Nella giornata dedicata alla sensibilizzazione sul tema dei Dca, disturbi del comportamento alimentare, vale la pena parlare di quanto le taglie degli abiti, soprattutto nel fast fashion, possano pesare anche a questo livello. Ormai lo sappiamo: il sistema delle taglie, così come lo conosciamo, spesso crea più frustrazione che altro e sembra non andar bene a nessuno. Molti designer però stanno cercando sistemi alternativi per abbracciare più fisicità, e quindi clienti, possibili. Diversi metodi con un unico mantra: sono i vestiti che devono adattarsi ai corpi, non il contrario.
Com’è nato il sistema delle taglie – Siamo così abituati al sistema progressivo delle taglie da non ricordarci che non è sempre stato così: è stato disegnato a tavolino con la nascita del pronto moda e della produzione industriale degli abiti. Per secoli, infatti, chi aveva denaro da spendere li commissionava, chi non poteva li confezionava da sé, ma la sostanza era la stessa: abiti cuciti addosso alle persone. Con l’avvento della produzione in serie, al contrario, bisognava trovare una formula più rapida ed efficace, basandosi su una media delle proporzioni fisiche: le taglie standardizzate.
In anni più recenti si è affacciato anche il vanity sizing, quel sistema per cui le etichette che riportano taglie più piccole delle effettive misure degli articoli per far sentire meglio i clienti e, di conseguenza, spingere le vendite. Molti esperti del settore hanno poi notato come i vestiti – soprattutto quelli prodotti dalle catene fast fashion – si sono progressivamente rimpiccioliti, aumentando la confusione e il disagio di chi li indossa (e tanti saluti alla body positivity).
Non si tratta solo di jeans, gonne e maglioni: anche i numeri di scarpe, apparentemente universali, variano di brand in brand. Ancora più complicato è il fronte della lingerie: le possibilità di trovare il reggiseno perfetto sono pari a quelle di vincere il superenalotto. Quando si parla di “taglie inclusive” si pensa subito alla moda plus size, ma l’attuale sistema spesso si dimentica anche delle donne molto alte, o al contrario basse e minute; con un numero di scarpe sopra al 39 o al contrario sotto al 36, per non parlare poi delle persone con disabilità. In definitiva, esclude più persone di quante ne accontenti.
Il costo ambientale delle taglie sbagliate – Quasi tutti hanno sperimentato il costo “emotivo” nato dalla frustrazione di non trovare abiti della propria taglia, ma esiste anche un costo ambientale. In un’epoca dominata dallo shopping online, i resi stanno diventando un enorme problema: per alcune catene è più facile smaltirli che sanificarli e rimetterli in commercio. E la taglia sbagliata è uno dei principali motivi per cui si rimandano indietro gli acquisti. Alcuni negozi poi complicano ulteriormente la vita ai clienti escludendo le taglie meno comuni dall’esposizione in boutique. La XXS e la XXL del marchio esistono, sì, ma solo online: una mossa che obbliga di fatto le persone a comprare quel capo senza provarlo, incrociando le dita e facendo i calcoli a mente di fronte alla tabella taglie. I brand che vogliono rivoluzionare il sistema delle taglie – Molti grandi e-commerce, come Asos, hanno cercato di correre ai ripari lanciando le proprie linee Curvy e Petite (rivolta alle donne sotto il metro e sessanta). Marchi come Levi’s e H&M hanno una sezione dedicata alle taglie plus, ma non basta: serve un ripensamento strutturale del sistema. Spinti dalla necessità di cambiare, molti designer stanno mettendo a punto soluzioni innovative che sfruttano il design dei capi e delle scarpe in modo intelligente e funzionale. Non si tratta solo di vestire tutti, ma anche di avere un capo capace di durare a lungo, anche quando il nostro corpo cambia forma e peso col passare degli anni.
Ecco 5 brand che stanno rivoluzionando il sistema delle taglie da tenere d’occhio.
1 Duo Boots – Quante volte avete lasciato un paio di stivali del vostro numero perché la cerniera non si chiudeva attorno al polpaccio? Ecco, il marchio Duo Boots si concentra sulla vestibilità dei propri modelli, offrendo nove taglie, otto diametri di polpaccio (30-53 cm) e tre diverse altezze di gambale. Nato a Bath nel 1974, Duo Boots coniuga stile british, inclusività e qualità artigianale e democratica. Oggi viene disegnato a Londra e prodotto in Portogallo da aziende a conduzione familiare, estendendo il concetto di “su misura” alla contemporaneità. La selezione è molto ampia e va dai classici stivali da cavallerizza ai texani, dai modelli col tacco alto a quelli rasoterra.
2 Cancellato Uniform – La nuova frontiera della maglieria. Il brand fondato da Diletta Cancellato punta sulla lavorazione in 3D e sull’uso di filati sostenibili per realizzare pantaloni, top e giacche capaci di adattarsi ai corpi e di accompagnarli attraverso le fasi di cambiamento. Come? Sfruttando l’elasticità naturale della maglia e attraverso un grande lavoro di progettazione che permette a ognuno di trovare il modello giusto. Non per forza oversize, anzi. La distinzione delle taglie avviene infatti partendo dall’altezza, non dalla larghezza, in modo da vestire adulti e bambini, uomini e donne.
3 J. Crew – Tra i brand mainstream merita una menzione J.Crew, punto di riferimento tra gli amanti dello stile college. L’e-commerce permette di filtrare la ricerca dei capi anche in base all’altezza (con precise sezioni Tall e Petite) e offre taglie che vanno dalla XXS alla 3X. Meno pionieristico, ma concreto e accessibile.
4 Ester Manas – Il brand Ester Manas è nato con l’obiettivo (ambizioso) di vestire tutte le donne: i capi sul sito sono disponibili in 2 o 4 taglie flessibili, pensate per adattarsi a tutte le corporature attraverso elementi regolabili, tagli intelligenti, tessuti elastici che vestono le forme senza perdere struttura.
5 Isole&Vulcani – Sul fronte estivo, la realtà italiana Isole&Vulcani propone costumi da bagno componibili (si possono alternare i sopra e i sotto in combinazioni sempre nuove) realizzati in cotone elasticizzato senza cuciture per adattarsi a più fisicità possibile. Il plus? L’artigianalità e la filosofia di consumo consapevole che ispira il brand.