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Digitano sulla tastiera facendo rumore, fanno finte telefonate, sbuffano a cadenza regolare: così i ragazzi della GenZ si fingono impegnati al lavoro. Cos’è il Task Masking

I protagonisti sarebbero gli esponenti della GenZ e la motivazione starebbe nell'abbandono forzato dello smart working in modo progressivo dopo la fine della pandemia. Della serie, "mi fai tornare in ufficio? Io fingo di lavorare".

Ben prima del trend, c’è Frank Gramuglia che con cinismo racconta sui social la vita d’ufficio e tutti i modi per sfuggirle. Ma – come spiega Lettera43, pare appunto che ora il modus operandi che Gramuglia usa con ironia, sia diventato non solo reale ma un vero e proprio trend.

In cosa consiste? Nel fingere di essere oberati di cose da fare, e così anche di essere in piena fase produttiva, senza in realtà fare nulla. I protagonisti sarebbero gli esponenti della GenZ e la motivazione starebbe nell’abbandono forzato dello smart working in modo progressivo dopo la fine della pandemia. Della serie, “mi fai tornare in ufficio? Io fingo di lavorare”.

Si chiama #TaskMasking e ci sono moltissimi video su TikTok: “Si consiglia, per esempio, di digitare freneticamente sulla tastiera cercando di fare più rumore, oppure camminare velocemente negli spazi di lavoro portandosi dietro il laptop personale. E ancora, emettere suoni di frustrazione con cadenza regolare – meglio se ogni 10 o 15 minuti – e chiamare un amico oppure un parente fingendo di discutere in realtà con manager o clienti“, si legge su Lettera43 nel pezzo di Fabrizio Grasso.

I modi per barare sono tantissimi, e non è ultimo quello delle finte call. Desiderio di ribadire scelte personali che vanno verso più tempo libero a disposizione, mosse per far capire che stare in ufficio può essere molto più improduttivo che lavorare da casa, importanza di non arrivare a fare ‘fagocitare’ la vita dal lavoro. Queste le motivazioni dietro il task masking.