanza, con Pd, Avs e +Europa a fianco delle tante associazioni e realtà che hanno animato la raccolta firme. Una mobilitazione straordinaria che aveva permesso di superare le 637mila firme. Ora il nuovo obiettivo, in attesa che venga stabilita la data del voto, è mantenere alta l’attenzione mediatica, per poi cercare di raggiungere il quorum alle urne. “Sosterremo con grande convinzione il referendum sulla cittadinanza. Siamo tutti impegnati affinché tutti i cittadini siano informati della necessità di andare a votare e sostenere questo referendum”, ha rilanciato la segretaria Pd Elly Schlein, a margine dell’evento di lancio del comitato promotore.
Tre le richieste specifiche che saranno portate al tavolo con il governo, come reso noto da una nota di +Europa: “Consentire il voto ai cittadini che studiano e/o lavorano fuori sede, garantire che la data in cui tenere la consultazione referendaria sia concordata con i promotori e assicurare l’informazione radiotelevisiva negli spazi del servizio pubblico”. Temi rilanciati anche nel corso dell’iniziativa.
“Questo è soltanto un primo passo, non un punto di arrivo“, ci tengono però a ribadire le tante associazioni presenti, compresi gli Italiani senza cittadinanza, ricordando le tante volte in cui il dibattito sulla riforma – dallo ius soli allo ius scholae – si è interrotto o è naufragato alla prova del Parlamento. Non soltanto per la contrarietà delle destre, ma anche per lo scarso coraggio delle forze progressiste. Pd compreso, come ammette pure Elly Schlein: “Vero, serviva più coraggio in passato. Ma oggi con orgoglio e umiltà abbiamo fatto un percorso e il Pd ora dice che chi nasce e cresce in Italia è italiano e su questo ci impegneremo”. Tradotto, lo sguardo è già rivolto al futuro: “Questo referendum ci dà la possibilità di fare un primo passo, otterremo il dimezzamento del tempo per la cittadinanza: andare a 5 anni significa allinearsi ad altri Paesi. Ma non fermiamoci qui: cogliamo l’occasione del referendum per dire qual è l’Italia che vogliamo e la legge che faremo”, rilancia la segretaria dem.
Rivendicando “tutto il supporto” necessario: “Siamo pronti ad una battaglia per gli spazi giusti in Rai”. Parole condivise anche da Riccardo Magi e Angelo Bonelli. “Tante chiacchiere da Forza Italia sullo Ius Italiae, ma tali resteranno”, provoca invece l’esponente Avs, attaccando il vicepremier Antonio Tajani che già nelle scorse settimane aveva cercato di capire se ci fosse qualche margine per ‘bruciare’ il referendum e intestarsi qualche modifica minima sulla cittadinanza, incassando però il niet di Fratelli d’Italia e Lega.
Dai comitati c’è però chi guarda invece anche all’elettorato moderato, come il co presidente Sonny Olumati: “In tanti sono con noi. Mentre i vertici che dicono di essere nazionalisti non capiscono come il tema sia riconoscere persone che hanno amore per la patria, per la bandiera e per la nazione”.

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