All’imprenditrice, originaria di Pompei, all'inizio era stato contestato il reato di minaccia a corpo dello Stato riqualificato dagli inquirenti
Maria Rosaria Boccia è stata interrogata per quattro ore dai magistrati della procura di Roma in veste di indagata per la vicenda legata all’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. L’imprenditrice, originaria di Pompei, è sotto inchiesta per i reati di lesioni personali e stalking perché è stata riqualificata l’ordinaria contestazione di minaccia a corpo dello […]
Maria Rosaria Boccia è stata interrogata per quattro ore dai magistrati della procura di Roma in veste di indagata per la vicenda legata all’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. L’imprenditrice, originaria di Pompei, è sotto inchiesta per i reati di lesioni personali e stalking perché è stata riqualificata l’ordinaria contestazione di minaccia a corpo dello Stato. L’indagine era scaturita dopo la denuncia presentata dai legali di Sangiuliano.
“Ha risposto alle domande e circostanziato le risposte che abbiamo dato” si è limitato a dire il difensore di Boccia mentre l’indagata non ha rilasciato dichiarazione. Per la pm Giulia Guccione, l’imprenditrice ha messo in atto “minacce idonee a compromettere la figura politica e istituzionale di Gennaro Sangiuliano”, all’epoca ministro della Cultura, “in modo da turbarne l’attività” e “ottenere il conferimento della nomina a consulente per i Grandi eventi” come si evinceva dall’informazione di garanzia.
Per gli inquirenti Boccia “divulgava progressivamente e in modo frammentato ai media e sui social notizie attinenti la sua relazione con il Sangiuliano, ai suoi rapporti con il ministero per la Cultura e all’accesso a documenti e informazioni riservate del ministero, ogni volta alludendo alla disponibilità di altre notizie compromettenti“. Da lì la decisione di perquisire l’abitazione della donna, lo scorso settembre, alla ricerca di “chat intrattenute con terzi relative all’evento G7 in corso di svolgimento a Pompei e dei relativi sopralluoghi organizzativi”, ma anche eventuali “documenti riservati” o “relativi ai tentativi di contatto con gli uffici ministeriali nonché la registrazione” da lei effettuata all’interno di Montecitorio (con gli ormai noti occhiali-telecamera).
La procura, si leggeva nel decreto, vuole anche “ricostruire compiutamente l’avvio della relazione affettiva e il relativo sviluppo patologico, gli episodi penalmente rilevanti e cercare riscontro oggettivo al narrato della vittima”. Così come “i rapporti di dipendenza, conoscenza, amicizia e collaborazione anche da un punto di vista temporale e i motivi che abbiano eventualmente spinto alla richiesta ritorsiva, nonché motivato l’aggressione subita dalla parte offesa“. Il riferimento è alla ferita sulla fronte di Sangiuliano: “Sfregiato con le unghie da Boccia durante un litigio”, ha denunciato l’ex ministro a sua volta indagato per peculato e rivelazioni di segreto d’ufficio.