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Paragon, l’armatore di Mediterranea Beppe Caccia presenta un esposto: “Anch’io spiato dal software, ora dare un nome ai responsabili”

La denuncia del co-fondatore della ong. Tra gli spiati anche il capomissione Luca Casarini e il cappellano don Mattia Ferrari
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Beppe Caccia, cofondatore della ong Mediterranea e armatore della sua nave “Mare Jonio“, ha denunciato alla magistratura di essere stato vittima di spionaggio da parte di Graphite, il software fornito al governo italiano dalla società israeliana Paragon solutions. Lo comunica una nota dell’organizzazione di soccorso ai migranti, informando che Caccia, assistito dal team legale, “ha presentato esposto penale alla Procura di Venezia, sua città di residenza”, consegnando lo smartphone oggetto dell’attacco e nominando un proprio consulente tecnico. Oltre a Caccia, tra i bersagli dello spyware – avvertiti dello spionaggio da Meta, la società che controlla WhatsApp – ci sono altri due esponenti di primo piano di Mediterranea: il capomissione Luca Casarini, storico leader no global, e don Mattia Ferrari, il cappellano di bordo. L’armatore era stato già sentito come persona informata sui fatti dalla Polizia postale su delega della Procura di Napoli.

“Dopo alcune settimane di investigazione civile, da noi condotta in stretta collaborazione con il Citizen Lab dell’Università di Toronto, si è ormai in grado di affermare con certezza che anche Beppe Caccia è stato sistematicamente spiato con uno dei più avanzati strumenti digitali disponibili sul mercato, capace di impossessarsi di tutte le funzioni disponibili sul suo telefono, di trasformarlo in un microfono e videocamera ambientale e di manipolarne i contenuti”, denuncia Mediterranea. “Certa è ormai anche la matrice dell’intrusione: è infatti acclarato che lo spyware è messo a disposizione da Paragon soltanto a entità governative, sulla base però di stringenti clausole etiche che vieterebbero il suo utilizzo nei confronti di giornalisti, attivisti della società civile e oppositori politici”.

“Chiediamo che l’autorità giudiziaria dia un nome e un volto ai responsabili di tale attività spionistica e, soprattutto, si riesca a capire perché Beppe Caccia, insieme a Luca Casarini, don Mattia Ferrari, David Yambio (attivista sudanese, ndr) e il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, sia stato oggetto di un’intrusione così pesante nelle sue comunicazioni e nella sua vita privata”, affermano gli avvocati di Mediterranea, Agnese Sbraccia e Giuseppe Romano. “Nell’esposto adombriamo anche la possibilità che si possa trattare di intercettazioni preventive “legali”, quelle condotte dai servizi di intelligence e autorizzate dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Roma su richiesta della presidenza del Consiglio dei ministri. Ma tale attività per legge può essere solo motivata dal sospetto di “terrorismo internazionale” pericoloso per la sicurezza nazionale. Se così fosse, qualcuno pensa che l’attività umanitaria e solidale condotta dalle persone colpite dallo spionaggio possa essere assimilata a terrorismo?”, domandano.

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