“Per ora non misuriamo alcun tipo di processo che ci dia evidenza di un’eruzione imminente”. Nel corso della conferenza stampa convocata dopo la scossa di magnitudo 4.4 registrata nei Campi Flegrei, a Napoli, Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha chiarito: “I dati non ci dicono che c’è una risalita di magma verso la superficie”. Il terremoto, con epicentro sulla fascia costiera tra Pozzuoli e Napoli, è legato al ritmo più rapido con il quale il suolo si sta sollevando. “Non ci sono cambiamenti rispetto alla situazione precedente, ma certo ci preoccupa. È un processo che sta continuando a una velocità sostenuta e possiamo aspettarci altra sismicità” ha precisato il direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Mauro Di Vito. Di che intensità? “Non c’è una relazione diretta tra sollevamento e magnitudo, si tratta comunque di terremoti, che sono imprevedibili”. Sono diversi i parametri con cui si classifica e quantifica un terremoto e uno di questi è la direttività. L’evento bradisismico avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 marzo “è stato caratterizzato da una direttività molto sviluppata e marcata. Questa trasmissione dell’energia – ha spiegato Francesca Bianco – è avvenuta stavolta verso est, verso la città di Napoli. Al quartiere Posillipo di Napoli, in particolare, è stata registrata un’accelerazione al suolo molto significativa”.

Triplicata la velocità di sollevamento del suolo – Di base, dunque, c’è il fenomeno del sollevamento del suolo e alle variazioni della velocità con cui questo avviene. Nelle ultime tre settimane il sollevamento è passato da un centimetro a tre centimetri al mese “e questo ha creato una recrudescenza della sismicità” ha spiegato in queste ore anche Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv. “Il punto fondamentale della nostra analisi è notare la cruciale relazione tra sismicità e deformazione che ha caratterizzato l’evento di stanotte sebbene tengo a specificare che non è sempre così. Non c’è una relazione diretta tra questi due dati” ha spiegato Francesca Bianco. Di fatto, il terremoto di magnitudo 4.4 avvenuto a maggio 2024 non ha rilevato la presenza di un’accelerazione della deformazione del suolo. L’ultima scossa è la quinta di magnitudo maggiore a quattro degli ultimi due anni, ma è stata anche la seconda più significativa dall’inizio della crisi bradisismica.“Quanto è avvenuto la notte scorsa non è inaspettato, anche se non è possibile stabilire quando arriverà un terremoto né quale intensità avrà” ha spiegato Francesca Bianco. “Per il momento – ha aggiunto – siamo a un altro step di intensificazione del processo bradisismico, come avvenuto ad agosto 2023 e a maggio del 2024”.

I precedenti – Per Mauro Di Vito “indicare dove ci può portare questo segnale di velocità di sollevamento del suolo è assolutamente impossibile e prematuro. Quello che sappiamo – ha aggiunto – però è che questo segnale, insieme agli altri segnali, ci sta indicando che il processo sta continuando con un’intensità variabile nel tempo ma sempre molto sostenuta. Nel frattempo si stanno monitorando anche le emissioni di gas del sottosuolo. Come ricordato da Doglioni, anche in passato ci sono stati “tanti eventi di bradisismo ascendente senza che questo evolvesse in un’eruzione. L’ultima è stata nel 1538, quando il suolo si sollevò di circa 14 metri”. Anche nel 1983-1984 la velocità di sollevamento ha raggiunto i 9 centimetri al mese. “Stiamo parlando di una situazione molto diversa” ha detto, sottolineando allo stesso tempo la situazione particolare dell’area. “Abbiamo a che fare con un vulcano attivo, e non lo possiamo governare, non c’è assolutamente modo di fermarlo e questo vulcano ci dà tre rischi: sismico, geochimico per il rilascio di Co2 che siccome è più pesante dell’aria soprattutto negli scantinati può dare dei problemi (una Co2 troppo concentrata può generare anche la morte e quindi è estremamente importante fare misure di controllo) e poi c’è il rischio eruttivo”.

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