“Non sono care ma costose“: aveva liquidato così la polemica sulle sue chiacchiere a 100 euro al chilo, Iginio Massari. E allora possiamo probabilmente definire “non care ma costose”, cintandolo, anche le sue uova di Pasqua. Ma cosa intendeva il noto pasticcere per “non care ma costose”? “Caro è un prodotto che non vale il prezzo. Costoso è qualcosa di eccellente che non tutti possono permettersi”. E al Gambero Rosso, Massari aveva aggiunto: “Ogni nostra chiacchiera pesa tra i 10 e i 15 grammi. Questo significa che una porzione normale di tre chiacchiere arriva a 40 grammi circa e costa 4 euro, mentre una porzione abbondante di 5 costa 6 euro”.
E allora parliamo di costo che, nel caso delle uova, varia a seconda della dimensione: il prezzo più alto è 105 euro per l’uomo pralinato con nocciole (cioccolato fondente). Caro o costoso? Naturalmente la popolare pasticceria vende anche colombe, a un prezzo intorno ai 45 euro. Ci sarà la stessa polemica che si è scatenata per le chiacchiere? Nel caso specifico, chef Guido Mori aveva detto a MowMag che sì, “è vero che le materie prime sono cresciute di prezzo, ma l’aumento (sulle chiacchiere fatto da Massari, ndr) secondo me è dovuto a una manovra di marketing. Il mio consiglio, a tutti quelli che vogliono comprarsi le chiacchiere, o come li chiamiamo noi in Toscana i cenci, è di andarli a prendere in una pasticceria vicino a casa e che le comprino da un pasticcere che le ha fatte a mano”.
Nuovo dolce nuove polemiche? Massari aveva definito quelle carnevalesche “inutili”, “socialmente e logicamente. Socialmente perché sono fini a loro stesse: se non portano a un confronto costruttivo, ma a una controversia, non si va da nessuna parte. Logicamente perché il valore non dipende dal peso(…). Il volume di un chilo di chiacchiere è considerevole e decisamente fuorviante se rapportato a un consumo familiare standard“.