Cresce la preoccupazione tra le aziende americane per i dazi di Donald Trump, che li ha già adottati sulle merci provenienti da Canada e Messico, e ha minacciato tariffe senza precedenti (“200%”) nei confronti di vini e alcolici provenienti dal Vecchio continente se non verrà ritirato il contro-dazio del 50% sul bourbon deciso in risposta a quelli su acciaio e alluminio. Questa volta a rivolgersi direttamente all’amministrazione è la National Coffee Association, che ha chiesto di esentare il caffè da qualsiasi tariffa, affermando che i dazi già in vigore già adottati su Canada e Messico potrebbero aumentare i prezzi negli Usa fino al 50%.

In una lettera visionata da Reuters, il presidente e ceo della Nca Bill Murray ha detto al rappresentante commerciale degli Stati Uniti Jamieson Greer che non esiste alternativa al caffè importato, “a differenza di altri casi in cui le tariffe possono affrontare pratiche sleali o incentivare i produttori nazionali”. La Nca ha oltre 200 membri, tra cui importatori, esportatori, commercianti, broker, torrefattori e rivenditori di caffè. Il gruppo industriale ha affermato che il settore contribuisce con 343 miliardi di dollari all’anno all’economia statunitense, con tre americani su quattro che bevono regolarmente caffè. L’industria del caffè nordamericana è altamente interconnessa, con operazioni di torrefazione, confezionamento e commercio negli Stati Uniti, in Canada e in Messico, quindi le tariffe statunitensi aggiuntive hanno creato grande incertezza.

Tra i danneggiati dalle politiche dell’amministrazione Trump c’è anche il grande sostenitore del presidente e dominus del Doge Elon Musk. Da inizio anno le azioni di Tesla hanno perso quasi il 40% del valore e ieri il costruttore di auto elettriche, in una lettera al rappresentante Usa per il commercio Jamieson Greer, ha espresso notevole preoccupazione per le conseguenze dei dazi annunciati dal tycoon. L’azienda è vulnerabile alle ritorsioni che gli gli altri Paesi adotteranno in risposta, spiega la lettera datata 11 marzo, di cui ha dato conto il Financial Times. I timori di Tesla per i dazi sono condivisi anche da importatori, distributori, rivenditori e proprietari di bar statunitensi, che temono di subire un duro colpo se Trump, come ha minacciato, imporrà dazi al 200% su champagne, vini e alcolici europei. Per molti di loro, come hanno confidato a Reuters, il rischio è di chiudere o di licenziamenti di massa. “Una tariffa del 200% sul vino importato… distruggerebbe le aziende statunitensi“, ha affermato Ben Aneff, presidente della U.S. Wine Trade Alliance. “I dazi farebbero un danno economico significativamente maggiore qui negli Stati Uniti rispetto all’Europa”, ha avvisato.

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