Ci sono prodotti “iconici” e “dall’alto valore simbolico” nella lista, presentata dalla Commissione europea e ancora oggetto di consultazioni, con la quale Bruxelles risponde all’imposizione di dazi su acciaio e alluminio da parte degli Stati Uniti. Ma è anche evidente la volontà di colpire soprattutto (non solo) Stati e distretti elettorali a maggioranza repubblicana, in modo da massimizzare il danno inflitto all’attuale amministrazione e spingerla al negoziato. Si va dalla soia, prodotta in modo significativo in Louisiana, roccaforte dello speaker della Camera Mike Johnson, a prodotti a base di carne come manzo e pollame (tacchini compresi) importanti per stati come il Nebraska e il Kansas, entrambi conquistati dai Repubblicani nel 2024. Poi i prodotti in legno, importanti per molti altri Stati repubblicani, come la Georgia e l’Alabama, ma anche la Virginia, dove hanno prevalso i Democratici. Alcune misure riguardano poi un bastione democratico come la California. L’idea, ha spiegato una fonte Ue, è colpire i prodotti “situati in stati politicamente sensibili, senza danneggiare l’interesse europeo”. La lista finale dei nuovi prodotti verrà stilata dopo discussioni con gli Stati membri.

La ritorsione dovrebbe entrare in vigore in due fasi: il primo aprile scadrà e non verrà rinnovata la sospensione delle contromisure adottate nel 2018 e 2020 contro i dazi della prima amministrazione Trump: saranno quindi colpite le Harley Davidson, il whiskey, il bourbon, i jeans, il burro d’arachidi e altri prodotti iconici degli Usa, per un valore all’epoca di 8 miliardi ma oggi inferiore, pari a 4,5 miliardi, vista la Brexit e il calo degli scambi transatlantici. Poi, entro metà aprile, “dopo la consultazione degli Stati membri e delle parti interessate” viene proposto un pacchetto di nuove contromisure da 18 miliardi nei confronti di prodotti caseari, carni, vini, abbigliamento, arredamento, elettrodomestici. Nell’elenco oltre alla carne, dai tacchini con peso superiore ai 185 grammi alle salsicce di fegato, passando per i tagli bovini disossati di Kansas e Nebraska e la soia orgoglio della Louisiana, spiccano yogurt, derivati del latte, ginger, curry. E poi, ancora, beni industriali come stufe, forni, congelatori e tosaerba, prodotti da bagno come shampoo e dentifrici, e il legname cuore dell’industria manifatturiera e vanto di Georgia, Virginia e Alabama.

Tutti prodotti per i quali Palazzo Berlaymont ritiene di poter fare a meno del made in Usa puntando su valide alternative interne. La soia, per esempio, viene importata anche dal Canada e dalla Gran Bretagna. E anche per le Harley il Vecchio Continente può contare su modelli di due ruote all’altezza da Germania, Italia e Francia. Una strategia volta a compensare le perdite causate dai dazi di Trump su acciaio e alluminio – che colpiscono duramente i settori chiave dell’industria penalizzando prodotti semilavorati e finiti come tubi in acciaio, fili e fogli di stagno ed estendendosi anche a utensili da cucina o infissi, macchinari, attrezzature da palestra ed elettrodomestici – destinati, nelle minacce di Washington, ad ampliarsi nel prossimo futuro fino a toccare anche l’agroalimentare europeo.

“Le nostre misure – fa sapere una fonte europea – non sono coordinate con Canada e Regno Unito, ma evidentemente siamo in contatto e ci parliamo. In questa fase non c’è coordinamento formale sul livello delle misure adottate” con Londra e Ottawa. Oggi “stiamo reagendo a misure inique” adottate dagli Usa. “Non prendiamo di mira i servizi“, ma “tutte le opzioni sono sul tavolo. Non escludiamo risposte maggiori e più creative tramite servizi, diritti di proprietà intellettuale ed altro, ma oggi quello che adottiamo” sono misure commerciali. Al momento “nessuna decisione è stata presa” e il fatto che le contromisure vadano a regime dal 13 aprile “significa che ora di fatto disponiamo di un’ulteriore finestra per i negoziati, che stiamo sfruttando”.

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