Esiste una correlazione precisa tra le neoplasie di lingua e cavità orali e il consumo sistematico di bevande zuccherate? La risposta è sì per i ricercatori della Washington University a Seattle coordinati da Brittany Barber che fanno il punto sullo stato di salute delle donne. Lo studio, pubblicato il 13 marzo sulla rivista JAMA Otolaryngology – Head & Neck Surgery, ha riguardato 162.602 donne che si sono sottoposte allo studio per un periodo di 30 anni.

Indipendentemente da abitudini legate a fumo o alcolici, le donne che consumavano una o più bevande zuccherate al giorno aumentavano di quasi cinque volte il rischio di contrarre neoplasie orali, rispetto a quelle che ne consumavano meno di una al mese. Un rischio stimato di 3 casi ogni 100.000 abitanti. Gli zuccheri, motiva Alice Alberta Cittone, igienista dentale a Torino e membro del Medical Observatory On Harm Reduction (Mohre) diretto da Fabio Beatrice, agiscono sui tessuti “contribuendo a una infiammazione cronica” riconosciuta fattore di rischio dei tumori, specialmente quando gli zuccheri derivino “da sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio“.

Che l’assunzione di zuccheri fosse associata ai tumori gastrointestinali, fa chiarezza Fabio Beatrice, era già questione assodata. La novità è che la correlazione riguardi proprio il cavo orale, indipendentemente da alcol e fumo. Il cancro orale è una neoplasia particolarmente aggressiva, nonostante incida con soli 350.000 casi l’anno nel mondo, palesata da sintomi quali afte, gonfiori, noduli, macchie rosso-bianche, mal di gola, movimento di denti e difficoltà di deglutizione. E il consumo di zuccheri rimane particolarmente alto nei paesi industrializzati, nonostante le direttive dell’Oms raccomandino di limitarli al 5% dell’introito calorico totale.

Nonostante il cancro della bocca sia relativamente raro con circa 350.000 casi l’anno nel mondo, si tratta di una neoplasia particolarmente aggressiva. Nonostante le raccomandazioni dell’Oms che consigliano di limitare gli zuccheri aggiunti nella dieta al 5% dell’introito calorico totale, il consumo rimane eccessivo nei paesi industrializzati. L’ipotesi dei ricercatori è che gli zuccheri “possano contribuire a una infiammazione cronica che è un fattore di rischio riconosciuto per lo sviluppo di cancro, in particolare quando lo zucchero è derivato da sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio”, spiega Cittone.

La riduzione del consumo di bevande zuccherate è da considerare parte di una strategia preventiva globale con effetti positivi anche sul rischio obesità e diabete. I cibi con un contenuto, anche minimo, di zuccheri aggiunti sono ormai tantissimi; ma le bevande sono senz’altro i prodotti che ne contengono la percentuale maggiore: zuccheri poveri di nutrienti, utili solo ad aumentare l’appetito e quindi il peso. Per esempio una lattina di bibita dolce gassata mediamente contiene 35 gr di zucchero, cioè circa 9 cucchiaini da tè, fornendo circa 140 kcal.

Lo studio

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