Roger Waters torna ancora una volta su The Dark Side of the Moon. Il 14 marzo 2025 uscirà infatti il Redux Super Deluxe Boxset, nuova edizione da collezione dopo la già discussa versione Redux. Un’altra rilettura che sembra privilegiare più la nostalgia e il business che la sostanza artistica. Una scelta che solleva inevitabilmente domande sul suo rapporto con il passato e sul senso di operazioni che si ripetono così spesso.

Ma poi, nostalgico di cosa? Quel disco non appartiene solo a Roger Waters, appartiene ai Pink Floyd. Capisco che ai fan più fedeli questa affermazione possa sembrare scomoda, ma la verità è che The Dark Side of the Moon è frutto di una collaborazione artistica irripetibile. Questa nuova versione Redux, purtroppo, non aggiunge nulla di significativo: al contrario, sembra svuotarlo della sua anima originaria. E sono convinto che i veri fan dei Pink Floyd lo sappiano bene.

Nei consueti nove punti di questo blog provo a fare chiarezza su Roger Waters, sulle sue scelte artistiche e su quelle contraddizioni che, a mio avviso, lo accompagnano da tempo.

1. Un capolavoro dei Pink Floyd
Waters sembra convinto che The Dark Side of the Moon sia solo suo. Ma la realtà è un’altra: è un album dei Pink Floyd, pubblicato nel 1973 a nome della band. Eppure, in un’intervista al Daily Telegraph, ha dichiarato: “Io ho scritto The Dark Side of the Moon – lasciamo perdere tutto questo ‘noi’.” Un’affermazione che ignora il contributo di Gilmour, Wright e Mason. Con Redux, Waters ha eliminato ogni traccia dei suoi ex compagni, trasformando un capolavoro collettivo in un monologo monocorde.

2. Anche con The Wall ha fatto la stessa cosa?
Sì, ma in modo diverso. The Wall (1979) è un album nato dalla mente di Waters: ha scritto quasi tutti i testi e la maggior parte della musica, rendendolo il suo progetto più personale. Ma senza la band, molte delle parti più iconiche non esisterebbero. La chitarra di Gilmour ha reso immortale Comfortably Numb, così come le sue armonie vocali hanno dato profondità all’album. Eppure, dopo il suo addio ai Pink Floyd, Waters ha cercato di far dimenticare tutto questo. Nei tour solisti, da Berlino 1990 fino al mastodontico The Wall Live (2010-2013 ma che ha riproposto più volte anche di recente), il suo nome sovrastava ogni cosa. Se con Dark Side Redux ha cancellato musicalmente i suoi ex compagni, con The Wall lo ha fatto a livello di narrazione, trasformando il capolavoro collettivo della band in un manifesto personale.

3. Dalla musica al comizio
Un tempo la sua musica parlava per lui. Oggi, invece, ogni concerto è anche un manifesto politico. Nulla di strano, Waters lo ha sempre fatto, ma il problema per me è l’equilibrio: nei suoi show, i messaggi sono diventati così preponderanti da sovrastare la musica. La scaletta rimane, i classici ci sono, ma il contorno è così invasivo da spostare l’attenzione su altro. La differenza tra arte e predica è sottile, e Waters sembra aver smarrito il confine.

4. Ripetere non è provocare
Un tempo sapeva scuotere il pubblico con idee nuove. Oggi, invece, replica se stesso all’infinito. Gli slogan giganti, i simboli di dittature, le accuse alla politica globale: sempre lo stesso copione. La provocazione, quando diventa abitudine, si trasforma in routine. E la routine, si sa, annoia. Ripete il suo spettacolo come un disco rotto, convinto che basti gridare più forte per essere ancora rilevante.

5. Il rancore verso i Pink Floyd
Waters non perde occasione per ribadire che senza di lui i Pink Floyd non sarebbero esistiti. Ma la realtà è diversa: The Dark Side of the Moon e The Wall – e più in generale l’opera omnia della formazione – sono frutto di un equilibrio tra visioni diverse. Waters, senza la sua band, non avrebbe nulla su cui continuare a capitalizzare. La frattura con Gilmour è insanabile. Nel 2023, Polly Samson, la moglie, ha attaccato Waters definendolo “bugiardo, ipocrita; un megalomane invidioso”. Gilmour ha rilanciato: “Ogni parola è dimostrabilmente vera.” Una guerra senza tregua.

6. Il naufragio di Dark Side Redux
C’è una sottile differenza tra reinterpretare e impadronirsi di un’opera. Con The Dark Side of the Moon Redux, Waters non si è limitato a rileggere il passato, lo ha riscritto a suo uso e consumo, come se potesse cancellare la presenza del gruppo con un tratto di penna. Il risultato non è solo un album piatto e monocorde, ma – io credo – un atto di prepotenza artistica, quasi una rivalsa personale. E il sospetto è che gli altri Pink Floyd lo guardino con un misto di rassegnazione e compatimento è concreto.

7. I dischi solisti dimenticabili
Dopo The Final Cut, Waters ha tentato di costruirsi una carriera solista che non è mai davvero decollata. Amused to Death è il migliore della sua produzione post-Floyd, ma chi lo ricorda davvero? Il resto è un susseguirsi di album pretenziosi, incentrati più sul messaggio che sulla musica. Senza il contrappeso dei suoi vecchi compagni, il suo stile si è trasformato in un monologo privo di sfumature. Lo ammettesse, almeno. E invece che fa? Va in tour e suona gli album dei Pink Floyd, perché, diciamolo chiaramente: se portasse solo i suoi, chi lo seguirebbe?

8. Capitalismo militante
Critica il sistema, ma lo sfrutta con la precisione di un CEO. Predica contro l’avidità, ma continua a capitalizzare sul passato. Inveisce contro il consumismo, ma si appropria dell’immagine dei Pink Floyd con operazioni nostalgiche costruite ad arte. Ogni nuova riedizione è davvero un omaggio o solo l’ennesima operazione commerciale? Alla fine, si presenta come un ribelle, ma sfrutta le stesse logiche di ciò che dice di combattere.

9. Un’identità sempre più confusa
Waters si è sempre presentato come un ribelle, un uomo contro il sistema. Ma oggi la sua posizione è sempre più ambigua. Attacca il potere, ma difende figure discutibili. Critica il capitalismo, ma ne incarna le logiche. Il suo messaggio sembra aver perso coerenza, lasciando una domanda aperta: è ancora un rivoluzionario o è diventato parte di ciò che contestava?

Al solito, vi lascio con una playlist di nove canzoni dedicate, e che potreste ascoltare gratuitamente sul mio canale Spotify.
Buon ascolto.

9 Canzoni 9 … dei Pink Floyd

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